Blog di Krugman

Lavorare per i proprietari (22 marzo 2014)

 

Mar 22, 9:36 am

Working for the Owners

I’ve just finished a draft of a long review of Thomas Piketty’s Capital in the 21st Century, which argues that we’re on the road back to “patrimonial capitalism”, dominated by inherited wealth. It’s an amazing book; among other things, it does an awesome job of integrating economic growth, the factor distribution of income (between capital and labor), and the individual distribution of income into a common framework. (It’s all about r-g). One slight weakness of the book, however, is that Piketty’s grand framework doesn’t do too good a job of explaining the explosion of income inequality in the United States, which so far has been driven mainly by wage income rather than capital. Piketty does take this on; but it’s kind of a side journey from the central story.

No matter; it’s still a masterwork. But I’ve been thinking about this quite a bit, and one thing that strikes me is the remarkable extent to which American conservatism in 2014 seems to be about defending and promoting patrimonial capitalism even though we aren’t there yet.

Think back to the Bush administration, whose main economic theme was the “ownership society“: in effect, the message was that you’re not really a full-fledged American, no matter how hard you work, unless you have a lot of assets. Think of Eric Cantor’s famous Labor Day tweet in which he used the occasion to celebrate business owners. More recently, Mike Konczal has pointed out that despite claims that the Tea Party somehow represents a rebellion against business domination of the GOP, the Tea Party agenda corresponds almost perfectly with Wall Street’s goals.

Oh, and let’s not forget the long crusade against the estate tax.

In short, the GOP is more and more a party that consistently, indeed reflexively, supports the interests of capital over those of labor. But why?

Well, one thing you might imagine would be that the party was responding to a change in society — aren’t more and more Americans asset owners, for example through their retirement accounts?

And the answer is no. In fact, the concentration of income from capital in a few hands has risen sharply. Tucked deep inside the CBO report on trends in the US distribution of income are data on the concentration of various types of income; here’s the one percent’s share of capital income:

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So what we’re seeing is that half the political spectrum now instinctively accords much more respect to capital than to labor, at a time when capital income is growing ever more concentrated in a few hands — and is surely on its way to being concentrated largely in the hands of people who inherited their wealth.

Curious, isn’t it?

 

Lavorare per i proprietari

 

Ho appena finite la stesura di una lunga recensione de Il capitale nel 21° Secolo di Thomas Piketty, dove si sostiene che siamo sulla strada di un ritorno al “capitalismo patrimoniale”, dominato dalla ricchezza ereditaria. E’ un libro formidabile; tra le altre cose, compie un lavoro fantastico nell’integrare la crescita economica, il fattore della distribuzione del reddito (tra capitale e lavoro) e la distribuzione individuale del reddito secondo uno schema comune (riguarda tutto il rapporto tra tasso di rendimento [1] degli asset e tasso di crescita). Una lieve debolezza del libro, tuttavia, consiste nel fatto che l’imponente inquadramento di Piketty non compie una ricognizione adeguata sull’esplosione della disuguaglianza di reddito negli Stati Uniti, che sino a qua è stata guidata principalmente dal reddito derivante dagli stipendi piuttosto che dal capitale. Piketty considera questo aspetto; ma è una sorta di digressione laterale rispetto al racconto fondamentale.

Non è importante: si tratta pur sempre di un capolavoro. Ma ho riflettuto un bel po’ su questo aspetto e una cosa che mi colpisce è il fatto che il conservatorismo americano di questi giorni sembra riguardare in considerevole misura la difesa e la promozione del capitalismo patrimoniale, sebbene non siamo ancora a quel punto.

Si torni a riflettere sulla Amministrazione Bush, il cui tema economico principale era la “società dei proprietari”: in effetti, il messaggio era che non si è pienamente americani, a prescindere da quanto si lavori duramente, se non si possiedono un bel po’ di asset. Si pensi al famigerato tweet di Eric Cantor nel quale approfittava dell’occasione del Giorno del Lavoro per celebrare i proprietari di impresa. Più di recente, Mike Konczal ha sottolineato come nonostante le pretese secondo le quali il Tea Party rappresenterebbe una ribellione contro il dominio degli affari all’interno del Partito Repubblicano, l’agenda del Tea Party corrisponda quasi perfettamente agli obbiettivi di Wall Street.

Senza dimenticare, infine, la lunga crociata contro la tassazione dei passaggi ereditari.

In poche parole, il Partito Repubblicano è sempre di più un partito che con costanza, in pratica con una specie di automatismo, sostiene gli interessi del capitale su quelli del lavoro. Ma perchè?

Ebbene, una cosa che si può ipotizzare è che il Partito abbia risposto ad un mutamento nella società – non sono sempre di più gli americani che possiedono asset, ad esempio attraverso fondi pensione?

E la risposta è no. Di fatto, la concentrazione del capitale in poche mani è cresciuta bruscamente. Rimpiattati in fondo al rapporto del Congressional Budget Office sulle tendenze della distribuzione del reddito negli Stati Uniti, ci sono i dati sulla concentrazione dei vari tipi di reddito; ecco qua la quota del reddito da capitale dell’uno per cento dei più ricchi [2]:

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Dunque, quello che stiamo osservando è che in questo momento metà dello schieramento politico è più in armonia col capitale che col lavoro, in un momento nel quale il reddito da capitale sta crescendo, sempre più concentrandosi in poche mani – ed è sicuramente in procinto di essere ampiamente concentrato  nelle mani delle persone che hanno ereditato la loro ricchezza.

Curioso, non è vero?



[1] Che si tratti di tasso di rendimento degli asset si comprende sulla base del precedente post del 14 marzo 2014 (“Note su Piketty”).

[2] La Tabella mostra come i tre tipi di reddito attribuibili all’1 per cento dei più ricchi ( redditi di impresa, dividendi, guadagni da capitale) si sono evoluti come percentuale del reddito totale.

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