There are three reasons why the government should be very worried about the political fallout from the unprecedented level of UK flooding.
1) When they came into office, they cut back substantially on funding flood prevention, when there was a clear need to increase spending. That is a simple fact, which no amount of playing with averages can avoid. The Guardian reported in June 2012 that “300 flood defence schemes across England have been left unbuilt due to government budget cuts.”
2) The reason why there was a need to increase spending on flood prevention was climate change. This was well understood by the relevant government agencies and departments, so it is no surprise that the Met Office should confirm the link. Yet the government is vulnerable on this because so many of its MPs are active or closet climate sceptics, including the minister in charge of the relevant department.
3) The government’s philosophy towards the public sector is to roll back or privatise. No doubt there are some areas where this makes sense, but in others it is undoubtedly causing distress and hardship. Yet those affected typically have little political voice, and so are not too visible. In addition, many in the government have encouraged the idea that recipients of the welfare state are either undeserving, or victims of a dependency culture. In contrast, flood victims are very visible, and a strategy of blaming the victims will not work politically.
So far the government’s attempts to avoid criticism have been remarkably successful. The strategy was clear – target the environment agency. Not those working on the ground, who were obviously working their socks off, but senior management at the agency, and in particular its chairman Chris Smith. The story was that the agency had been giving the government the wrong advice.
That strategy has been remarkably successful largely because the BBC has played along exactly as planned. At first it appeared, as Simon Jenkins says, to allow “the Somerset branch of the NFU to write its newscasts.” When it comes to the cuts, it is either ‘views on shape of the earth differ’ stuff, or just not talked about. Driving home today I listened to Radio 4’s 5pm news program which led with 20 minutes on the political ramifications of the floods, and the government’s spending cuts were not mentioned once! However as the rain keeps coming and the floods spread, that diversionary strategy will lose its power as the facts become more widely known. The Financial Times reports today that “The Environment Agency has had to endure “massive” cuts to its budget since the Cameron government came to power despite warning this would affect its ability to defend the country against flooding, the agency’s chairman said on Monday.” A month ago the Daily Telegraph reported “Officials working on flood risk management will be sacked as Environment Agency sheds about 15 per cent of its workforce to save money, potentially placing ability to cope with floods at risk”. Cuts on this scale are difficult to pass off as ‘efficiency savings’ when villages and regions are isolated by the floods.
As Alex Andreou notes, preventing flood damage and responding to emergencies “requires a well co-ordinated, firm, top-down response, and the spending of tax revenue to alleviate misery, on the strict basis of need rather than worthiness. At the same time, every ideological fibre in a neoliberal’s soul must rebel.” Yet, as Rick points out, much of the danger from flooding comes from overwhelmed drains and sewers, and these are the responsibility of private water companies. These monopolies have received their fair share of criticism for not doing enough as they continue to make large profits.
Cuts in flood prevention are a small part of austerity, but there are close parallels with the macroeconomic case. Just as ministers might have hoped that benign weather would not reveal the folly of cutting back on flood prevention, they also hoped that the economic recovery that began in 2010 would continue, and not be derailed by events like the Euro crisis. In both cases they were not lucky. Just as some in government never believed in all this climate change stuff, others thought that this Keynesian idea that austerity might be a bad idea at the zero lower bound was fanciful. (Some, like George Osborne, appear to have thought both.) When these mistakes became evident it was, with the floods, the Environment Agency’s fault, and also the last government, while with the recession it was all down to those Goddamn Europeans, and of course the last government. Yet whereas the links between austerity and prolonged recessions may appear mysterious to many, the links between lack of flood prevention and flooding are all too obvious. And the real danger for the government is that perhaps others may begin to see these parallels.
10 febbraio 2014
Le inondazioni nel Regno Unito sono la Katrina di Cameron?
di Simon-Wren Lewis
Ci sono tre ragioni per le quali il Governo dovrebbe essere molto preoccupato per le ricadute politiche del livello delle inondazioni nel Regno Unito.
1 . Quando entrarono in carica, i membri del Governo tagliarono sostanzialmente i finanziamenti sulla prevenzione delle esondazioni, quando c’era un chiaro bisogno di spendere. Questo è semplicemente un fatto, che non può essere eliminato con nessun giochino sulle medie. Nel giugno del 2012, The Guardian riportò la notizia che “300 programmi di difesa dalle esondazioni in tutta l’Inghilterra sono stati lasciati irrealizzati a seguito dei tagli al bilancio governativo”.
2 . La ragione per la quale c’era bisogno di aumentare la spesa sulla prevenzione delle inondazioni era il cambiamento climatico. Questo era ben compreso da agenzie e dipartimenti governativi di quel ramo, dunque non è una sorpresa che l’Ufficio Meteorologico debba confermare quel collegamento. Tuttavia il Governo è vulnerabile su questo punto perché tanti suoi parlamentari sono attivamente o riservatamente scettici sul cambiamento climatico, incluso il ministro in carica del dipartimento di quel settore.
3 . La filosofia del Governo verso il settore pubblico è quella di ridurre o di privatizzare. Nessun dubbio che ci siano alcune aree nelle quali questo ha un senso, ma in altre ciò sta indubbiamente provocando disordine e difficoltà. In aggiunta, molti nel Governo hanno incoraggiato l’idea che tanti destinatari dello stato assistenziale non meritino i benefici, o siano vittime di una cultura della dipendenza. Di contro, le vittime delle inondazioni sono ben visibili, ed una strategia tesa a colpevolizzare le vittime non funzionerà in termini politici.
