Mar 6, 4:24 pm
And then wait some more — a lot more.
There’s a growing meme in discussions of monetary policy to the effect that we’re actually getting close to full employment, because the long-term unemployed don’t actually count in wage determination. Soon, this story goes, wages will start to rise, and so it’s time to get ready for monetary tightening.
This is a terrible idea.
For one thing, we can speculate all we like about the true state of labor markets, but we won’t really know until we start seeing solid wage increases. So why not wait until that happens?
Now, you might say that it’s important to get ahead of the curve, lest inflation rear its ugly head. But this is in fact a case where you really want to be behind the curve.
Look at what has happened to wage growth since the crisis began. The various series are noisy; I’ve followed Goldman Sachs in using principal components to take a weighted average of nonsupervisory wages, total compensation, and the employment cost index. Still a bit jumpy, but the picture seems fairly clear:
So far, no clear sign that wage growth is accelerating. Even more important, however, wages are growing much more slowly now than they were before the crisis. There is no argument I can think of for not wanting wage growth to get at least back to pre-crisis levels before tightening. In fact, given that we’ve now seen just how dangerous the “lowflation” trap is, we should be aiming for a significantly higher underlying rate of growth in wages and prices than we previously thought appropriate.
So even if we believe that full employment is now 6.5 percent unemployment or something like that — and I’m not at all convinced — we need a period of overfull employment to get inflation back up to where it should be.
There is absolutely no case for monetary tightening for a long time to come.
Aspettate che i salari comincino a ripartire
E poi aspettate altro ancora – molto altro ancora.
C’è un pensiero che si diffonde nei dibattiti di politica monetaria, nel senso che staremmo effettivamente arrivando vicini alla piena occupazione, perché i disoccupati a lungo termine in realtà non incidono nella determinazione dei salari. Presto, il racconto è questo, i salari cominceranno a salire, e dunque è tempo di essere pronti ad una restrizione monetaria.
Si tratta di una idea terribile.
Da una parte, possiamo speculare tutto quello che vogliamo sulla condizione reale dei mercati del lavoro, ma non la conosceremo realmente finché non cominciamo a vedere solidi incrementi salariali. Dunque, perché non attendere finché non succede?
Ora, si potrebbe dire che quello che è importante è arrivare davanti alla curva, nel timore che l’inflazione faccia la sua sgradevole comparsa. Ma è proprio questo il caso nel quale si deve davvero essere oltre la curva.
Si guardi a quello che è accaduto alla crescita dei salari dal momento in cui è iniziata la crisi. Le varie serie sono assai disturbate; noi abbiamo seguito quella di Goldman Sachs nell’utilizzare le principali componenti per assumere una media ponderata dei salari dei lavoratori che non hanno funzioni di controllo, dei compensi totali e dell’indice del costo di occupazione. Anche in questo caso molti salti, ma il quadro sembra abbastanza chiaro:
Sino a questo punto, nessun segno chiaro che la crescita dei salari stia accelerando. Ancora più importante, tuttavia, è il fatto che i salari stiano crescendo molto più lentamente di prima della crisi. Non c’è alcuna ragione che posso immaginare per la quale non volere che la crescita dei salari non torni almeno ai livelli precedenti la crisi, prima della riduzione. Di fatto, dato che oggi stiamo constatando quanto sia pericolosa la trappola della “lowflation” [1] , dovremmo mirare ad un tasso di fondo della crescita dei salari e dei prezzi significativamente più elevato di quello che si giudicava appropriato in precedenza.
Dunque, se anche crediamo che la piena occupazione comporti oggi un 6,5 per cento di disoccupazione o qualcosa di simile – ed io non ne sono affatto convinto – abbiamo bisogno di un periodo di occupazione molto elevata per riportare l’inflazione al punto in cui dovrebbe essere.
Per un lungo periodo non ci sarà assolutamente alcun motivo perché abbia luogo una restrizione monetaria.
[1] Vedi il post di Krugman del 5 marzo a proposito del neologismo “lowflation”, ed anche lo studio del FMI del 4 marzo.
By mm
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