Blog di Krugman

Quello che ci sarebbe voluto (25 marzo 2014)

 

Mar 25, 8:40 am

What It Would Have Taken

Brad DeLong is wrong. He thinks we have a disagreement, but he’s misinterpreting what I said when I argued that the Fed’s 2008 inflation phobia wasn’t responsible for the Great Recession and the Lesser Depression that have followed and continue to this day.

What Brad says — and I agree with — is that there is no economic necessity behind our ongoing employment and output disaster. We could and should have moved the resources employed in the housing boom to other uses, and needn’t have paid this immense cost.

But what would it have taken — what would it take now — to have maintained or restored full employment? My argument is that it would have required more radical, aggressive policies than anyone close to the levers of power has been willing to contemplate, at any point along the way. So the fact that the Fed was wrongly obsessed with inflation for most of 2008, the original subject of my post, was just a contributing factor; things would have been a bit better, but nowhere near OK, if the Fed had stayed focused on underlying inflation and ignored the effects of the commodity-price blip.

Think of it this way: what would a really effective set of policies be right now? First of all, we should aggressively reverse the fiscal austerity of the last few years, getting government at all levels spending several points of GDP more to boost demand.

Monetary policy should accommodate that boost; interest rates should not go up even if inflation goes somewhat above 2 percent. In fact, there’s an overwhelming prudential case for raising the inflation target — even if we’re not sure about seculat stagnation, it might be true, and we definitely know that the risk of hitting the zero lower bound is much higher than Fed officials imagined when they settled on 2 percent as the magic number.

I’m not totally wedded to these particular numbers, but let’s say for the sake of argument that the right policy is two years of fiscal expansion amounting to 3 percent of GDP each year, plus a permanent rise in the inflation target to 4 percent. These wouldn’t be radical moves in terms of Econ 101 — they are in fact pretty much what textbook models would suggest make sense given what we have learned about macroeconomic vulnerabilities. But they are completely outside the bounds of respectable discussion.

That’s the sense in which we are “doomed” to long-term stagnation. We have met the enemy, and it’s not the economic fundamentals, it’s us.

 

Quello che ci sarebbe voluto

 

Brad DeLong ha torto. Lui pensa che non siamo d’accordo, ma interpreta in modo sbagliato quello che ho detto quando ho sostenuto che la fobia per l’inflazione della Fed nel 2008 non era responsabile della Grande Recessione e della Depressione Minore [1] che è seguita ed è continuata sino ad oggi.

Quello che Brad dice – ed io concordo con lui – è che non c’è niente di necessario dietro la nostra perdurante disoccupazione ed il nostro disastro in termini di prodotto. Avremmo potuto e dovuto muovere le risorse occupate nel boom immobiliare per altri usi,  e non c’era bisogno che pagassimo questo costo enorme.

Ma cosa ci sarebbe voluto – e ci vorrebbe adesso – per mantenere o recuperare la piena occupazione? La mia tesi è che ci sarebbe stato bisogno di politiche più radicali, più aggressive di quanto nessuno vicino alle leve del potere ha mai voluto concepire, in nessun momento. Dunque, il fatto che la Fed fosse erroneamente ossessionata dall’inflazione per gran parte del 2008, il tema originario del mio post, era solo un fattore aggiuntivo; le cose sarebbero state un po’ migliori, ma in nessun modo vicine ad andar bene, se la Fed fosse rimasta concentrata sulla inflazione sostanziale ed avesse ignorato gli effetti del lieve rialzo dei prezzi delle materie prime.

Si consideri la questione nel modo seguente: quale sarebbe oggi un efficace complesso di politiche? Prima di tutto, dovremmo aggressivamente invertire l’austerità della finanza pubblica degli ultimi anni, mettendo a tutti i livelli dello Stato la spesa pubblica di alcuni punti più in alto del PIL per incoraggiare la domanda.

La politica monetaria avrebbe dovuto soddisfare quella spinta; i tassi di interesse non sarebbero dovuti salire anche se l’inflazione fosse andata in qualche modo sopra il 2 per cento. Di fatto, c’è un argomento assolutamente prudenziale per elevare l’obbiettivo di inflazione: anche se non fossimo sicuri della stagnazione secolare, essa potrebbe essere vera, e noi sappiamo con certezza che il rischio di sbattere contro il limite inferiore dello zero è molto più alto di quello che i dirigenti della Fed si sono immaginati quando hanno deciso il 2 per cento come numero magico.

Io non sono completamente legato a questi numeri, ma lasciatemi dire per ipotesi che la giusta politica sarebbero due anni di espansione della spesa pubblica corrispondente al 3 per cento del PIL all’anno, in aggiunta ad un elevamento dell’obbiettivo di inflazione al 4 per cento. In termini di economia da libri di testo, queste non sarebbero mosse radicali – sarebbero di fatto più o meno quello che i libri di testo suggeriscono aver senso, dato quello che abbiamo imparato sulle vulnerabilità macroeconomiche. Ma sono completamente fuori i confini di una discussione rispettabile.

E’ in questo senso che noi siamo “condannati” ad una stagnazione di lungo termine. Abbiamo scoperto il nemico, e non sono i fondamentali dell’economia, siamo noi stessi.



[1] Con il termine Grande Recessione si indica l’effettivo fenomeno recessivo come è stato delimitato sulla base della normativa degli USA, in riferimento agli anni 2008 – 2009 (mentre negli anni Trenta si ebbe una depressione vera e propria, che venne chiamata Grande Depressione). Con il termine Depressione Minore ci si riferisce nel testo all’andamento della crisi successivo al 2009 – che in termini statistici non fu una depressione effettiva, e forse per questo la si definisce Depressione Minore.

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