Sino a questo punto i tentativi del Governo di evitare le critiche hanno avuto un considerevole successo. La strategia era chiara – obiettivo, l’Agenzia per l’Ambiente. Non quelli che lavorano sul terreno, che ovviamente stavano lavorando duramente, ma il gruppo dirigente della agenzia, e in particolare Chris Smith. La spiegazione era che l’Agenzia aveva dato al Governo i consigli sbagliati.
Quella strategia ha avuto un successo considerevole in gran parte perché è stata accompagnata dalla BBC, esattamente come previsto. All’inizio, come dice Simon Jenkins, è sembrato che essa permettesse “alla sezione della Associazione Nazionale degli Agricoltori del Somerset [1] di scrivere i suoi notiziari”. Quando si arrivava ai tagli, era come nell’aneddoto secondo il quale “emergono diversi punti di vista sulla forma della Terra” [2], oppure non se ne parlava affatto. Tornando a casa oggi, ho ascoltato il notiziario delle 17 su Radio 4 sulle conseguenze politiche delle inondazioni, ed i tagli governativi alla spesa non venivano menzionati una sola volta! Tuttavia, continuando la pioggia a venir giù e le esondazioni ad espandersi, e diventando i fatti più diffusamente noti, quella strategia diversiva perderà il suo effetto. Oggi il Financial Times riporta che “il Presidente della Agenzia ha riferito che l’Agenzia per l’Ambiente ha dovuto sopportare ‘massicci’ tagli al suo bilancio dal momento in cui Cameron è entrato in carica, nonostante gli ammonimenti secondo i quali questo avrebbe compromesso la sua possibilità di difendere il paese contro le inondazioni”. Un mese fa il Daily Telegraph riportava che “i funzionari che lavorano sulla gestione del rischio di esondazioni saranno privati di circa il 15 per cento della forza lavoro per risparmiare soldi nelle strutture di immagazzinamento della Agenzia dell’Ambiente, che potenzialmente mettono nelle condizioni di resistere alle inondazioni nelle situazioni di rischio”. E’ difficile far passare tagli di queste dimensioni come ‘risparmi di efficienza’, quando villaggi e regioni sono isolati dalle inondazioni.
Come nota Alex Andreou, prevenire il danno delle inondazioni e rispondere alle emergenze “comporta risposte ben coordinate, risolute, dal centro alla periferia, oltre che la spesa delle entrate pubbliche per alleviare la miseria, sulla base strettamente del bisogno piuttosto che del merito. L’anima di un progressista, in tutta la sua tempra ideologica, deve insorgere tutta insieme. [3]” Tuttavia, come sottolinea Rick, gran parte del pericolo delle esondazioni proviene dagli stressati sistemi di drenaggio e di collettazione delle acque, e questi sono di responsabilità delle società private dell’acqua. Questi monopoli hanno ricevuto la loro discreta parte di critiche per non aver fatto abbastanza, nel mentre continuano a realizzare grandi profitti.
I tagli alla prevenzione delle inondazioni sono una piccola parte dell’austerità, ma c’è uno stretto parallelismo con il tema macroeconomico. Proprio nello stesso modo in cui i ministri devono aver sperato che un clima benigno non avrebbe messo a nudo la follia dei tagli sulla prevenzione delle inondazioni, essi hanno anche sperato che la ripresa economica che cominciò nel 2010 sarebbe proseguita, e non sarebbe stata deragliata da eventi come la crisi dell’euro. Proprio come alcuni nel Governo non hanno mai creduto in tutta questa faccenda del cambiamento climatico, altri hanno pensato che il punto di vista keynesiano, secondo il quale l’austerità in condizioni di tassi di interesse al limite inferiore di zero, fosse fantasiosa (alcuni, come George Osborne, sembra che abbiano creduto ad entrambe le cose). Quando questi errori sono venuti in evidenza con le esondazioni, la colpa è stata tutta della Agenzia dell’Ambiente, ed anche del Governo precedente, mentre la recessione è stata tutta attribuita a quei Maledetti Europei, per non dire anche in questo caso al Governo passato. Tuttavia, nel mentre le connessioni tra l’austerità e la prolungata recessione possono apparire a molti misteriose, quelle tra la mancanza di prevenzione delle inondazioni e le inondazioni stesse sono anche troppo evidenti. E il pericolo reale per il Governo è che forse anche qualcun altro possa cominciare ad accorgersi di questi parallelismi.
[1] Il Somerset è una contea dell’Inghilterra del sud-ovest. La costa ad est, in corrispondenza del Canale di Bristol, è interessata da maree tra le più alte al mondo, che raggiungono i 12 metri di altezza.
[2] Come si ricorderà, l’aneddoto è di origine krugmaniana. Sta a significare che quando i media non sanno e non vogliono analizzare i fatti, se la cavano presentando tutte le tesi in campo. Se un giorno la destra dicessa che la Terra è piatta, la notizia non sarebbe che sono ammattiti, ma che c’è dibattito sulla forma del Pianeta.
[3] L’inglese degli inglesi – ammesso che io abbia capito il senso della frase – è talvolta una cosa curiosa. Se posso scherzare, vengono talvolta in mente quelle contorte espressioni che il René Goscinny di Asterix mette in bocca dei guerrieri britanni, ritratti con un mano una tazza di tè fumante in mezzo ai combattimenti.
By mm
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