Blog di Krugman

Tribalismo, biologia e macroeconomia (2 gennaio 2014)

 

January 2, 2014, 8:37 am

Tribalism, Biology, and Macroeconomics

I’m a bit late to this party, but Pew has a new report about changing views on evolution. The big takeaway is that a plurality of self-identified Republicans now believe that no evolution whatsoever has taken place since the day of creation — let alone that evolution is driven by natural selection. The move is big: an 11-point decline since 2009.

Obviously there hasn’t been any new scientific evidence driving this rejection of Darwin. And Democrats are slightly more likely to believe in evolution than they were four years ago.

So what happened after 2009 that might be driving Republican views? The answer is obvious, of course: the election of a Democratic president

Wait — is the theory of evolution somehow related to Obama administration policy? Not that I’m aware of, but that’s not the point. The point, instead, is that Republicans are being driven to identify in all ways with their tribe — and the tribal belief system is dominated by anti-science fundamentalists. For some time now it has been impossible to be a good Republicans while believing in the reality of climate change; now it’s impossible to be a good Republican while believing in evolution.

 

And of course the same thing is happening in economics. As recently as 2004, the Economic Report of the President (pdf) of a Republican administration could espouse a strongly Keynesian view, declaring the virtues of “aggressive monetary policy” to fight recessions, and making the case for discretionary fiscal policy too. (Naturally, the only form of discretionary fiscal policy considered was tax cuts, but the logic was straight Keynesian, and could have been used to justify public works programs equally well.)

 

Oh, and the report — presumably written by Greg Mankiw — used the “s-word”, calling for “short-term stimulus”.

Given that intellectual framework, the reemergence of a 30s-type economic situation, with prolonged shortfalls in aggregate demand, low inflation, and zero interest rates should have made many Republicans more Keynesian than before. Instead, at just the moment that demand-side economics became obviously critical, we saw Republicans — the rank and file, of course, but economists as well — declare their fealty to various forms of supply-side economics, whether Austrian or Lafferian or both. Compare that ERP chapter with the currency-debasement letter and you see a remarkable case of intellectual retrogression.

 

And look, this has to be about tribalism. All the evidence, from the failure of inflation and interest rates to rise despite huge increases in the monetary base and large deficits, to the clear correlation between austerity and economic downturns, has pointed in a Keynesian direction; but Keynes-hatred (and hatred of other economists whose names begin with K) has become a tribal marker, part of what you have to say to be a good Republican.

 

Tribalismo, biologia e macroeconomia

 

Sono un po’ in ritardo su tutta la materia [1], ma Pew [2] ha un nuovo sondaggio sui cambiamenti dei punti di vista sull’evoluzione. La grande scoperta è che una pluralità di sedicenti repubblicani ora credono che nessuna evoluzione di qualsiasi genere sia avvenuta dal momento della creazione – a parte il fatto che l’evoluzione sia guidata dalla selezione naturale. Lo spostamento è grande: un declino di 11 punti dal 2009.

 

Ovviamente non c’è stata alcuna nuova prova scientifica che porta a questo rigetto di Darwin. Ed è verosimile che i democratici credano nell’evoluzione leggermente di più che quattro anni orsono.

Cosa è dunque avvenuto dal 2009 ad oggi che possa aver spinto i punti di vista dei repubblicani? La risposta è ovvia, naturalmente: l’elezione di un Presidente democratico.

Un momento – la teoria dell’evoluzione è in qualche modo collegata con la politica della Amministrazione Obama? No, per quanto  io sappia, ma non è quello il punto. Il punto, invece, è che i repubblicani sono stati spinti in tutti i modi ad identificarsi con la loro tribù – ed il sistema delle convinzioni tribali è dominato dai fondamentalisti ostili alle scienze. Da un po’ di tempo è diventato impossibile essere buoni repubblicani e credere nella realtà dei cambiamenti climatici; ora è impossibile essere buoni repubblicani e credere nell’evoluzione.

