Blog di Krugman

Sono un moderato? (4 febbraio 2014)

 

Feb 4, 11:30 am

Moderate Me Me Me Blogging

So Noah Smith has a piece about how moderate yours truly really is. It’s almost completely right, except that I wish Noah would stop saying that my views on monetary policy in a liquidity trap derive from Eggertsson/Woodford; it’s a fine paper, but they were following me, not the other way around. Also, Arcade Fire’s “My body is a cage” isn’t a cover of Peter Gabriel; he was covering them.

OK, pettiness aside: on macroeconomics, there’s not a lot of air between my views and those of, say, staff economists at the Fed Board of Governors, the New York Fed, the IMF, and even (say it quietly) the ECB. They’re very much at odds both with freshwater macro and with austerian views; but no more so than those of many other economists — and austerian notions, like that of expansionary austerity, are far more radical than holding to old-fashioned concepts like the multiplier.

It’s not even true that I’m a hard-line opponent of modern Keynesian macro, which you might think from reading Noah’s piece. My original zero-lower-bound analysis was a New Keynesian thingie with intertemporal optimization and all that — much more stripped down than most such models, but clearly part of that genre. My work with Eggertsson (pdf) on deleveraging is similarly New Keynesian in style. It’s true that I say openly what a lot of New Keynesians think — that the new models aren’t necessarily better than ad hoc approaches, that in many cases they’re best thought of as tests of logical consistency rather than a good way to think about policy. But as I’ve just suggested, that’s actually a very widespread view, certainly in policy circles.

So where does the notion that I’m way out there come from? Politics, of course. But if you look at the examples people give of me supposedly saying something wild about economics, you’ll almost always find that they’re doing one or both of two things: citing an example where I was wrong (which is by no means the same as being nutty — it happens to everyone), and/or quoting something where I was being playful to get readers’ attention for a larger point. Space aliens? Hello?

In fact, in a way the impression that I’m some kind of far-out thinker largely comes from my willingness to go with what mainstream macroeconomics actually says, rather than shading my views and language to appease the Very Serious People. Mainstream macro said that once you’re in a liquidity trap, deficits don’t drive up interest rates; money-printing doesn’t cause inflation; contractionary fiscal policy is very contractionary. I said that, without hedging, and ridiculed the fashionable case for austerity. But what was radical, if you like, was my style, not my content.

 

I know some people think that all of Keynesian economics is crazy, or maybe just the idea that things change at the zero lower bound. But saying such things doesn’t set me apart from a lot of economists.

 

Sono un moderato? [1]

 

Dunque, Noah Smith ha un pezzo sul tema di quanto il sottoscritto sia effettivamente moderato. Ha quasi completamente ragione, fatta eccezione del fatto che io vorrei che smettesse di dire che i miei punti di vista sulla politica monetaria nella trappola di liquidità derivano da Eggertsson/Woodford; il loro era un bel saggio, ma furono loro a venirmi dietro, non il contrario. Anche “My body is a cage” degli Arcade Fire non è una cover di Peter Gabriel; è lui che fa da sostegno [2].

Va bene, a parte le frivolezze: sulla macroeconomia, non c’è una gran distanza tra i miei punti di vista e, diciamo, quelli del Comitato dei Governatori della Fed, della Fed di New York, del FMI, ed anche (sia detto sommessamente) della BCE. Tutti costoro sono molto agli antipodi con la macro della scuola dell’ “acqua dolce” o con i punti di vista dei cultori dell’austerità; ma non di più di quanto lo siano quelli di molti altri economisti – e i concetti dei cultori dell’austerità, come quello dell’austerità espansiva, sono assai più radicali che non attenersi alle vecchie idee come quella del moltiplicatore.

Non è neanche vero che io sia un oppositore inflessibile delle moderna macroeconomia keynesiana, come potreste pensare dal pezzo di Noah. La mia analisi originaria del limite inferiore di zero era un congegno dotato di ottimizzazione intertemporale e tutto il resto – assai più sommario di gran parte di quei modelli, ma chiaramente collegato con quella impostazione. Il mio lavoro con Eggertsson (disponibile in pdf) sulla riduzione del rapporto di indebitamento è anch’esso in stile neokeynesiano. E’ vero che io dico apertamente quello che molti neokeynesiani pensano – che i nuovi modelli non sono necessariamente migliori degli approcci ad hoc, che in molti casi essi sono riflessioni egregie come testi di coerenza logica piuttosto che un buon modo per ragionare dei contenuti politici. Ma come ho appena detto, questo per la verità è un punto di vista assai generale, certamente nei circoli del pensiero politico.

Dunque, da dove viene l’idea che io sia fuori da quel contesto? Dalla politica, naturalmente. Ma se guardate agli esempi che in giro si offrono del mio supposto scarso autocontrollo  nel parlare di economia, troverete che quasi sempre essi si basano su entrambe queste due cose: citano un esempio nel quale ho avuto torto (che in nessun modo è la stessa cosa di essere fuori di testa – capita a tutti), e/o citano qualcosa si cui mi ero espresso in modo scherzoso per ottenere l’attenzione dei lettori ad un tema più ampio. Come la storia degli alieni dallo spazio, non è così? [3]

Di fatto, in un certo senso l’impressione di essere in qualche modo un pensatore fantasioso deriva ampiamente dalla mia volontà di accompagnare quello che la macroeconomia ufficiale effettivamente afferma, piuttosto che annacquare i miei punti di vista e il mio linguaggio per tranquillizzare le Persone Molto Serie. La macroeconomia ufficiale ha detto che una volta che si è in una trappola di liquidità, i deficit non spingono in alto i tassi di interesse; lo stampare moneta non produce inflazione; una politica di restrizione della finanza pubblica ha effettivamente effetti restrittivi. Io ho detto quello, fuori da ogni vaghezza, ed ho messo in ridicolo l’argomento alla moda dell’austerità. Ma era radicalismo, se volete, era il mio stile, non erano i miei contenuti.

So che molte persone pensano che tutta l’economia keynesiana sia folle, o forse hanno semplicemente l’idea quando si è al punto del limite inferiore di zero le cose cambino. Ma dire le cose che dico non mi colloca altrove rispetto ad una gran quantità di economisti.



[1] L’articolo di Noah Smith al quale questo post si riferisce è un tentativo di smitizzare il supposto estremismo dell’economista americano, che spesso è soprattutto un aspetto del suo stile. Buffa l’immagine che allega:

zzzz 35

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[2] Personaggi del mondo canzonettistico krugmaniano, che nel blog ha una stupefacente cadenza settimanale.

[3] Si riferisce ad un suo frequente paradosso, secondo il quale nelle situazioni di grave inadeguatezza della domanda, anche provocare un suo ampliamento non produttivo sarebbe meglio del non far niente. Keynes aveva usato il paradosso del nascondere denaro in vecchie miniere dismesse, lasciando libero il settore privato di appropriarsene; Krugman utilizza l’esempio aggiornato dell’inventarsi una guerra stellare.

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