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Non vedo alcun guaio, di Simon Wren-Lewis (Mainly Macro, 20 marzo 2014)

 

Thursday, 20 March 2014

See no evil

 

By Simon Wren-Lewis

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The collapse in UK productivity since the recession is extraordinary. Here is a chart from the OBR (pdf), showing how much lower potential output is estimated to be compared to estimates made just 6 years ago.

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According to the OBR, nearly 14% of output has been permanently lost, because underlying productivity has stopped growing over the last six years. This is unprecedented. As I have shown in earlier posts, UK GDP per capita has shown almost constant trend growth since the Second World War – until now. Not only is this ‘sudden stop’ in productivity unique in recent UK history, it is also a decline that is worse in the UK than almost anywhere else.

In quantitative terms understanding why this has happened dominates everything else as far as the UK macroeconomy is concerned, including the impact of austerity (if the two are unrelated). It should be what is obsessing any UK Chancellor. Yet this is something George Osborne hardly talks about. In his budget speech the word ‘productivity’ does not appear even once.

 

It is not hard to understand why the Chancellor keeps quiet about this productivity disaster. When growth was non-existent through 2011 and 2012, he liked to point to buoyant employment as an indicator of success, which of course is the obverse of the productivity puzzle. It would be embarrassing for him now to recognise how misleading this was. The Labour opposition’s main attack point concerns falling living standards, which is in large part a result of stagnant productivity, so he would much rather talk about something else.

The fact that this Chancellor thinks this way is not surprising. To quote Tim Harford: “So let us applaud George Osborne for playing his own game well – a game in which economic logic is an irritation, the national interest is a distraction, and party politics is everything.” Yet it should be noted that this kind of attitude can only work in an environment where the government has substantial control over much of the media. I made fun of this here, but it is a serious abrogation of democracy.

All this would matter less if actions revealed some coherent analysis and serious effort to deal with the problem. One widely held theory, championed by the recently appointed Deputy Governor of the Bank of England Ben Broadbent, is that the productivity collapse has something to do with what has happened to the UK’s major banks. This is certainly something LibDem Business Secretary Vince Cable worries about. Yet the government’s attempts to do something in this area, although welcome, have been modest, and these measures have had no noticeable impact on productivity. You would be forgiven for not knowing that the state currently owns a large part of the UK banking sector.

 

Another possible explanation for the productivity puzzle is subdued investment, and the need for many productivity improvements to be embodied in the form of new capital. The budget did increase investment allowances, doubling the allowance introduced at the end of 2012. But the real question, which I asked back in 2012, is why all this was not done much earlier. It is respectable to believe such measures are ineffective or inefficient, but this budget indicates that is not the Chancellor’s view. So why not introduce these incentives when the recession was at its worst, rather than when growth is recovering? It is just another manifestation of the austerity U turn.

 

George Osborne’s twin obsessions are winning the next election and reducing the size of the state. However perhaps he should also worry about his legacy. There are two possible verdicts that history will bestow. The first, and more optimistic, is that the OBR is wrong. There will be a long and vigorous recovery such that over the next decade the economy does recover the ground it has lost. The question economic historians will then ask is why the recession lasted so long, and George Osborne’s austerity will be up there as a major explanation. He will be remembered as the Chancellor who helped create the longest recession the UK has ever had. The second possibility is that the OBR is right, and this productivity has been lost forever. In that case historians will search in vain for his analysis of the problem, and mark him down as the Chancellor who presided over a disaster and pretended it was not happening.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non vedo alcun guaio

 Di Simon Wren-Lewis. 20 marzo 2014

 

 

 

Il collasso della produttività nel Regno Unito dalla recessione è straordinario. Ecco un diagramma dallo Office for Budget Responsability [1] (disponibile in pdf), che mostra quanto più bassa sia la stima della produzione a confronto delle stime di solo 6 anni fa.

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Secondo l’OBR, quasi il 14% del prodotto è stato permanentemente perduto, perché la produttività sottostante ha smesso di crescere negli ultimi sei anni. Questo è un dato senza precedenti. Come ho mostrato in post precedenti,  il PIL procapite del Regno Unito ha mostrato una tendenza alla crescita quasi costante, dalla seconda Guerra Mondiale sino ad oggi. Non solo questo ‘blocco improvviso’ della produttività è unico nella storia recente del Regno Unito, esso è anche un declino che è peggiore nel Regno Unito che in quasi qualsiasi altro posto.

In termini quantitativi la comprensione delle ragioni per la quali ciò è accaduto supera ogni altro elemento di preoccupazione sulla macroeconomia britannica, incluso l’impatto dell’austerità (ammesso che le due cose non siano connesse). Dovrebbe essere un tema ossessivo per qualsiasi Cancelliere del Regno Unito. Eppure è un tema del quale George Osborne parla difficilmente. Nel suo discorso sul bilancio la parola ‘produttività’ non compare neppure una volta.

