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Salute, lavoro, bugie, di Paul Krugman (New York Times 6 febbraio 2014)

 

Health, Work, Lies

Paul Krugman

On Wednesday, Douglas Elmendorf, the director of the nonpartisan Congressional Budget Office, said the obvious: losing your job and choosing to work less aren’t the same thing. If you lose your job, you suffer immense personal and financial hardship. If, on the other hand, you choose to work less and spend more time with your family, “we don’t sympathize. We say congratulations.”

And now you know everything you need to know about the latest falsehood in the ever-mendacious campaign against health reform.

Let’s back up. On Tuesday, the budget office released a report on the fiscal and economic outlook that included two appendices devoted to effects of the Affordable Care Act.

The first appendix attracted almost no attention from the news media, yet it was actually a bombshell. Much public discussion of health reform is still colored by Obamacare’s terrible start, and presumes that the program remains a disaster. Some of us have pointed out that things have been going much better lately — but now it’s more or less official. The budget office predicts that first-year sign-ups in the health exchanges will fall only modestly short of expectations, and that nearly as many uninsured Americans will gain insurance as it predicted last spring.

This good news got drowned out, however, by false claims about the meaning of the second health care appendix, on labor supply.

It has always been clear that health reform will induce some Americans to work less. Some people will, for example, retire earlier because they no longer need to keep working to keep their health insurance. Others will reduce their hours to spend more time with their children because insurance is no longer contingent on holding a full-time job. More subtly, the incentive to work will be somewhat reduced by health insurance subsidies that fall as your income rises.

 

The budget office has now increased its estimate of the size of these effects. It believes that health reform will reduce the number of hours worked in the economy by between 1.5 percent and 2 percent, which it unhelpfully noted “represents a decline in the number of full-time-equivalent workers of about 2.0 million.”

Why was this unhelpful? Because politicians and, I’m sorry to say, all too many news organizations immediately seized on the 2 million number and utterly misrepresented its meaning. For example, Representative Eric Cantor, the House majority leader, quickly posted this on his Twitter account: “Under Obamacare, millions of hardworking Americans will lose their jobs and those who keep them will see their hours and wages reduced.”

Not a word of this claim was true. The budget office report didn’t say that people will lose their jobs. It declared explicitly that the predicted fall in hours worked will come “almost entirely because workers will choose to supply less labor” (emphasis added). And as we’ve already seen, Mr. Elmendorf did his best the next day to explain that voluntary reductions in work hours are nothing like involuntary job loss. Oh, and because labor supply will be reduced, wages will go up, not down.

 

Salute, lavoro, bugie di Paul Krugman

New York Times 6 febbraio 2014 [1]

 

Mercoledì, Douglas Elmendorf, direttore dell’indipendente Congressional Budget Office, ha affermato quello che è ovvio: perdere il vostro posto di lavoro e scegliere di lavorare di meno non sono la stessa cosa. Se si perde il posto di lavoro, si va incontro ad una immensa sofferenza personale e a difficoltà finanziarie. Se invece si sceglie di lavorare meno e di passare più tempo con la propria famiglia, “nessuno vi compatisce. Vi fanno tutti i complimenti”.

Con il che sapete tutto a proposito dell’ultima falsità nella continua ingannevole campagna contro la riforma sanitaria.

Un passo indietro. Giovedì, l’ufficio del Bilancio aveva reso noto un rapporto sulle prospettive della finanza pubblica e dell’economia, che includeva due appendici dedicate agli effetti della Legge sulla Assistenza Sostenibile.

La prima appendice non ha provocato quasi nessuna attenzione da parte dei notiziari, tuttavia era una bomba. Gran parte del dibattito pubblico sulla riforma sanitaria è ancora influenzato dal terribile avvio della legge di Obama [2], e si fonda sul presupposto che il programma sia rimasto un disastro. Alcuni di noi avevano messo in evidenza che tali aspetti di recente stavano molto migliorando – ma ora è pressoché ufficiale. L’ufficio del Bilancio prevede che le registrazioni del primo anno alle “borse della sanità” [3] saranno di poco inferiori alle aspettative, e che gli americani privi di assicurazione che finalmente ne avranno una saranno quasi altrettanti di quelli che erano stati previsti la scorsa primavera.

Queste buone notizie, tuttavia, sono state sovrastate dai falsi argomenti sul significato della seconda appendice sulla riforma sanitaria, relativa all’offerta di lavoro.  

E’ sempre stato chiaro che la riforma sanitaria avrebbe indotto un certo numero di americani a lavorare meno. Alcune persone, ad esempio, andranno prima in pensione perché non hanno più bisogno di continuare a lavorare per ottenere la assicurazione sanitaria. Altre ridurranno le loro ore di lavoro per spendere più tempo con i loro figli, perché l’assicurazione non è più condizionata dallo svolgere un lavoro a tempo pieno. In modo più sottile, l’incentivo a lavorare sarà un po’ ridotto dai sussidi per l’assicurazione sanitaria che diminuiscono se sale il reddito.

