Blog di Krugman

Scrivere sul blog sulla ‘soglia’ inversa (estremamente per esperti) (5 febbraio 2014)

 

February 5, 2014, 10:55 am

Reverse Notch Blogging (Extremely Wonkish)

OK, this discussion of the CBO report on labor supply effects of health reform has given me a professional itch I need to scratch — I won’t rest easy until I’ve done some funny diagrams showing how pre-reform work hours could have been too high, so that a reduction of labor supply is actually a move in the right direction.

Also, it’s fun to do this kind of thing once in a while. And I suspect that my background in old-fashioned trade theory — the analysis here has a lot in common with general-equilibrium analysis of tariffs — gives me a, well, comparative advantage here.

So, assume we have an economy in which labor is the only input, and all workers are identical. (I know, why would you have a welfare state? But bear with me.) In that case competitive equilibrium will look like this:

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Competitive equilibrium.

Here TT is the tradeoff between consumption and leisure for a representative worker, reflecting productivity, and the blue arc is an indifference curve representing tastes. In equilibrium everything is efficient; the worker is on the highest feasible indifference curve. (Again, not realistic, but just a baseline.)

The traditional view of tax-and-transfer programs is that they provide a benefit while reducing the after-tax real wage. So individual workers see themselves as facing budget lines that are steeper than the true economic tradeoff between consumption and leisure — they see less payoff to an additional hour of work than the true payoff to the economy as a whole. This distorts their choices; in equilibrium, however, the economy still ends up on TT. So it looks like this:

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Tax-and-transfer: the traditional view.

 

The tax and transfer program leads to lower work effort, and in this simplified world where everyone is the same, reduces welfare.

But health reform isn’t stepping into a world that had no government intervention; even on health care, we had a large subsidy via the tax code for employment-based insurance. This subsidy was, however, in general only available to full-time workers — that is, workers putting in a certain minimum number of hours. What would a system like that look like? Like this:

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Subsidies for full-time employees only.

Here FT is the full-time employment level of work effort; workers get a tax-free lump of health insurance if and only if they work at least that many hours. This puts a notch in their budget line right at FT, with a discrete shift to the right as soon as leisure falls to that point. And this in turn could lead to the result shown, an equilibrium in which everyone works MORE than in the efficient equilibrium in order to get that tax break.

 

In this situation, policy changes that subsidize insurance for those not getting it through their employers could lead to lower work hours, not by introducing distortions of incentives, but by reducing the distortion created by the notch; the result could be an economy with less labor input, lower GDP, and higher welfare.

How plausible is this? I do know a fair number of people who feel compelled to hold down full-time jobs, not for the pay, but for the insurance. There’s also the related issue of job lock. On the other hand, we have to bear in mind that we have taxes for lots of things, not just health subsidies, and that reducing work effort reduces revenue, creating another distortion.

And then, of course, there’s the point that people aren’t identical; and there’s also the point that giving people insurance isn’t the same as giving them cash, because you’re also correcting the market failures of unsubsidized and unregulated private insurance.

 

So it’s complicated. But the argument that work effort actually should fall, for some people, isn’t crazy, and offers the occasion for a nifty (I think) little modeling exercise.

 

Scrivere sul blog sulla ‘soglia’ inversa (estremamente per esperti)

 

 

E’ così, questa discussione del rapporto del CBO sugli effetti della riforma sanitaria sulla offerta di lavoro’ mi ha provocato un prurito professionale che ho bisogno di grattare – non sarò a posto finché non avrò prodotto qualche simpatico diagramma che mostri come le ore di lavoro di prima della riforma potevano essere troppo alte, cosicché una riduzione delle ore di lavoro è in verità uno spostamento nella giusta direzione.

Tra l’altro, una volta ogni tanto è divertente fare cose di questo genere. Ed ho il sospetto che i miei trascorsi nella teoria una volta di moda del commercio – in questo caso l’analisi ha molto in comune con l’analisi dell’equilibrio generale delle tariffe – mi dia in questo caso, diciamo così, una sorta di vantaggio comparativo.

Supponiamo dunque di avere un’economia nella quale il lavoro sia l’unico input, ed i lavoratori siano tutti identici (lo so, perché allora avremmo uno stato del benessere? Ma abbiate pazienza assieme a me). In questo caso un equilibrio competitivo apparirà in questo modo:

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Equilibrio competitivo

 

Qua la linea TT è lo scambio tra consumo e tempo libero per un lavoratore rappresentativo, che riflette la produttività, e l’arco blu è una curva di indifferenza [1] che rappresenta i gusti. In una condizione di equilibrio tutto (ogni punto della curva) è efficiente; il lavoratore è sulla curva di indifferenza più alta praticabile (anche questo non è realistico, ma è solo un punto di riferimento).

