Blog di Krugman

Perchè parliamo dell’1 per cento (17 gennaio 2014)

 

Jan 17, 9:54 am

Why We Talk About the One Percent

Many people in Washington, even those willing to concede that inequality has been rising rapidly, are uncomfortable talking about the famous 1 percent — perhaps because it sounds too populist, too much like an invitation to crowds with pitchforks. For a long time respectable discussion focused on the top 20 percent; today I see my colleague David Brooks talking about the top 5 percent.

But framing the discussion in terms of some broader group is in this case deeply misleading. Here’s what the Piketty-Saez numbers tell us about the top 5 percent (incomes in 2012 dollars):

zz 74

 

 

 

 

 

Piketty and Saez

If you look at the bottom 4 percent of the top 5, you see good but not spectacular income gains. These are the kinds of gains that you might be able to explain in terms of skills, assortative mating, and so on. But the top 1 percent is in a different universe altogether. And in fact the gains within the top 1 percent are concentrated in an even smaller group: this is a Pareto distribution thing, in which the higher the income the greater the percentage gains.

The point is that using wider definitions than the one percent is, in effect, diluting the wolves of Wall Street by lumping them in with the upper middle class. Not the same story at all.

 

Perchè parliamo dell’1 per cento.

 

Molte persone nella Capitale, anche quelli che sono disposti ad ammettere che l’ineguaglianza è venuta crescendo rapidamente, trovano sgradevole parlare del famoso 1 per cento – forse perché suona troppo populista, troppo simile ad un incitamento alle folle a prendere i forconi. Per molto tempo il dibattito responsabile si concentrava sulla fascia del 20 per cento dei più ricchi; oggi vedo che il mio collega David Brooks parla della fascia del 5 per cento dei più ricchi.

Ma inquadrare il dibattito in riferimento a qualche gruppo più ampio è in questo caso profondamente fuorviante. Ecco quello che ci dicono i numeri di Picketty e Saez a proposito delle fasce del 5 per cento dei più ricchi:

zz 74

 

 

 

 

 

Picketty e Saez

Se guardate al 4 per cento più in basso del 5 per cento dei più ricchi, vedete guadagni nel reddito buoni ma non spettacolari. Questi sono i generi di guadagni che potreste esser capaci di spiegare in termini di competenze professionali, di accoppiamenti con persone della stessa estrazione [1], e così via. Ma la fascia dell’1 per cento è in un universo interamente diverso. E di fatto i guadagni della fascia dell’1 per cento sono concentrati in un gruppo persino più piccolo: questa è la faccenda della distribuzione di Pareto, secondo la quale più alto è il reddito più grande è la percentuale che aumenta.

Il punto è che utilizzando classificazioni più ampie dell’1 per cento, in effetti, è come diluire i lupi di Wall Street [2], raggruppandoli nella fascia superiore della classe media. E’ tutto un altro racconto.



[1] Questa espressione è davvero buffa; non si trova se non nel solito UrbanDictionary, che la definisce come “l’arte delle persone grasse di procreare con individui dalle medesime caratteristiche fisiche. Alla fine questo porta ad una popolazione che è grassa e responsabile”. Ho pensato che il riferimento poteva essere ampliato all’origine sociale, dato il contesto del ragionamento.

Ma sarebbe stato molto bello tradurre con il gaddiano “accoppiamenti giudiziosi” !

[2] Il titolo dell’ultimo film di Martin Scorsese è “Il lupo di Wall Street”.

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