Blog di Krugman

Il coraggio di essere Sciocchi (26 marzo 2014)

 

March 26, 2014, 11:32 am

Dare To Be Silly

The title above was one of the four rules for research I laid out many years ago; it seems worth recalling when reading Lars Syll’s diatribe against IS-LM. I would respectfully submit that Syll doesn’t get what economic modeling is for. And his piece offers an occasion to talk about what it actually is for.

Syll complains that IS-LM is a “brilliantly silly gadget” that “doesn’t adequately reflect the width and depth of Keynes’s insights on the workings of modern market economies.” Well, of course it doesn’t. It’s a model – a simplification of reality designed to provide useful insight into particular questions. And since 2008 it has done that job, yes, brilliantly.

Before I turn to Syll’s critique, let me summarize my understanding of one of the great turning points in the practice of economics – the turn away from institutional economics in the 1940s and 1950s. Until that time, institutional economics – generally taking the form of long, discursive books rich in historical detail – had been a strong presence in U.S. thought. But then came Samuelson and associates, and models took over.

Why did this happen? It wasn’t, as some might imagine, about free-market ideology: Samuelson started with Keynesian macro (or “Keynesian” macro, if you feel the urge to claim that the master meant something different), and in fact faced a fierce campaign by right-wingers to keep his work out of the schools. No, what happened was the Great Depression.

 

Think about it. Here we had an utter catastrophe, and people wanted answers: how could this happen, what can we do? Institutional economics replied, in effect, by saying “Clearly what is happening is a complex process with deep historical roots. We need to address those complexities. It would be foolish to expect easy answers.” Meanwhile, American Keynesians said, “We have inadequate demand. Increase government spending!”

 

And the Keynesians were right, confirming the sense that they had something useful to offer, while the institutional tradition came up short.

So now we come into another great crisis, and again we want answers. What will reduce unemployment, and what will make it worse? What effects can we expect from a huge expansion of the Fed’s balance sheet? What about unprecedented peacetime budget deficits? What about austerity programs?

I read Syll’s paean to Minsky, and I have no idea how he would answer any of these questions. What I suspect, however, is that he would talk about complexity and nuance, and then propose answers without basing them on any model at all – which would in fact mean engaging in implicit theorizing, and probably fairly crude implicit theorizing at that. You see that a lot among people who reject IS-LM as too simple and unsubtle: what they have ended up doing in practice, for the most part, is predicting soaring inflation and interest rates, because whether they know it or not they have effectively reverted to crude quantity-theory and loanable-funds models.

Meanwhile, those of us working with IS-LM, and arguing that we had entered a liquidity trap, predicted little effect from the Fed’s balance sheet expansion, certainly not an explosion of inflation; low interest rates despite government borrowing; severe adverse effects from austerity. And we were right – because in reality, using a “silly” little model is a lot more sophisticated than talking grandly about complexity, and then trying to make diagnoses with no explicit model at all.

 

IS-LM isn’t a model of life, the universe, and everything. It’s a minimalist gadget designed to let you think coherently about the interactions among money, bond markets, and the real economy. And it has performed extremely well in our time of need.

 

Il coraggio di essere Sciocchi [1]

 

Il titolo sopra è una delle quattro regole di ricerca che io stesi molti anni fa: è il caso di ricordarlo allorquando si legge la diatriba di Lars Syll contro il  modello IS-LM (per una comprensione migliore può essere utile la lettura della spiegazione di Krugman del modello IS-LM, che appare in testa alla rubrica sui ‘saggi’ e a quella della ‘selezione della settimana’. NdT) . Vorrei rispettosamente suggerire che Syll non capisce a cosa serve un modello economico. E il suo articolo offre in effetti una occasione per parlare di quello a cui serve.

Syll lamenta che lo IS-LM è un “gingillo stupido seppur brillante” che “non riflette adeguatamente l’ampiezza e la profondità delle intuizioni di Keynes su come funzionano le economie moderne”. Ebbene, ovviamente non lo è. E’ un modello – una semplificazione della realtà rivolta a fornire utili intuizioni su particolari quesiti. E dal 2008 ha svolto la sua funzione, in effetti, brillantemente.

