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Tragedie greche, versione 2014, di Francesco Saraceno (dal blog dell’Autore, 28 febbraio 2014)

 

Greek Tragedies, 2014 Edition

By Francesco Saraceno

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Francesco Saraceno is a senior economist at OFCE Sciences-Po. He holds Ph.Ds in economics from Columbia University and La Sapienza University of Rome.

 

 

February 28, 2014

Last week’s publication of a Lancet article1 on the effect of austerity on Greek public health  made a lot of noise (for those who know Italian, I suggest reading the excellent Barbara Spinelli, in La Repubblica).

The Lancet article sets the tone since the abstract, talking of “mounting evidence of a Greek public health tragedy”. It is indeed a tragedy, that highlights how fast social advances may be reversed, even in an advanced economy.

 

Some time ago (March 2012) I had titled a post “Greek Tragedies“. Mostly for my students, I had collected data on Greek macroeconomic variables. I concluded that austerity was self-defeating, and that at the same time it was imposing extreme hardship on Greek citizens. Of course one needed not be a good economist to know what was going on. It was enough not to work at the Commission or in Germany… But the Lancet article also allows to substantiate another claim I made at the time, i.e. that austerity would also have enormous impact in the long run. It is weird to quote myself, but here is my conclusion at the time:

 

Even more important, investment (pink line) was cut in half since 2007. This means that Greece is not only going through depressed growth today. But it is doing it in such a way that growth will not resume for years, as its productive capacity is being seriously dented.

What makes it sad, besides scary, is that behind these curves there are people’s lives. And that all this needed not to happen.

I think it is time for an update of the figure on the Greek tragedy. And here it is:

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I said in 2012 that investment cut in half spelled future tragedy. Two years later it is down 14 more points, to 36% of 2007 levels. I am unsure the meaning of this is clear to everybody in Brussels and Berlin: when sooner or later growth will resume, the Greek will look at their productive capacity, to discover it melted. They will be unable to produce, even at the modest pre-crisis levels,without running into supply constraints and bottlenecks. I am ready to bet that at that time some very prestigious economist from Brussels will call for structural reforms to “free the Greek economy”. By the way, seven years into the crisis, the OECD keeps forecasting negative growth together with unsustainable (and growing) debt.

I also added unemployment to my personal “Greek Tragedy Watch”:

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Terrifying absolute numbers (almost 30% unemployment overall, youth unemployment around 60%, more than that for women!). And absolutely no trend reversal in sight. A final consideration, related to the melting of the capital stock. How much of this enormously high unemployment, is evolving into structural? How many of the unemployed will the economy be able to reabsorb, once it starts growing again? Not many, I am afraid, as there is no capital left.

Not bad as an assessment of austerity… And yet, just this morning the German government complained for a very limited softening of austerity demands.  Errare umanum est, perseverare autem diabolicum…

 

1. Kentikelenis, Alexander, Marina Karanikolos, Aaron Reeves, Martin McKee, and David Stuckler. 2014. “Greece’s Health Crisis: From Austerity to Denialism.” The Lancet 383 (9918) (February): 748–753. Back

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tragedie greche, versione 2014

 28 febbraio 2014

 di Francesco Saraceno

 

La pubblicazione della scorsa settimana di un articolo di Lancet [1] sugli effetti dell’austerità sulla salute pubblica in Grecia ha fatto molto rumore (per coloro che conoscono l’italiano, suggerisco di leggere l’eccellente pezzo di Barbara Spinelli su La Repubblica).

A partire dalla sintesi iniziale, l’articolo di Lancet si esprime con forza, parlando di “crescente evidenza di una tragedia della salute pubblica greca”. Si tratta in effetti di una tragedia, che mette in evidenza con quanta velocità le conquiste sociali possano essere rovesciate, anche in una economia avanzata.

Qualche tempo fa, avevo dato ad un mio post il titolo di “Tragedie Greche”. Principalmente per i miei studenti, avevo raccolto dati sulle variabili macroeconomiche della Grecia. Concludevo che l’austerità era controproducente e che, al tempo stesso, costringeva i cittadini greci a difficoltà estreme. Naturalmente, non c’era bisogno di essere bravi economisti per riconoscere cosa stava succedendo. Era sufficiente non lavorare alla Commissione Europea o in Germania … Ma l’articolo di Lancet consente anche di dare sostanza ad un altro argomento che avanzai in quella occasione, vale a dire che l’austerità avrebbe anche avuto un enorme impatto nel lungo periodo. Non è mia abitudine citare me stesso, ma ecco la mia conclusione all’epoca:

“Ancora più importante, gli investimenti (linea rosa) si sono ridotti della metà dal 2007. Questo significa che la Grecia non sta solo passando al momento da una crescita depressa. Essa lo sta anche facendo in un modo tale che la crescita non riprenderà per anni, dal momento che la sua capacità produttiva viene seriamente compromessa.

Quello che intristisce, oltre ad allarmare, è che dietro quegli andamenti ci sono le vite delle persone. E che non era necessario che tutto questo accadesse.”

Penso che sia il momento di un aggiornamento della rappresentazione della tragedia greca, che è il seguente [2]:

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Dicevo nel 2012 che la riduzione della metà degli investimenti annunciava chiaramene la tragedia futura. Due anni dopo essa è scesa di ulteriori 14 punti, pari al 36 per cento dei livelli del 2007. Non sono certo che il significato di questo sia chiaro a tutti a Bruxelles ed a Berlino: quando, presto o tardi la crescita riprenderà, i greci guarderanno alla loro capacità produttiva, per scoprirla disfatta. Saranno allora nell’impossibilità di produrre, anche ai modesti livelli precedenti alla crisi, senza incorrere in limiti e strozzature nell’offerta. Sono pronto a scommettere che a quel punto alcuni economisti molto prestigiosi a Bruxelles si pronunceranno per riforme strutturali capaci di “liberare l’economia greca”. Per inciso, dopo sette anni nella crisi, l’OCSE continua a prevedere una crescita negativa assieme ad un debito insostenibile (e crescente).

Aggiunsi anche la disoccupazione al mio personale “osservatorio della tragedia greca” [3]:

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Numeri assoluti terrificanti (quasi il 30 % di disoccupazione complessiva, disoccupazione giovanile attorno al 60 %, superiore a quella femminile!). Ed assolutamente nessuna inversione di tendenza in vista. Una considerazione finale, connessa con il disfacimento dello stock di capitale fisso. Quanto di questa disoccupazione enormemente elevata sta diventando strutturale? Quanti disoccupati l’economia sarà capace di riassorbire, una volta che comincerà a crescere nuovamente? Non molti, temo, se non ci sarà rimasto capitale.

Non è male come bilancio dell’austerità …. E tuttavia, solo questa mattina il governo tedesco si lamentava per una attenuazione molto limitata delle richieste di austerità. Errare umanum est, perseverare autem diabolicum…



[1] 1. Kentikelenis, Alexander, Marina Karanikolos, Aaron Reeves, Martin McKee, and David Stuckler. 2014. “Greece’s Health Crisis: From Austerity to Denialism.” The Lancet 383 (9918) (February): 748–753.

 

[2] La linea verde indica l’evoluzione del debito pubblico; la blu e la rossa i consumi ed il PIL reale; la viola la domanda interna e la rosa gli investimenti privati.

[3] Le linee indicano: blu = disoccupazione delle giovani donne; verde = disoccupazione giovanile; viola = disoccupazione femminile totale; disoccupazione complessiva.

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