Quattro anni fa il dibattito economico usciva dai binari con le paure dei deficit. Oggi, sia pure in modo meno scopertamente politico, si vorrebbe nuovamente farlo uscire dai binari con la paura dei salari in crescita. E' molto dubbio che i salari stiano crescendo, per varie ragioni tecniche (tra di esse, c'è il fatto che nelle stagioni rigide dell'inverno i lavoratori meno pagati sono più inattivi, e quelli che vanno al lavoro hanno salari medi più elevati). Ma elevare oggi i tassi di interesse sarebbe come far abortire la pallida ripresa.
[1] La Coalizione della Sinistra Radicale (in greco Συνασπισμός Ριζοσπαστικής Αριστεράς, Synaspismós Rizospastikes Aristerás), meglio nota semplicemente con l’acronimo SYRIZA (ΣΥΡΙΖΑ), è un partito ...
[1] Penso che il ‘quattro’ stia per ‘tre’, nel senso che gli esempi successivi sono in realtà tre. [2] Vedi il post di Krugman del ...
[1] La “forward guidance” è l’indicazione, da parte di una banca centrale, di come saranno modificati i tassi di interesse in futuro. La Banca centrale ...
La salute della Grecia nel rapporto di “The Lancet” – Presentiamo qua una sintesi del rapporto della rivista inglese ‘The Lancet’ sulle condizioni sanitarie della Grecia. ...
[1] Una macchina di Turing (o più brevemente MdT) è una macchina ideale che manipola i dati contenuti su un nastro di lunghezza potenzialmente infinita, ...
Anni orsono un libro di successo di Arthur Okun spiegava come tra ineguaglianze e crescita si dovesse arrivare ad un compromesso, e da allora tutti la pensarono in quel modo; i progressisti per sostenere che il prezzo in termini di crescita sarebbe stato modesto, i conservatori per sostenere che sarebbe stato grande. Ebbene, sembra che non fosse vero. Due studi del FMI hanno dimostrato di recente, confrontando i dati degli Usa e del Regno Unito con quelli di Francia, Germania e paesi scandinavi, che una minore ineguaglianza comporta maggiore efficienza dell'economia. Il punto è che, oltre alle motivazioni a lavorare duramente o a guadagnare sempre di più, contano anche le risorse e le condizioni reali. Giovani di famiglie povere che hanno scarse possibilità di accedere all'istruzione e poi di lavorare con soddisfazione, sono uno spreco per le società intere. L'ineguaglianza danneggia i poveri e danneggia pure l'economia.
[1] L’analisi della regressione è una tecnica usata per analizzare una serie di dati che consistono in una variabile dipendente e una o più variabili ...
[1] Lo studio è a cura di Jonathan D. Ostry, Andrew Berg e Charalambos G. Tsangarides. [2] Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico ...
[1] Le operazioni monetarie definitive, anche note con l’acronimo OMT della definizione inglese Outright monetary transactions, sono state annunciate dal Consiglio Direttivo della BCE il ...
[1] “La gabbia della scimmia”, e questa è la pagina del blog:
[1] Ovvero dell’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo, che è l’indice adottato dalla BCE in armonizzazione con le metodologie in precedenza in uso nei vari ...
Il fatto che ci sia una gara tra i conservatori a dichiarare la loro preoccupazione per la povertà negli Stati Uniti, non è male: vuol dire che nuovi valori in qualche modo si stanno imponendo. Ma tutto avviene nella massima ipocrisia, e ne è prova il nuovo rapporto del Presidente repubblicano della Commissione Bilancio della Camera, Paul Ryan. La tesi è la solita: la povertà viene dalla scarsa voglia di lavorare, che a sua volta dipende dagli aiuti sociali. Ora, gli Stati Uniti sono tra i paesi avanzati quello che fa di meno per aiutare i poveri; se i pochi aiuti spingessero le persone a lavorare, l'America sarebbe nel giusto. Sennonchè l'America è anche il paese che ha la minore mobilità sociale, dal basso verso l'alto della scala sociale. Non è difficile capire che una gioventù con alimentazione, assistenza sanitaria ed istruzione pessime, ha più difficoltà a farsi strada.
[1] Vedi il post di Krugman del 5 marzo a proposito del neologismo “lowflation”, ed anche lo studio del FMI del 4 marzo.
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