Blog di Krugman

Il guaio dell’essere astrusi (leggermente per esperti) (17 febbraio 2014)

 

Feb 17, 8:26 am

The Trouble With Being Abstruse (Slightly Wonkish)

Political scientists who write clearly for a broader audience are upset with Nick Kristof for saying that political scientists no longer write for a broader audience. I’m not going to get into that fight. I do want to register one point, however: In my field there is indeed a problem with abstruseness, with the many academics who never even try to put their thoughts in plain language.

And what is the nature of that problem? It’s not that laypeople don’t understand what the academics are saying. It is, instead, that the academics themselves don’t understand what they’re saying.

Don’t get me wrong: I like mathematical modeling. Mathematical modeling is a friend of mine. Math can be a powerful clarifying tool. So, in some cases, can jargon, which used right can both save time and add clarity to the discussion. If I talk about Dixit-Stiglitz preferences, or for that matter the zero lower bound, technically trained economists immediately know whereof I speak, where plain English would both take longer and leave room for misunderstanding.

But it’s really important to step away from the math and drop the jargon every once in a while, and not just as a public service. Trying to explain what you’re doing intuitively isn’t just for the proles; it’s an important way to check on yourself, to be sure that your story is at least halfway plausible.

Take real business cycle theory – I know it’s a horse I beat a lot, but it’s not dead, and it’s a prime example within economics of what I have in mind. I still want to spend at least some time explaining that theory to my undergrads, so I’ve been looking for a simple, intuitive explanation by an RBC theorist of what’s going on. And I haven’t been able to find one!

I mean, I could do it myself. Strip the story down to basics – make it a steady-state model, not a growth model, and drop the capital accumulation; what you’re left with is fluctuations in the marginal productivity of labor, which have a magnified impact on output because workers choose to work less when the technology is bad and more when the technology is good. As I’ve written before someplace, it’s the story of a farmer who stays inside when it’s raining and puts in extra hours when the sun is shining.

But the RBC theorists never seem to go there; it’s right into calibration and statistical moments, with never a break for intuition. And because they never do the simple version, they don’t realize (or at any rate don’t admit to themselves) how fundamentally silly the whole thing sounds, how much it’s at odds with lived experience.

I once talked to a theorist (not RBC, micro) who said that his criterion for serious economics was stuff that you can’t explain to your mother. I would say that if you can’t explain it to your mother, or at least to your non-economist friends, there’s a good chance that you yourself don’t really know what you’re doing.

Math is good. Sometimes jargon is good, too. But plain language and simple intuition are important to keep you grounded.

 

Il guaio dell’essere astrusi (leggermente per esperti)

 

Gli scienziati della politica che scrivono per un ampio pubblico sono turbati perché Nick Kristof dice che gli scienziati della politica non scrivono più per un ampio pubblico. Non prenderò parte a quella contesa. Tuttavia, voglio davvero segnalare un aspetto: nel mio settore in effetti un problema di astruseria c’è, per via di molti accademici che neppure provano a mettere il loro pensieri in un linguaggio semplice.

E qual è la natura del problema? Non è che i non esperti non capiscono quello che gli accademici dicono. Piuttosto è che gli accademici stessi non capiscono cosa stanno dicendo.

Non consideratemi in modo sbagliato: a me piacciono i modelli matematici; fare modelli matematici è una mia passione. La matematica può essere un potente strumento di chiarificazione. Dunque, in vari casi, un linguaggio gergale usato correttamente può sia far risparmiare tempo che aggiungere chiarezza al dibattito. Se io parlo delle preferenze ‘Dixit-Stiglitz’ [1], o per la stessa ragione del limite inferiore di zero, economisti esperti dal punto di vista tecnico riconoscono immediatamente quello di cui sto parlando, laddove la semplice lingua inglese avrebbe richiesto più tempo ad anche lasciato spazio ad incomprensioni.

Ma ogni tanto è davvero importante venir fuori dalla matematica e lasciar cadere il linguaggio tecnico, e non solo per pubblico servizio. Cercar di spiegare intuitivamente cosa si sta facendo non vale solo per il popolo; è un modo importante per fare una verifica su se stessi, per essere certi che il vostro racconto sia almeno mediamente plausibile.

Si prenda la teoria del ciclo economico reale – so che mi accanisco contro di essa, ma è sempre in piedi, ed è un esempio eccellente, dall’interno dell’economia, di quello che ho in mente. Voglio ancora spendere almeno un po’ di tempo nello spiegare quella teoria ai miei studenti, cosicché mi sono messo a cercare una spiegazione semplice ed intuitiva, da parte di un teorico della teoria in questione, di ciò che sta succedendo. E non sono stato capace di trovarne una!

Voglio dire, potrei farlo io stesso. Riducete la storia agli aspetti fondamentali – ponete un modello di una condizione stabile, non un modello di crescita, e fate cadere la accumulazione di capitale; siete alle prese con le fluttuazioni nella produttività marginale del lavoro, che hanno un impatto amplificato sul prodotto perché i lavoratori scelgono di lavorare di meno quando la tecnologia è cattiva e di più quando la tecnologia è buona. Come ho scritto da qualche parte nel passato, questo è il racconto di un agricoltore che se ne sta in casa quando piove e fa lavoro straordinario quando il sole è splendente.

Ma i teorici della Real Business Theory non sembrano mai arrivare a quel punto: si riduce tutto alla calibrazione ed a episodi statistici, senza mai una pausa per l’intuizione. E poiché non danno mai la stessa versione, neppure comprendono (o comunque non lo ammettono a se stessi) come l’intera faccenda appaia fondamentalmente sciocca, quanto si collochi all’opposto della vita vissuta.

Una volta parlavo con un teorico (non un RBC, un microeconomista) che diceva che il suo criterio per una economia seria era roba che non si può spiegare a vostra madre. Io direi che se non potete spiegarla a vostra madre, o almeno ai vostri amici non-economisti, c’è una buona possibilità che voi stessi non sappiate realmente cosa state facendo.

La matematica va bene, talvolta va bene anche il linguaggio gergale. Ma un linguaggio semplice ed una comune intuizione sono importanti per tenervi con i piedi a terra.



[1] Modelli e formule con i quali i due Autori.  nei decenni passati, hanno chiarito il funzionamento del potere di monopolio nella realizzazione dei profitti di impresa.

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