Blog di Krugman

Fare paradigmi non è facile (28 aprile 2014)

 

Apr 28, 4:43 pm

Paradigming Is Hard

Mark Thoma sends us to Justin Fox, who tries hard to be sympathetic to the latest hard science/engineering guy bustling in to show those dumb economists how to do it. But as Fox clearly realizes, the reason we don’t have a new economic paradigm isn’t that economists are dumb, or even that all of them are rigid in their beliefs (obviously some are, or I wouldn’t have as many arguments as I do.) The reason, instead, is that it’s hard.

Specifically: we have a body of economic theory built around the assumptions of perfectly rational behavior and perfectly functioning markets. Any economist with a grain of sense — which is to say, maybe half the profession? — knows that this is very much an abstraction, to be modified whenever the evidence suggests that it’s going wrong. But nobody has come up with general rules for making such modifications.

So, on the behavioral side, clearly people aren’t perfectly rational — but there are lots of ways to be slightly stupid, and it’s very hard to come up with a general theory about which of these ways they will choose in any given situation. Behavioral economics is a fine thing, but it’s more a collection of interesting and sometimes useful observations than a general, well, paradigm that can offer guidance across a wide range of cases.

Meanwhile, markets also fail much of the time — but while we know a fair bit about what happens to particular markets in practice, we don’t seem close to a general paradigm here either.

So how do you do useful economics? In general, what we really do is combine maximization-and-equilibrium as a first cut with a variety of ad hoc modifications reflecting what seem to be empirical regularities about how both individual behavior and markets depart from this idealized case. And people using this kind of rough-and-ready approach have done really well since 2008, on everything from inflation to interest rates to the effects of austerity.

But here’s the thing: economists have done their work this way for generations. So it’s really not a new paradigm. If anything, the true new paradigm was the attempt to justify everything with maximization and equilibrium — but that’s the paradigm that failed.

Now maybe, someday, someone will find a way to do something truly new — integrate neuroscience into economics for real, not as a marginal research topic, or turn agent-based models into a useful tool. I’m for it! But merely noting the foolishness of some economists and calling for a new paradigm in the abstract won’t get us there.

 

Fare paradigmi non è facile

 

Mark Thoma ci indirizza a Justin Fox, che si sforza di essere comprensivo nei confronti del più recente personaggio della ardua scienza ingegneristica [1] che si dà da fare per mostrare a quegli sciocchi di economisti come fare le cose. Ma come chiaramente Fox comprende, la ragione per la quale non abbiamo un nuovo paradigma economico non è che gli economisti sono scemi, e neanche che tutti loro sono rigidi nei loro convincimenti (ovviamente, alcuni lo sono, altrimenti non avrei tutti gli argomenti che ho). La ragione, invece, è che è difficile.

In particolare: abbiamo un corpo di teoria economica costruito attorno agli assunti del comportamento perfettamente razionale [2] e dei mercati perfettamente funzionanti. Ogni economista, con un grano di buon senso – vale a dire, forse metà della disciplina? – sa che questa è in gran parte una astrazione, che deve essere modificata ogni qual volta le prove indicano che essa è destinata a provocare errori. Ma nessuno si è fatto venire in mente regole generali per elaborare tali modifiche.

Cosicché, dal punto di vista dei comportamenti, chiaramente le persone non sono perfettamente razionali – ci sono invece una quantità di modi per essere leggermente stupidi, ed è molto difficile farsi venire alla mente una teoria generale su quali di queste modalità essi sceglieranno in una situazione data. L’economia dei comportamenti è una bella cosa, ma è più una collezione di interessanti e talora utili osservazioni che non effettivamente un paradigma generale che possa offrire un orientamento in mezzo ad una vasta casistica.

Contemporaneamente, anche i mercati in gran parte delle occasioni non vanno a buon fine – ma mentre conosciamo abbastanza di quello che accade a certi mercati nella pratica, neanche qua siamo vicini ad un paradigma generale.

Come fare utilmente economia, dunque? In generale, quello che realmente facciamo è combinare in prima istanza massimizzazione-e-equilibrio [3] con una varietà di modifiche ad hoc che riflettono quelle che sembrano le casistiche empiriche su come sia il comportamento individuale che i mercati si allontanano da quella ipotesi idealizzata. E le persone che utilizzano questo tipo di approccio, semplicistico e di uso immediato, a partire dal 2008 hanno ottenuto buoni risultati su ogni aspetto, dall’inflazione ai tassi di interesse, agli effetti dell’austerità.

Ma il punto è lì: gli economisti hanno operato in questo modo da generazioni. Dunque, non si può dire che esso sia un nuovo paradigma. Semmai, il vero nuovo paradigma è stato il tentativo di giustificare ogni cosa con la massimizzazione e l’equilibrio – ma quello è il paradigma che ha fallito.

Ora, è possibile che un giorno qualcuno troverà un modo di fare qualcosa di veramente innovativo – integrare le neuroscienze dentro l’economia in modo vero, non come un marginale argomento di ricerca, oppure trasformare i modelli basati sull’agente [4] in strumenti utili. Io me lo auguro! Ma notare semplicisticamente la stupidità di qualche economista e pronunciarsi in astratto per un nuovo paradigma non ci porterà a quel punto.

 



[1] Nell’articolo di Fox si interloquisce con un signore di nome George Cooper, che prima di diventare operatore di finanza era stato esperto di microingegneria.

[2] Degli attori economici.

[3] Ovvero, la massimizzazione della supposta razionalità nei comportamenti del soggetti economici, e l’equilibrio delle supposte razionali funzioni di armonizzazione dei mercati.

[4] In economia, un ‘agente’ è un attore ed un soggetto che assume decisioni entro un modello. Ad esempio, coloro che acquistano e coloro che vendono sono due tipi comuni di ‘agenti’ nei modelli di equilibrio parziale di un mercato singolo.

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