Blog di Krugman

La fobia dell’inflazione ha provocato la Grande recessione? (28 febbraio 2014)

 

February 28, 2014, 3:18 pm

Did Inflation Phobia Cause the Great Recession?

We now know that many key people at the Fed spent 2008, the year of financial doom, obsessing about inflation, which wasn’t a threat at all. This is not good; what’s even not-gooder is that, as David Glasner and others have pointed out, the central bankers who got this so completely wrong remain in positions of great influence, and show no sign of having rethought their views.

But can we say that the Fed’s inflation-phobia caused the panic, and maybe even the Great Recession? I don’t think so.

That’s not to deny that the inflation phobia was a remarkable thing. Inflation in early 2008, like the later blip in 2010-11, was driven by commodity prices, and especially by gasoline prices. And the evidence is just overwhelming that while spikes in gas prices can push inflation up or down in the short run, they have no, zero, zip predictive power over inflation looking forward.

Here are two quick-and-dirty graphs covering the period since 1986. First, annual averages of the rate of change in gasoline prices versus the rate of change of overall CPI:

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A fairly strong relationship; in fact, gas prices explain a significant part of inflation variation year to year. But should you look at a gas price spike and worry that it presages a general rise in inflation? No, a thousand times no. Here’s the annual change in gas prices against the inflation rate over the next three years:

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Not a hint of sustained impact. So you really have to wonder about people for whom it is always 1979, who always take any bump in gas prices as a reason to worry about runaway inflation.

Incidentally, do these people react to falling gas prices by worrying about deflation or at any rate below-target inflation? My impression is no. We’ll be able to test that once we see the 2009 transcripts, but I’ll bet that the inflation hawks of 2008, so worried about rising prices then, showed no comparable concern over the impacts of plunging commodity prices the next year. In other words, I’m pretty sure that we’re seeing a general proclivity toward finding reasons to tighten, rather than simply a flawed model.

So plenty of blame to be sent the Fed’s way. But was inflation phobia that crucial in the crisis and the slump that followed and continues to this day? I’d say no, for two reasons.

First, preventing the financial crisis would have taken a lot more than cutting the Fed funds rate to zero in September 2008 rather than December. We were in the midst of an epic housing bust, which was in turn causing a collapse in the value of mortgage-backed securities, which in turn was causing a collapse of confidence in financial firms. Cutting rates from very low to extremely low a few months earlier wouldn’t have stopped that collapse.

What was needed to end the run on Wall Street was a bailout — both the actual funds disbursed and the reassurance that the authorities would step in if necessary. And that wasn’t in the cards until, as Rick Mishkin observed in the transcripts, “something hit the fan.”

Second, even avoiding the financial panic almost surely wouldn’t have meant avoiding a prolonged economic slump. How do we know this? Well, what we actually know is that the panic was in fact fairly short-lived, ending in the spring of 2009. It doesn’t really matter which measure of financial stress you use, they all look like this:

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Yet the economy didn’t come roaring back, and in fact still hasn’t. Why? Because the housing bust and the overhang of household debt are huge drags on demand, even if there isn’t a panic in the financial market.

So a pox on inflation phobia, and boo for the inflation-phobes who have learned nothing. But they didn’t cause the mess we’re in.

 

La fobia dell’inflazione ha provocato la Grande recessione?

 

Ora sappiamo che molte persone influenti alla Fed passarono il 2008, l’anno della rovina finanziaria, nell’ossessione dell’inflazione, che non era affatto una minaccia. Non è una cosa positiva; né è più positivo, come David Glasner ed altri hanno sottolineato, che banchieri centrali che ebbero così completamente torto, restino in posizioni di grande influenza, e non mostrino alcun segno di ripensamento sui loro punti di vista.

Ma possiamo dire che l’ossessione dell’inflazione da parte della FED abbia provocato il panico, e forse persino la Grande Recessione? Io non lo penso.

Questo non significa negare che la fobia dell’inflazione non sia stata una cosa considerevole. L’inflazione all’inizio del 2008, come il successivo piccolo segnale nel 2010-11, fu guidata dai prezzi delle materie prime, e specialmente dai prezzi della benzina. E ci sono prove proprio schiaccianti che mentre i prezzi dei carburanti possono spingere in alto o in basso l’inflazione nel breve periodo, essi non hanno alcun potere previsionale – zero, niente di niente – sull’inflazione a più lunga scadenza.