Prima di rivolgermi alla critica di Syll, consentitemi di sintetizzare il mio modo di intendere uno dei grandi passaggi discriminanti nella pratica dell’economia – il modo in cui si distolse lo sguardo dalla economia accademica negli anni ’40 e ’50. Fino a quell’epoca, l’economia accademica – che generalmente aveva la forma di testi lunghi e discorsivi, ricchi di riferimenti storici – era fortemente presente nel pensiero statunitense. Ma poi vennero Samuelson e soci, ed i modelli presero il sopravvento.

Perché accadde? Non dipese, come qualcuno potrebbe immaginare, dalla ideologia del libero mercato: Samuelson prese le mosse da una macroeconomia keynesiana (oppure “keynesiana”  con le virgolette, se avete il bisogno di sostenere che il ‘maestro’ intendeva qualcosa di diverso), e di fatto affrontò una feroce campagna da parte delle destre per mettere al bando il suo lavoro dalle scuole. No, quello che invece accadde fu la Grande Depressione.

Riflettiamoci: avemmo in quel caso una completa catastrofe, e le persone volevano risposte: come è potuto accadere, cosa possiamo fare? L’economia accademica, in sostanza, rispose dicendo: “Chiaramente quello che sta avvenendo è un processo complesso, con profonde radici storiche. Abbiamo bisogno di riflettere su queste complessità. Sarebbe sciocco attendersi risposte semplici.” Nel frattempo, i Keynesiani americani dissero: “Abbiamo una domanda inadeguata. Si incrementi la spesa pubblica!”

Ed i keynesiani avevano ragione, confermando la sensazione che avessero qualcosa di utile da offrire, mentre la tradizione accademica non fu all’altezza.

Adesso dunque siamo entrati in un’altra grande crisi,  ancora vogliamo risposte. Cosa ridurrà la disoccupazione, cosa la renderà peggiore? Quali effetti possiamo aspettarci da una grande espansione degli equilibri patrimoniali della Fed? Che dire di deficit di bilancio senza precedenti in tempi di pace? Cosa dire dei programmi della austerità?

Io leggo l’encomio di Syll a Minsky, e non ho idea di come egli risponderebbe a nessuna di queste domande. Quello che sospetto, tuttavia, è che egli si metterebbe a parlare di complessità e di sottigliezze, e poi proporrebbe risposte senza basarle su alcun modello – il che in sostanza significherebbe impegnarsi in una teorizzazione sottintesa, e per giunta in una teorizzazione sottintesa piuttosto rozza. Guardate molte tra quelle persone che rigettano l’IS-LM come troppo semplice e privo di sottigliezze: quello che in pratica hanno finito col fare, per la maggior parte, è stato prevedere inflazione e tassi di interesse che schizzavano alle stelle, perché, che se ne rendano conto o no, sono tornati in sostanza ad una semplicistica teoria quantitativa ed ai modelli sui fondi mutuabili.

Nel frattempo, quelli tra noi che lavorano con il modello IS-LM e che sostengono che siamo entrati in una trappola di liquidità, hanno previsto piccoli effetti da una espansione degli equilibri patrimoniali della Fed, certamente non una esplosione dell’inflazione; bassi tassi di interesse nonostante l’indebitamento governativo; gravi effetti negativi dall’austerità. Ed abbiamo avuto ragione – perché, in realtà, usare un modellino ‘sciocco’ è molto più sofisticato che parlare pomposamente di complessità e poi fare diagnosi senza alcun modello esplicito.

Lo IS-LM non è un modello di vita, non serve a capire l’universo ed ogni cosa. E’ un oggetto minimalistico che serve a permettervi di pensare con coerenza alle interazioni tra moneta, mercati dei bond ed economia reale. Ed ha funzionato assai bene rispetto ai bisogni di quest’epoca.



[1] Come al solito, Krugman non resiste all’ironia e gioca con le parole, tra modelli “sciocchi” (“silly”) ed in nome dell’interlocutore (Syll).

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