marzo 2014 Archive

La paura dei salari, di Paul Krugman (New York Times, 13 marzo 2014)

Quattro anni fa il dibattito economico usciva dai binari con le paure dei deficit. Oggi, sia pure in modo meno scopertamente politico, si vorrebbe nuovamente farlo uscire dai binari con la paura dei salari in crescita. E' molto dubbio che i salari stiano crescendo, per varie ragioni tecniche (tra di esse, c'è il fatto che nelle stagioni rigide dell'inverno i lavoratori meno pagati sono più inattivi, e quelli che vanno al lavoro hanno salari medi più elevati). Ma elevare oggi i tassi di interesse sarebbe come far abortire la pallida ripresa.

La Grecia ed il negare le responsabilità, di Simon Wren-Lewis (Mainly Macro, 12 marzo 2014)

  [1] La Coalizione della Sinistra Radicale (in greco Συνασπισμός Ριζοσπαστικής Αριστεράς, Synaspismós Rizospastikes Aristerás), meglio nota semplicemente con l’acronimo SYRIZA (ΣΥΡΙΖΑ), è un partito ...

Salari di paura (un po’ per esperti) (12 marzo 2014)

[1] Penso che il ‘quattro’ stia per ‘tre’, nel senso che gli esempi successivi sono in realtà tre. [2] Vedi il post di Krugman del ...

La guida all’economia degli innalzatori dei tassi (10 marzo 2014)

[1] La “forward guidance” è l’indicazione, da parte di una banca centrale, di come saranno modificati i tassi di interesse in futuro. La Banca centrale ...

zzzz 89

La salute della Grecia nel rapporto di “The Lancet” – 9 marzo 2014  

La salute della Grecia nel rapporto di “The Lancet” – Presentiamo qua una sintesi del rapporto della rivista inglese ‘The Lancet’ sulle condizioni sanitarie della Grecia. ...

L’enigma dell’innovazione, di Joseph Stiglitz (Project Syndicate, 9 marzo 2014)

[1] Una macchina di Turing (o più brevemente MdT) è una macchina ideale che manipola i dati contenuti su un nastro di lunghezza potenzialmente infinita, ...

Libertà, eguaglianza, efficienza, di Paul Krugman (New York Times 9 marzo 2014)

Anni orsono un libro di successo di Arthur Okun spiegava come tra ineguaglianze e crescita si dovesse arrivare ad un compromesso, e da allora tutti la pensarono in quel modo; i progressisti per sostenere che il prezzo in termini di crescita sarebbe stato modesto, i conservatori per sostenere che sarebbe stato grande. Ebbene, sembra che non fosse vero. Due studi del FMI hanno dimostrato di recente, confrontando i dati degli Usa e del Regno Unito con quelli di Francia, Germania e paesi scandinavi, che una minore ineguaglianza comporta maggiore efficienza dell'economia. Il punto è che, oltre alle motivazioni a lavorare duramente o a guadagnare sempre di più, contano anche le risorse e le condizioni reali. Giovani di famiglie povere che hanno scarse possibilità di accedere all'istruzione e poi di lavorare con soddisfazione, sono uno spreco per le società intere. L'ineguaglianza danneggia i poveri e danneggia pure l'economia.

Il confronto francese (9 marzo 2014)

[1] L’analisi della regressione è una tecnica usata per analizzare una serie di dati che consistono in una variabile dipendente e una o più variabili ...

Gli stati assistenziali nella crisi dell’euro (9 marzo 2014)

La redistribuzione e la Depressione Minore (8 marzo 2014)

  [1] Lo studio è a cura di Jonathan D. Ostry, Andrew Berg e  Charalambos G. Tsangarides. [2] Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico ...

Perché la Corte Europea di Giustizia dovrebbe respingere la sentenza della Corte Costituzionale tedesca di Paul DeGrauwe, ( da LSE, 7 marzo 2014)

[1] Le operazioni monetarie definitive, anche note con l’acronimo OMT della definizione inglese Outright monetary transactions, sono state annunciate dal Consiglio Direttivo della BCE il ...

Una nazione di CRINOs. (7 marzo 2014)

  [1] “La gabbia della scimmia”, e questa è la pagina del blog:                  

Area Euro: “Deflazione” contro “Lowflation”, di Reza Moghadam, Ranjit Teja e Pelin Berkmen (dal blog del FMI, 4 marzo 2014)

[1] Ovvero dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo, che è l’indice adottato dalla BCE in armonizzazione con le metodologie in precedenza in uso nei vari ...

L’inganno dell’amaca, di Paul Krugman (New York Times 6 marzo 2014)

Il fatto che ci sia una gara tra i conservatori a dichiarare la loro preoccupazione per la povertà negli Stati Uniti, non è male: vuol dire che nuovi valori in qualche modo si stanno imponendo. Ma tutto avviene nella massima ipocrisia, e ne è prova il nuovo rapporto del Presidente repubblicano della Commissione Bilancio della Camera, Paul Ryan. La tesi è la solita: la povertà viene dalla scarsa voglia di lavorare, che a sua volta dipende dagli aiuti sociali. Ora, gli Stati Uniti sono tra i paesi avanzati quello che fa di meno per aiutare i poveri; se i pochi aiuti spingessero le persone a lavorare, l'America sarebbe nel giusto. Sennonchè l'America è anche il paese che ha la minore mobilità sociale, dal basso verso l'alto della scala sociale. Non è difficile capire che una gioventù con alimentazione, assistenza sanitaria ed istruzione pessime, ha più difficoltà a farsi strada.

Aspettate che i salari comincino a ripartire (6 marzo 2014)

[1] Vedi il post di Krugman del 5 marzo a proposito del neologismo “lowflation”, ed anche lo studio del FMI del 4 marzo.

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