Ecco due grafici facili facili che coprono un periodo a partire dal 1986. Il primo riguarda le medie annuali del tasso di mutamento dei prezzi della benzina a confronto con il tasso di mutamento dell’indice generale dei prezzi:

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Una relazione abbastanza forte; di fatto i prezzi della benzina spiegano anno per anno una parte rilevante della variazione dell’inflazione. Ma dovreste guardare ad una impennata nel prezzo della benzina e preoccuparvi che essa costituisca una presagio di una crescita generale dell’inflazione? No, mille volte no. Ecco il mutamento annuale nei prezzi della benzina a confronto con il tasso di inflazione nei successivi tre anni:

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Neanche un cenno di un impatto duraturo. Si deve dunque essere meravigliati di persone per le quali si è sempre dinanzi alla situazione del 1979, che considerano sempre un ritocco nei prezzi della benzina come una ragione per preoccuparsi di una inflazione fuori controllo.

Per inciso, queste persone reagiscono a prezzi in caduta della benzina preoccupandosi della deflazione, o di un qualche tasso di inflazione al di sotto del suo previsto obbiettivo? Non mi pare. Potremo verificarlo una volta che conosceremo i verbali del 2009 [1], ma scommetterei che i falchi dell’inflazione, allora così preoccupati della crescita dei prezzi, non mostrarono alcuna paragonabile preoccupazione sugli impatti dei prezzi in caduta delle materie prime nell’anno successivo. In altre parole, sono abbastanza sicuro che siamo in presenza di una tendenza generale a individuare ragioni a favore di politiche restrittive, piuttosto che semplicemente in presenza di un modello difettoso.

Si deve dunque attribuire molta colpa a questa impostazione della Fed. Ma la fobia per l’inflazione fu così cruciale nella crisi e nella crisi che ne seguì e che continua di questi tempi? Direi di no, per due ragioni.

La prima, per prevenire la crisi finanziaria ci sarebbe voluto molto di più che un taglio sino allo zero del tasso di riferimento della Fed, attuato nel settembre anziché nel dicembre del 2008. Eravamo nel mezzo di uno scoppio di una bolla immobiliare epica, che a sua volta provocò un collasso nel valore dei titoli garantiti da ipoteche, che a sua volta provocò un collasso nella fiducia delle società finanziarie. Tagliare i tassi portandoli da una posizione molto bassa ad una posizione estremamente bassa, pochi mesi prima, non avrebbe fermato quel collasso.

Quello che era necessario per fermare la fuga su Wall Street fu un salvataggio – nel senso sia dei finanziamenti effettivi sborsati che della riassicurazione che le autorità sarebbero intervenute se necessario. E quello non era destino che accadesse finché, come osservò Rick Mishkin nei verbali, “non scoppiò il putiferio” [2].

In secondo luogo, persino evitare il panico finanziario quasi sicuramente non avrebbe significato evitare una prolungata crisi economica. Come lo sappiamo? Ebbene, quello che in verità sappiamo è che il panico finanziario fu di fatto abbastanza di breve durata, terminando con la primavera del 2009. In realtà non è importante quale metro del disordine finanziario si utilizza, appaiono tutti nel modo seguente:

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Tuttavia l’economia non tornò a ruggire, e in effetti non l’ha ancora fatto. Perché? Perché la bolla immobiliare e il debito eccessivo delle famiglie sono vaste sottrazioni di domanda, anche se non c’è panico nei mercati finanziari.

Dunque, malediciamo la fobia dell’inflazione, e fischiamo pure gli ‘inflazionofobi’ che non hanno imparato niente. Ma non furono loro la causa del casino in cui siamo finiti.



[1] Si consideri che il riferimento ai verbali della Fed – come nel post del 24 febbraio “Grandi bugie naturali” – è lo spunto di questi ragionamenti di Krugman. La Fed ha infatti la norma e la prassi di pubblicare i verbali delle proprie discussioni  interne dopo un certo numero di anni; i verbali che ora sono stati resi noti arrivano al 2008.

[2] Letteralmente “finché qualcosa non colpì il ventilatore”; dove quel “qualcosa” è un modo per esprimere più elegantemente l’effettiva espressione idiomatica. Che sarebbe: “when the filth hit the fan”, o peggio”when the shit hit the fan”; ovvero “quando la sozzura (o la merda) finisce nel ventilatore”.

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