L’ufficio del Bilancio ha ora aumentato la sua stima sulla ampiezza di questi effetti. Ritiene che la riforma sanitaria ridurrà il numero delle ore lavorate tra l’1,5 e il 2 per cento, la qualcosa – ha malauguratamente osservato – “rappresenta un declino nel numero dei lavoratori a tempo pieno equivalente a circa due milioni di unità.”

Perché è stata una affermazione infelice? Perché uomini politici e, mi dispiace dirlo, anche troppe organizzazioni dei media hanno colto al volo il numero dei due milioni ed hanno ulteriormente distorto il suo significato. Ad esempio, il congressista Eric Cantor, il leader della maggioranza [4] alla Camera, ha rapidamente inviato questo post al suo indirizzo: “Sotto la riforma di Obama, milioni di americani che lavorano duramente perderanno il loro posto di lavoro e quelli che lo manterranno vedranno ridursi le loro ore di lavoro ed i loro salari.”

Neanche un parola di questa affermazione è vera. Il rapporto dell’ufficio del Bilancio non ha detto che la gente perderà il posto di lavoro.  Ha dichiarato esplicitamente che la prevista riduzione nelle ore lavorate deriverà “quasi interamente dal fatto che i lavoratori sceglieranno di offrire meno lavoro” (virgolette mie). E come abbiamo già visto, il signor Elmendorf aveva fatto del suo meglio il giorno successivo per spiegare che le riduzioni volontarie dell’orario lavorativo non sono niente di simile alla involontaria perdita del lavoro. Per giunta, dato che l’offerta di lavoro verrà ridotta, i salari saliranno, non scenderanno.

Dovremmo aggiungere che l’ufficio del Bilancio, per la verità, è convinto che la riforma sanitaria ridurrà la disoccupazione nel corso dei prossimi anni.

Solo per chiarezza, la prevista caduta nel lungo periodo delle ore di lavoro non è una cosa interamente positiva. I lavoratori che sceglieranno di passare più tempo con le loro famiglie ci guadagneranno, ma imporranno anche un qualche peso al resto della società, ad esempio, pagando di meno in tasse sui redditi e sugli stipendi. C’è dunque un qualche costo nella riforma della assistenza di Obama, in aggiunta ai sussidi assicurativi. Ogni tentativo di fare un po’ di conti, tuttavia, indica che stiamo parlando di costi abbastanza secondari, non degli “effetti devastanti” asseriti da Cantor ne suo successivo post su Twitter.

E’ stato dunque disonesto, Cantor? Oppure solo ignorava i fondamenti di quella politica e non aveva voglia di leggere per davvero il rapporto, prima di strombazzare la sua interpretazione ingannevole del suo contenuto? Questo non conta – perché, se anche era ignoranza, era ignoranza volontaria. Si ricordi, la campagna contro la riforma sanitaria, ad ogni passo, ha afferrato ogni e qualsiasi argomento che poteva trovare contro l’assicurazione ai non assicurati, e la verità e la logica non hanno mai avuto a che fare con l’intera faccenda.

Ci si rifletta. Abbiamo avuto gli inesistenti “tribunali della morte” [5]. Abbiamo avuto le false pretese che la Legge sulla Assistenza Sostenibile avrebbe fatto lievitare il deficit. Ci siamo dovuti immaginare storie terrificanti su persone comuni che si trovavano di fronte a forti incrementi delle aliquote, storie che sono crollate alla prova dei fatti. Ed ora abbiamo una stima tecnica abbastanza innocua che viene falsificata come un racconto di un danno economico massiccio.

Nel frattempo, la verità è che quella riforma sanitaria americana – per quanto difettosa e incompleta possa essere – sta facendo progressi stabili. No, milioni di americani non perderanno il loro posto di lavoro, ma decine di milioni otterranno la sicurezza di sapere che possono ricevere e permettersi le cure sanitarie di cui hanno bisogno.



[1] Se si vuole un esempio della disinformazione mendace sull’argomento di cui parla questo articolo, ovvero di come la ‘notizia’ sia diventata quella di oltre due milioni di posti di lavoro ‘cancellati’ dalla riforma sanitaria americana, si può leggere l’articolo di Federico Rampini su La Repubblica del 5 febbraio.

[2] Il riferimento è al pessimo funzionamento, nei primi mesi, del sistema informatico federale destinato a dare informazioni ed a raccogliere le registrazioni dei cittadini al nuovo sistema assicurativo. I difetti, che peraltro non avevano riguardato le situazioni nelle quali i singoli Stati avevano approntato loro autonomi sistemi informatici, hanno cominciato ad essere risolti negli ultimi due mesi del 2013.

[3] Come si è spiegato altre volte, si tratta di un nuovo istituto della riforma, una sorta di ‘sportello’ nel quale i cittadini ricevono le informazioni sulle condizioni offerte dalle varie assicurazioni, sulle condizioni per i sussidi pubblici e si registrano al sistema. Proprio perché una funzione fondamentale è quella di comparare le varie offerte delle assicurazioni private, sono chiamate “exchanges”, ovvero “borse”.

[4] Come è noto, alla Camera c’è una maggioranza di repubblicani.

[5] Si veda il senso di “death panels” sulle Note della Traduzione.

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