Blog di Krugman

All’estero e sotterrati (dal blog di Krugman, 11aprile 2014)

 

Apr 11, 5:09 pm

Offshore and Underground

I had lunch with Gabriel Zucman today, co-author of the startling new paper (pdf) showing that the concentration of wealth at the very top — the 0.1% — is fully back to Gilded Age levels.And he pointed me to another paper that flew under my, and I suspect other peoples’, radar: his demonstration that a lot of wealth at the top is held in offshore tax havens (pdf).

You might have suspected that already, but it’s one thing to rely on anecdotal evidence, another thing to find the clear footprint of underground money in official statistics. What Zucman points out is that we have international data on investment positions, with each country reporting its assets abroad and foreign-owned assets at home. But the numbers don’t add up: globally, liabilities are substantially larger than assets. That’s mathematically impossible, but Zucman shows that it’s what will appear in the statistics if a lot of money is run through offshore havens, so that the ownership doesn’t show up in anyone’s national statistics. And he uses other data and information to show that this is by far the most compelling explanation.

I think this is telling us something important about how the world really works. There was a flurry of interest in the offshore haven issue when Mitt Romney’s Cayman Islands accounts; a bit more interest when Cyprus hit the wall, and the question of what it was doing arose. But the issue keeps receding, I think due to a sense that it’s somehow trivial, a matter of a few Russians and maybe a handful of our own wealthy.

In reality, however, it’s almost surely a much bigger deal than that. At the commanding heights of the US economy, hiding a lot of one’s wealth offshore is probably the norm, not the exception.

 

All’estero e sotterrati

 

Oggi ho pranzato con Gabriel Zucman, il coautore del nuovo sorprendente saggio (disponibile in pdf) che mostra che la concentrazione della ricchezza nello 0,1 per cento dei più ricchi è pienamente tornata ai livelli dell’ Età dell’Oro. Ed egli mi ha indicato un altro saggio che doveva esser finito fuori dalla portata del mio radar, e sospetto anche di altri: la sua dimostrazione che una gran parte della ricchezza ai livelli più elevati sia detenuta nei paradisi fiscali all’estero (disponibile in pdf).

Potreste averne già avuto il sospetto, ma una cosa è basarsi su un fondamento aneddotico, altra cosa è trovare la chiara impronta di capitali sotterranei nelle statistiche ufficiali. Quello che Zucman mette in evidenza è che possediamo i dati internazionali sulle collocazioni degli investimenti, ed ogni paese resoconta i suoi asset all’estero e gli asset di proprietà straniera in patria. Ma questi numeri non quadrano: le passività sono sostanzialmente più ampie degli asset. Questo è matematicamente impossibile, ma Zucman dimostra che è quello che appare nelle statistiche allorquando una grande quantità di denaro è gestita attraverso i paradisi fiscali, in modo tale che i proprietari non compaiano in nessuna statistica nazionale. Ed egli usa altri dati ed informazioni per mostrare che questa è di gran lunga la spiegazione più convincente.

Io penso che questo ci racconti qualcosa di importante su come il mondo funziona realmente. C’è stata una spruzzata di interesse sul tema dei paradisi offshore a proposito dei conti correnti alle Isole Cayman di Mitt Romney; un po’ più di interesse quando Cipro toccò il fondo, e si sollevò la domanda di cosa stesse accadendo. Ma il tema ha cominciato ad affievolirsi, credo in conseguenza della sensazione che fosse qualcosa di secondario, una faccenda di pochi russi e forse di una manciata di ricchi di casa nostra.

In realtà, tuttavia, è quasi certamente una faccenda assai più grande. Ai posti di comando delle vette dell’economia statunitense, nascondere un bel po’ di ricchezza all’estero è probabilmente la norma, non l’eccezione.

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