Blog di Krugman

Salari di paura (un po’ per esperti) (12 marzo 2014)

 

Mar 12, 7:38 am

Wages of Fear (Somewhat Wonkish)

Conventional wisdom can be a terrible thing. In 2009-10 all the serious people started telling each other that public debt was the number one threat facing advanced economies, and that austerity policies were needed immediately. We know how that turned out. Well, over the past few months I’ve been watching a new conventional wisdom take hold – among a narrower and more technical set of people, but still. According to this view, economic slack is vanishing fast; even though we still have huge unemployment, we’re actually running out of employable workers, and a dangerous acceleration in the pace of wage increases is already underway. Time to raise interest rates!

The trouble is that this emerging consensus is all wrong. In fact, it’s wrongheaded in at least four ways.

First, the widespread impression, after the latest job report, that we’re seeing a surge in wages is probably a snow job. Literally. The team at Goldman Sachs (no link) points out that average hourly wages normally spike after a spell of cold weather. Why? It’s a compositional effect: the workers idled by bad weather tend to be hourly workers, who are paid less than salaried workers. So the average worker in a snow-ridden month is better-educated and better-paid than in a normal month, because the lower-paid workers aren’t working. The blip in measured wages is a statistical artifact, not a sign of tight labor markets.

Second, almost all the talk about rising wages is driven by just one labor market indicator, the average wage of nonsupervisory workers. Other wage indicators, like the average of all employees and the Employment Cost Index, are telling a different story. Here are three measures; you do get an impression of rising wages:

z 10

 

 

 

 

 

 

 

But take out the nonsupervisory workers, and that impression mostly though not entirely vanishes:

z 11

 

 

 

 

 

 

 

Goldman Sachs has a composite indicator, which is the first principal component of several measures; it shows at best a slight hint of acceleration:

z 12

 

 

 

 

 

 

 

Third, what’s so bad about rising wages? Wage increases are running far below their pre-crisis levels, and everything we’ve learned in this crisis – basically about the dangers of the two zeroes – says that pre-crisis wage increases, and inflation in general, was too low. And to get wage gains up to where they should be, we need a period of overfull employment.

 

Salari di paura (un po’ per esperti)

 

La saggezza convenzionale può essere una cosa tremenda. Nel 2009 – 2010 tutte le persone serie cominciarono a raccontarsi l’una con l’altra che il debito pubblico era per le economie avanzate il pericolo numero uno, e che avevamo bisogno immediatamente di politiche di austerità. Sappiamo come è andata a finire. Ebbene, nei mesi passati ho constatato il diffondersi di una nuova forma di saggezza convenzionale – su un complesso di individui più ristretto e più tecnico, ma tant’è. Secondo questo punto di vista, la fiacchezza dell’economia sta rapidamente svanendo; anche se abbiamo ancora molta disoccupazione, staremmo effettivamente esaurendo i lavoratori occupabili, ed una pericolosa accelerazione nel ritmo degli incrementi salariali sarebbe già in corso.

Il problema è che questo emergente consenso è del tutto sbagliato. Di fatto, è fuorviante in almeno quattro sensi [1].

Il primo, l’impressione generale, dopo l’ultimo rapporto sul lavoro, che siamo in presenza di una crescita dei salari è probabilmente ingannevole. Letteralmente. Il gruppo di Goldman Sachs (non c’è connessione) mostra che i salari medi orari normalmente si rialzano dopo un po’ di stagione fredda. Perché? E’ un effetto di composizione: i lavoratori inattivi per il tempo rigido tendono ad essere lavoratori su base oraria, che sono pagati meno dei lavoratori salariati. Dunque il lavoratore medio in un mese tormentato dalla neve è un lavoratore più istruito e meglio pagato di quello di un mese normale, perché i lavoratori con paghe più basse non stanno lavorando. Il lieve ritocco nei salari accertati è un artificio statistico, non il segno di mercati del lavoro con pochi margini.

In secondo luogo, praticamente l’intera discussione sui salari in crescita è determinata soltanto da un indicatore del mercato del lavoro, il salario medio dei lavoratori che non hanno funzioni di direzione e controllo. Altri indicatori salariali, come la media di tutti gli addetti e l’Indice dei Costi dell’Occupazione, ci raccontano una storia diversa. Ecco tre dati dai quali si trae una impressione di salari crescenti:

z 10

 

 

 

 

 

 

 

Ma si tengano fuori i lavoratori senza funzioni di direzione e di controllo, e quella impressione, in gran parte se non interamente, svanisce:

z 11

 

 

 

 

 

 

 

Goldman Sachs ha un indicatore composto, che è la prima principale componente di una serie di misurazioni; esso mostra al massimo un lieve cenno di accelerazione:

z 12

 

 

 

 

 

 

 

In terzo luogo, che cosa c’è di così negativo in una crescita dei salari? Gli incrementi salariali stanno procedendo a livelli assai inferiori ai loro livelli precedenti alla crisi, e tutto quello che abbiamo imparato in questa crisi – fondamentalmente a riguardo dei pericoli dei ‘due zeri’  [2] – dice che gli incrementi precedenti alla crisi, e più in generale l’inflazione, erano troppo bassi. E per ottenere che gli incrementi salariali salgano al livello in cui dovrebbero essere, abbiamo bisogno di un periodo di occupazione davvero satura.



[1] Penso che il ‘quattro’ stia per ‘tre’, nel senso che gli esempi successivi sono in realtà tre.

[2] Vedi il post di Krugman del 5 marzo 2014. Il riferimento è allo ‘zero’ del limite inferiore dei tassi di interesse ed allo ‘zero’ della quota prevalente di retribuzioni ferme, senza alcun incremento o decremento.

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