Il tradizionale punto di vista dei programmi basati sulla tassazione e sul trasferimento è che essi forniscono un beneficio nel mentre riducono il salario dopo le tasse. Dunque, i lavoratori individuali si ritrovano a fare i conti con linee di bilancio che sono più ripide che non il semplice scambio tra consumo e tempo libero – essi vedono minore vantaggio in un’ora di lavoro aggiuntiva rispetto al vero guadagno dell’economia nel suo complesso. Questo distorce le loro scelte; in una condizione di equilibrio, tuttavia, l’economia ancora si ritrova sulla linea TT. Dunque, appare in questo modo:

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Tassazione e trasferimenti: il punto di vista tradizionale

 

Il programma basato sulla tassazione e sui trasferimenti conduce ad uno sforzo di lavoro minore, e in questo mondo semplificato dove tutti sono uguali, riduce l’assistenza collettiva.

Ma la riforma sanitaria non va ad operare in un mondo nel quale non esisteva alcun intervento del Governo; anche sulla assistenza sanitaria, avevamo un ampio sussidio tramite il codice fiscale per la assicurazione basata sull’occupazione. In generale, tuttavia, questo sussidio era disponibile soltanto per i lavoratori a tempo pieno – ovvero, i lavoratori che lavoravano un numero minimo di ore. A cosa somiglierebbe un sistema del genere? Somiglierebbe a questo:

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Sussidi per i soli lavoratori a tempo pieno

 

In questo caso la linea FT indica il livello di sforzo lavorativo degli occupati a tempo pieno; i lavoratori ottengono un pezzo di assicurazione sanitaria esente da tasse se e solo se lavorano quel tanto di ore. Questo colloca una soglia nella loro linea di bilancio proprio sul punto FT; con un discreto spostamento verso la destra nel momento il cui la linea del tempo libero cade su quel punto. E questo a sua volta potrebbe condurre al risultato mostrato, una condizione di equilibrio nella quale ognuno lavora DI PIU’ che nella condizione di equilibrio efficiente allo scopo di ottenere quella agevolazione fiscale.

In questa situazione, i cambiamenti della politica che sussidia l’assicurazione per coloro che non la ottengono attraverso i loro datori di lavoro potrebbero portare a minori ore lavorate, non attraverso una distorsione degli incentivi, ma attraverso la distorsione creata dalla soglia: il risultato potrebbe essere una economia con minore apporto di lavoro, minore PIL e maggiore assistenza collettiva.

Come è plausibile? Io conosco per davvero un discreto numero di persone che si sentono costrette a conservare il lavoro a tempo pieno, non per la paga ma per l’assicurazione. C’è anche la questione connessa dell’essere bloccati in un posti di lavoro. D’altra parte dobbiamo tenere a mente che siamo sottoposti a tasse per una molteplicità di cose, non solo per i sussidi sanitari, e che ridurre lo sforzo lavorativo riduce le entrate, creando un’altra distorsione.

E poi, naturalmente, c’è il fatto che le persone non sono identiche; e c’è anche il fatto che dare alle persone l’assicurazione non è la stessa cosa che dare loro soldi contanti, perché nel contempo si stanno anche correggendo i difetti del mercato relativi alle assicurazioni private non sussidiate e non regolamentate.

Dunque è complicato. Ma l’argomento secondo il quale lo sforzo di lavoro potrebbe effettivamente per alcune persone scendere non è folle, e penso che offra l’occasione per un esercizio di modellistica ingegnoso.



[1] Nella scelta tra due beni – in questo caso tra consumo e tempo libero – la ‘curva di indifferenza’ indica un complesso di situazioni, che rappresentano varie propensioni di scelta tra quei due beni, che nel loro punto di contatto con la linea che connette i due beni definiscono l’equilibrio.  Vale a dire che in quel punto si suppone che la sostituzione di una determinata quantità di un bene con una quantità dell’altro bene (ad esempio, più tempo libero e meno consumo) sia indifferente dal punto di vista della utilità complessiva. Ma tutti i punti di una ‘curva di indifferenza’ possono essere punti di equilibrio; se si scegliesse un punto di equilibrio più in alto sulla curva, la conseguenza sarebbe che la linea TT dovrebbe scendere da un livello più elevato del bene ‘tempo libero’ e cadere su un livello ridotto del bene ‘consumi'; se lo si scegliesse più in basso, si avrebbero più consumi e minore tempo libero.

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