E naturalmente la stessa cosa avviene per l’economia. Ancora nel 2004, il Rapporto Economico del Presidente (disponibile in pdf) di una amministrazione repubblicana poteva far proprio un punto di vista fortemente keynesiano, affermando le virtù di “una aggressiva politica monetaria” nel combattere le recessioni, ed anche avanzando la tesi a favore di una politica della finanza pubblica discrezionale (naturalmente la sola politica discrezionale della finanza pubblica considerata erano gli sgravi fiscali, ma la logica era coerentemente keynesiana, ed avrebbe potuto essere altrettanto bene utilizzata per giustificare programmi di lavori pubblici).

E inoltre il rapporto – presumibilmente scritto da Greg Mankiw – utilizzava il termine incriminato [3], pronunciandosi a favore di “azioni di stimolo nel breve termine”.

Data quella impostazione intellettuale, il riemergere di una situazione economica del tipo degli anni ’30, con una caduta prolungata nella domanda aggregata, una bassa inflazione e tassi di interesse a zero, avrebbe dovuto rendere molti repubblicani più keynesiani di prima. Invece, proprio nel momento in cui la teoria economica dal lato della domanda è divenuta evidentemente essenziale, abbiamo visto i repubblicani – i membri ordinari, naturalmente, ma anche gli economisti – dichiarare la loro fedeltà alle varie forme della teoria economica dal lato dell’offerta, che fosse nella forma della “scuola austriaca” o di quella di Laffer [4]. Confrontate quel capitolo del Rapporto con la ‘lettera sulla svalutazione della moneta [5]’ ed avrete un caso notevole di regressione intellettuale.

E badate, questo ha a che fare con il tribalismo. Tutte le prove, dalla mancata inflazione e dalla mancata crescita dei tassi di interesse nonostante grandi incrementi nella base monetaria ed ampi deficit, sino alla chiara correlazione tra l’austerità e le recessioni economiche, sono andate in una direzione keynesiana; ma l’odio verso Keynes (e l’odio verso altri economisti il cui nome comincia con K) è diventato un segno distintivo tribale, una parte di ciò che si deve dire per essere buoni repubblicani.



[1] Letteralmente “a questa festa”.

[2] “Pew Research” è una Fondazione di ricerche sociali e culturali. La ricerca alla quale Krugman si riferisce è del dicembre scorso e mostra i cambiamenti nelle convinzioni dei cittadini americani in materia di “evoluzione”. Oggi il 60% degli americani crede che il genere umano sia cambiato nel corso del tempo, ovvero sia soggetto a mutamenti evolutivi; mentre il 33 % crede che esso sia lo stesso dalla Creazione. Notevole che l’opinione dei repubblicani dal 2009 ad oggi sia passata da un 54% di fautori dall’evoluzione di allora, a solo in 43 % di oggi (e questo spiega il successivo dato del ‘grande spostamento’ dell’11 per cento). Nel frattempo i democratici “evoluzionisti” sono passati dal 63 al 67 per cento.

[3] Penso che l’espressione “la parola che comincia con s” abbia questo significato ironico. Il termine è cioè “Stimulus”.

[4] Arthur Betz Laffer (Youngstown, 14 agosto 1940) è un economista statunitense, sostenitore della teoria dell’offerta, che divenne molto influente negli anni dell’amministrazione Reagan, tanto da esserne uno dei massimi consiglieri economici negli anni della sua presidenza. Laffer è conosciuto principalmente per la sua curva di Laffer. La curva ipotizza che se la pressione fiscale è troppo alta, le entrate fiscali calano, in virtù dei disincentivi a aumentare -in presenza di aliquote elevate- l’attività lavorativa. Sebbene non rivendichi la paternità di questo concetto, rimane popolare un incontro con esponenti repubblicani prima delle elezioni presidenziali del 1980. Leggenda vuole che Laffer incontrò Reagan in un ristorante e, scarabocchiando la curva su un tovagliolo, lo convinse della bontà della propria teoria. (Wikipedia)

[5] Fu una iniziativa con la quale vari economisti, opinionisti ed uomini politici conservatori scrissero al Presidente della Fed una lettera aperta per contrastare la politica di ‘facilitazione quantitativa’ della banca ed ipotizzare lo spettro di una svalutazione del dollaro.

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