I was pleased to see that David Blanchflower and Adam Posen have advocated using wage inflation as an intermediate target in their analysis of labour market slack in the US. Specifically they say
“Our results also point towards using wage inflation as an additional intermediate target for monetary policy by the FOMC, paralleling on the real activity side the de facto inflation targets on the price stability side.”
I have periodically argued for wage inflation targets in the case of the UK, but both their and my arguments are universal.
My own argument for targeting wage inflation has been a combination of theory and practicality. As I have often pointed out, there are good theoretical arguments for targeting alternative measures of inflation besides consumer prices. The way macroeconomists usually measure the cost of inflation nowadays is to score the distortion to relative prices created by the combination of general inflation and the fact that different prices are set at different times. The ‘ideal’ price index to target would be one that gave a higher weight to prices that changed infrequently, and a low weight to those that were changed often. Wages are just another price in this context, and they are changed infrequently.
The practical argument is that if we had been targeting wage inflation over the last few years, monetary policy would have worried less about the temporary inflation induced by shocks such as commodity price increases or sales taxes. Here is a chart of recent and expected wage inflation (compensation per employee) from the OECD.
In normal times we would expect 2% price inflation to be associated with something like 4% wage inflation because of productivity growth. Wage inflation has not come close to that number in recent years in the UK, US or the Eurozone. It is difficult to see how the ECB could have raised interest rates in 2011 – as they did – if they had had wage inflation as an intermediate target.
The argument put forward by Blanchflower and Posen is rather different, because they associate wage inflation with the real side of the dual mandate in the US. To quote:
“wage inflation should be considered as the primary target of FOMC policy with respect to the employment stabilization side of the Fed’s dual mandate, at least for now. Unlike unemployment, the rate of wage inflation requires less judgment and is subject to less distortion by such factors as inactivity. At least four of the labor markets measures that Yellen cites as worth monitoring- unemployment, under-employment of part-timers, long-term unemployment, and participation rate- reveal their non-structural component by their influence on wage growth. And that is what the Fed should be trying to stabilize along with prices.”
To paraphrase, unemployment (or anything similar) can become distorted as a measure of labour market slack, but wage inflation is a good indicator of the true state of the labour market.
I would add one final point. The spectre that seems to haunt central bankers is the inflation of the 1970s. That has to be avoided at all costs. Yet the 1970s was associated with what was called a wage-price spiral: both price inflation and wage inflation rising rapidly, and a feeling that this was a contest between workers and firms that neither could win, but where society was a loser. If we want to avoid a wage-price spiral happening again, it is only logical that we look at wages as well as prices.
Fissare l’obbiettivo della inflazione salariale
Mi ha fatto piacere constatare che David Blanchflower e Adam Posen hanno sostenuto l’utilizzo dell’inflazione salariale come un obbiettivo intermedio nella loro analisi sulla fiacchezza del mercato del lavoro negli Stati Uniti. In particolare, essi dicono:
“I nostri risultati mostrano anche che l’utilizzo dell’inflazione salariale è un obbiettivo intermedio aggiuntivo per la politica monetaria della FOMC [1] per l’aspetto della stabilità dei prezzi, parallelamente agli obbiettivi di inflazione effettiva dal lato della reale attività.”
Ho periodicamente sostenuto gli obbiettivi di inflazione salariale nel caso del Regno Unito, ma sia i miei argomenti che i loro hanno carattere universale.
Il mio argomento per l’utilizzo di obbiettivi di inflazione salariale era una combinazione di teoria e di pratica. Come ho spesso messo in evidenza, ci sono buone ragioni teoriche per misure di obbiettivi di inflazione alternativi, oltre ai prezzi al consumo. Il modo in cui i macroeconomisti normalmente misurano il costo dell’inflazione ai nostri giorni consiste nel correggere la distorsione sui prezzi relativi creata dalla combinazione della inflazione complessiva e dal fatto che i vari prezzi vengono fissati in tempi diversi. L’indice dei prezzi “ideale” sarebbe quello che ha attribuito un peso più elevato ai prezzi che non cambiano frequentemente, ed un peso basso a quelli che cambiano spesso. In questo contesto i salari sono semplicemente un altro prezzo, e non sono modificati frequentemente.
L’argomento pratico è che se noi avessimo definito un obbiettivo di inflazione salariale nel corso degli anni passati, la politica monetaria si sarebbe preoccupata di meno della inflazione temporanea provocata dagli shock come gli incrementi dei generi delle materie prime o dalla tassazione del valore aggiunto. Ecco una tabella sulla inflazione salariale recente ed attesa (compenso per occupato) da parte dell’OCSE:
In tempi normali ci aspetteremmo che una inflazione dei prezzi del 2% sia associata ad una inflazione da salari di circa il 4%, a causa della crescita della produttività. L’inflazione da salari non è arrivata vicina a quel dato negli anni recenti nel Regno Unito, negli Stati Uniti. E’ difficile capire come la BCE avrebbe potuto innalzare i tassi di interesse nel 2011 – come fece – se avessero avuto l’inflazione salariale come un obbiettivo intermedio.
L’argomento avanzato da Blanchflower e da Posen è piuttosto diverso, perché essi associano l’inflazione salariale con l’aspetto reale del duplice mandato (della Fed) negli Stati Uniti [2]. Ecco cosa affermano:
“l’inflazione salariale dovrebbe essere considerata come l’obbiettivo primario della politica della FOMC rispetto all’aspetto della stabilità dell’occupazione nel duplice mandato della Fed, almeno per adesso. Diversamente dalla disoccupazione, il tasso di inflazione salariale richiede minore valutazione ed è soggetto ad una minore distorsione da fattori quali l’inattività. Almeno quattro dei metri di misura che la Yellen cita come meritevoli di monitoraggio – la disoccupazione, la sottooccupazione dei lavoratori a tempo parziale, la disoccupazione di lungo periodo e il tasso di partecipazione al lavoro – mostrano la loro componente non strutturale per effetto della loro influenza sulla crescita salariale. Ed è questo che la Fed dovrebbe cercare di stabilizzare assieme ai prezzi.”
Per parafrasare, la disoccupazione (o qualcosa di simile) può risultare distorta come misura della fiacchezza del mercato del lavoro, mentre l’inflazione salariale è un buon indicatore della effettiva condizione del mercato del lavoro.
Vorrei aggiungere una considerazione finale. Lo spettro che sembra ossessionare i banchieri centrali è l’inflazione degli anno ’70. Essa deve essere evitata a tutti i costi. Tuttavia, gli anni ’70 furono associati con quella che fu definita la spirale salari-prezzi: una rapida crescente inflazione sia dei prezzi che dei salari e la sensazione che quella fosse una gara tra lavoratori ed imprese che nessuno poteva vincere, ma dove la società era perdente. Se vogliamo evitare che una spirale salari-prezzi abbia di nuovo luogo, è semplicemente logico che si guardi ai salari nello stesso modo che ai prezzi.
[1] Il Federal Open Market Committee (in italiano Comitato federale del mercato aperto, FOMC) è un organismo della Federal Reserve incaricato di sorvegliare le operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti e ne è il principale strumento di politica monetaria.
Il FOMC regola la politica monetaria specificando l’obiettivo a breve termine ovvero decidendo il federal funds rate, ovvero livello dei tassi d’interesse negli USA. (Wikipedia)
[2] Per duplice mandato si intende il duplice obbiettivo che statutariamente è affidato alla Fed, della stabilità dei prezzi e della piena occupazione.
By mm
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