Blog di Krugman

Realismo economico (per esperti) (28 marzo 2014)

 

Mar 28, 9:51 am

Economic Realism (Wonkish)

Mark Thoma sends us to Paul Pfleiderer (pdf) on the misuse of economic models. Pfleiderer writes his paper as a condemnation of “chameleons” — of what we might alternatively call three-card-monte economics. Someone markets a theoretical model as something that carries lessons for the real world, but when challenged on the assumptions retreats to claiming that it’s just theory.

It’s a very good paper, but I don’t think it’s mainly about chameleons. What it is, instead, is a more general discussion of where, in the process of modeling, you should start “filtering” by what you know about the world. There’s an extreme position associated with Milton Friedman, which says that you should pay no attention to the realism of assumptions, only to the predictions the model makes (which Friedman was arguing largely in order to dismiss the overwhelming evidence against perfect competition in most markets.) Pfleiderer makes short work of this claim, and argues that you should employ filters all the way, testing the realism of assumptions as well as those of predictions.

He’s right about that. But the hard part is knowing how tight to set the filter. As Pfleiderer acknowledges, any model involves untrue assumptions; how unrealistic are you allowed to be? That’s always a judgment call.

I would add one point that I think Pfleiderer would agree to, but that isn’t explicit: a lot depends on the kind of weight your assumptions are being asked to bear.

Let me give an example from one of my own fields, overlapping a bit with Pfleiderer’s. Here’s the question: is it OK to assume rational expectations in financial markets?

Consider first one of the classic models in international macro, Dornbusch’s overshooting model (pdf) of the exchange rate, which is used to show how exchange rates can be as volatile as they are — basically it’s the combination of fast-moving asset markets where prices react quickly to news and slow-moving goods markets where prices can take years to adjust. To make his model as clean as possible (which is to say, very clean — Rudi was my role model), Dornbusch assumed rational expectations in asset markets, so that the exchange rate immediately reflects news about the money supply and other things. Was this assumption realistic? No — there is in fact a lot of evidence that the specific result that interest differentials are equal to expected future exchange rate changes isn’t right. But that really wasn’t crucial to Dornbusch’s point; he was using rational expectations as a simple way to get fast-moving asset prices, and his story wasn’t too sensitive to the precise correctness of the assumption.

 

 

Now compare this to people who say that because asset markets are efficient, there can’t be bubbles. They’re making the same assumption — but they’re putting much more weight on it, weight that it can’t actually bear.

So the question isn’t “Is this assumption realistic?” It isn’t even “Is it realistic enough?” It’s, “Is it realistic enough for what I’m trying to do?”

 

Realismo economico (per esperti)

 

Mark Thoma ci rinvia a Paul Pfleiderer (disponibile in pdf) a proposito del cattivo uso dei modelli economici. Pfleiderer scrive il suo saggio per condannare i “camaleonti” –  il fenomeno che altrimenti potremmo definire l’economia del ‘gioco delle tre carte’. C’è chi rivende un modello teorico come qualcosa che diffonde lezioni per il mondo reale, ma quando sono sfidati sulle premesse, battono in ritirata sostenendo che è solo teoria.

E’ un saggio molto buono, ma io non penso che si tratti principalmente di camaleonti. Piuttosto, si tratta della più generale disputa di dove, nel processo di modellazione, si dovrebbe iniziare a ‘filtrare’ sulla base di quello che si sa del mondo. C’è una posizione estrema, associata a Milton Friedman, che dice che non dovreste prestare alcuna attenzione al realismo delle premesse, ma soltanto alle previsioni che determina il modello (la qual cosa Friedman sostenne in gran parte allo scopo di liquidare le schiaccianti prove contrarie all’idea della competizione perfetta in gran parte dei mercati). Pfleiderer non si cura granché di questa tesi, e sostiene che i filtri si dovrebbero impiegare sino in fondo, mettendo alla prova il realismo delle premesse come quello delle previsioni.

Su ciò ha ragione. Ma l’aspetto difficile è sapere quanto stringente debba essere il filtro che si adopera. Come Pfleiderer riconosce, ogni modello include premesse non vere; quanto vi è permesso di essere non realistici? Questa è sempre una decisione discrezionale.

Vorrei aggiungere un punto sul quale penso che Pfleiderer sarebbe d’accordo, ma che non è esplicito: in gran parte dipende dalla natura del peso che si chiede alle vostre premesse di sopportare.

Lasciatemi fare un esempio da uno di miei campi, che si sovrappone a quello di Pfleiderer. Ecco la domanda: è giusto assumere aspettative razionali nei mercati finanziari?

Si consideri dapprima uno dei modelli classici della macroeconomia internazionale, il modello dell’eccedenza del tasso di cambio di Dornbusch (disponibile in pdf), che è utilizzato per mostrare come i tassi di cambio possano essere volatili come accade che siano – fondamentalmente è la combinazione di mercati degli asset in rapido movimento, laddove i prezzi reagiscono rapidamente alle novità, e mercati dei beni in lento movimento, laddove ai prezzi possono occorrere anni per correggersi. Per rendere questo modello pulito quanto possibile (il che significa molto pulito – Rudi è stato per me un esempio), Dornbusch supponeva aspettative razionali nei mercati degli asset, in modo tale che il tasso di cambio riflettesse immediatamente le notizie sull’offerta di moneta e su altri aspetti. Era un assunto realistico? No – di fatto c’erano molte prove  secondo le quali il risultato particolare che i differenziali dell’interesse fossero uguali ai tassi di cambio attesi nel futuro non era giusto. Ma ciò non era decisivo per il punto di vista di Dornbusch; egli stava usando le aspettative razionali come un modo semplice per ottenere prezzi degli asset in rapido movimento, ed il suo racconto non era particolarmente sensibile all’esatta correttezza dell’assunto.

Confrontiamo ora questo alle persone che sostengono che, giacché i mercati degli asset sono efficienti, non ci possono essere bolle. Stanno avanzando lo stesso assunto – ma lo stanno caricando di molto maggiore peso, di un peso in effetti insostenibile.

Dunque la domanda non è “Questo assunto è realistico?”. Non è neppure “E’ sufficientemente realistico?”. La domanda è “E’ abbastanza realistico per quello che sto cercando di fare?”.

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