Non è difficile capire perché il Cancelliere continui a star calmo sul disastro della produttività. Nel 2011-2012, quando non c’era crescita, egli amava indicare l’occupazione stazionaria, che ovviamente è il lato opposto dell’enigma della produttività, come un indicatore di successo. Sarebbe oggi imbarazzante riconoscere quanto questo fosse fuorviante. Il principale attacco della opposizione dei laburisti riguarda la caduta dei livelli di vita, che è in larga parte un risultato della produttività stagnante, cosicché egli dovrebbe molto di più parlare di qualcosa d’altro.

Il fatto che questo Cancelliere ragioni in questo modo non è sorprendente. Per citare Tim Harford: “Un applauso, dunque, a George Osborne, per come gioca bene al suo gioco – nel quale la logica economica è una irritazione, l’interesse nazionale è una distrazione e la politica di Partito è tutto.” Tuttavia si dovrebbe notare che questo genere di attitudine può solo funzionare in un ambiente nel quale il Governo ha un controllo sostanziale su gran parte dei media. Ho scherzato su questo aspetto in questa occasione (connessione con un post del 14 luglio 2013), ma essa costituisce una grave abrogazione della democrazia.

Tutto questo sarebbe meno importante se le azioni rivelassero una qualche coerenza di analisi ed uno sforzo serio di misurarsi con il problema. Una teoria alla quale ci si attiene ampiamente , fatta propria dal Vice Governatore di recente nomina della Banca di Inghilterra Ben Broadbent è che il collasso della produttività ha qualcosa a che fare con quello che è successo alle principali banche del Regno Unito. Questo è certamente qualcosa di cui si preoccupa il Segretario amministrativo del LibDem [2] Vince Cable. Tuttavia, i tentativi del Governo di fare qualcosa in questo settore, per quanto benvenuti, sono stati modesti, e quelle misure non hanno avuto un impatto degno di nota sulla produttività. Sarebbe scusabile, se non si sapesse che al giorno d’oggi lo Stato è proprietario di una larga parte del settore bancario del Regno Unito.

Un’altra spiegazione possibile per l’enigma della produttività sono gli investimenti modesti, ed il bisogno che molti miglioramenti di produttività si materializzino nella forma di nuovo capitale. Il bilancio ha accresciuto le agevolazioni per gli investimenti, raddoppiando le agevolazioni introdotte alla fine del 2012. Ma la vera domanda, che avevo già posto nel 2012, è perché tutto questo non è stato fatto molto prima. Si dovrebbe tenere in considerazione il convincimento che tali misure siano inefficaci o inefficienti, ma questo bilancio indica che non è questo il punto di vista del Cancelliere. Dunque, perché non introdurre questi incentivi quando la recessione era nel suo momento peggiore, piuttosto che quando sta riprendendo la crescita? Si tratta proprio di un’altra manifestazione di un dietrofront rispetto all’austerità.

Le ossessioni gemelle di George Osborne sono vincere le prossime elezioni e ridurre la dimensione dello Stato. Tuttavia dovrebbe forse anche preoccuparsi di quello che lascia in eredità. La storia conferisce solo due possibili verdetti. Il primo, e il più ottimistico, è che l’OBR abbia torto. Ci sarà una lunga e vigorosa ripresa, in modo tale che nel prossimo decennio l’economia recupererà il terreno perduto. La domanda che gli storici dell’economia allora porranno è perché la recessione sia durata così a lungo, e l’austerità di George Osborne in quel caso concorrerà come principale spiegazione. Egli sarà ricordato come il Cancelliere che contribuì a creare la più lunga recessione che il Regno Unito abbia mai avuto. La seconda possibilità è che lo OBR abbia ragione, e che questa produttività sia stata persa per sempre. In questo caso gli storici cercheranno invano una sua analisi del problema, e lo segnaleranno come il Cancelliere che è stato in carica in mezzo ad un disastro che fingeva non stesse accadendo.

 

 


[1] Si tratta di una agenzia pubblica che analizza i temi dell’economia, in particolare quelli connessi con la finanza pubblica, con caratteristiche abbastanza simili, credo, al modello del Congressional Budget Office americano. E’ stata creata nel 2010 ed ha – come nell’esempio americano – un profilo di indipendenza e di autorevolezza. L’acronimo è OBR.

[2] I Liberal Democratici (in inglese Liberal Democrats, Lib Dems) sono un partito politico britannico centrista nato dalla fusione tra il Partito Liberale e il Partito Social Democratico nel 1988. Il loro colore simbolo è il giallo.[1]

Sono il terzo partito nel Parlamento del Regno Unito dopo Laburisti e Conservatori.

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