Articoli sul NYT

Gli scrocconi degli Altipiani della California, di Paul Krugman (New York Times 27 aprile 2014)

 

High Plains Moochers

APRIL 27, 2014 Paul Krugman

It is, in a way, too bad that Cliven Bundy — the rancher who became a right-wing hero after refusing to pay fees for grazing his animals on federal land, and bringing in armed men to support his defiance — has turned out to be a crude racist. Why? Because his ranting has given conservatives an easy out, a way to dissociate themselves from his actions without facing up to the terrible wrong turn their movement has taken.

For at the heart of the standoff was a perversion of the concept of freedom, which for too much of the right has come to mean the freedom of the wealthy to do whatever they want, without regard to the consequences for others.

Start with the narrow issue of land use. For historical reasons, the federal government owns a lot of land in the West; some of that land is open to ranching, mining and so on. Like any landowner, the Bureau of Land Management charges fees for the use of its property. The only difference from private ownership is that by all accounts the government charges too little — that is, it doesn’t collect as much money as it could, and in many cases doesn’t even charge enough to cover the costs that these private activities impose. In effect, the government is using its ownership of land to subsidize ranchers and mining companies at taxpayers’ expense.

It’s true that some of the people profiting from implicit taxpayer subsidies manage, all the same, to convince themselves and others that they are rugged individualists. But they’re actually welfare queens of the purple sage.

And this in turn means that treating Mr. Bundy as some kind of libertarian hero is, not to put too fine a point on it, crazy. Suppose he had been grazing his cattle on land belonging to one of his neighbors, and had refused to pay for the privilege. That would clearly have been theft — and brandishing guns when someone tried to stop the theft would have turned it into armed robbery. The fact that in this case the public owns the land shouldn’t make any difference.

So what were people like Sean Hannity of Fox News, who went all in on Mr. Bundy’s behalf, thinking? Partly, no doubt, it was the general demonization of government — if someone looks as if he is defying Washington, he’s a hero, never mind the details. Partly, one suspects, it was also about race — not Mr. Bundy’s blatant racism, but the general notion that government takes money from hard-working Americans and gives it to Those People. White people who wear cowboy hats while profiting from government subsidies just don’t fit the stereotype.

Most of all, however — or at least that’s how it seems to me — the Bundy fiasco was a byproduct of the dumbing down that seems ever more central to the way America’s right operates.

American conservatism used to have room for fairly sophisticated views about the role of government. Its economic patron saint used to be Milton Friedman, who advocated aggressive money-printing, if necessary, to avoid depressions. It used to include environmentalists who took pollution seriously but advocated market-based solutions like cap-and-trade or emissions taxes rather than rigid rules.

But today’s conservative leaders were raised on Ayn Rand’s novels and Ronald Reagan’s speeches (as opposed to his actual governance, which was a lot more flexible than the legend). They insist that the rights of private property are absolute, and that government is always the problem, never the solution.

The trouble is that such beliefs are fundamentally indefensible in the modern world, which is rife with what economists call externalities — costs that private actions impose on others, but which people have no financial incentive to avoid. You might want, for example, to declare that what a farmer does on his own land is entirely his own business; but what if he uses pesticides that contaminate the water supply, or antibiotics that speed the evolution of drug-resistant microbes? You might want to declare that government intervention never helps; but who else can deal with such problems?

Well, one answer is denial — insistence that such problems aren’t real, that they’re invented by elitists who want to take away our freedom. And along with this anti-intellectualism goes a general dumbing-down, an exaltation of supposedly ordinary folks who don’t hold with this kind of stuff. Think of it as the right’s duck-dynastic moment.

You can see how Mr. Bundy, who came across as a straight-talking Marlboro Man, fit right into that mind-set. Unfortunately, he turned out to be a bit more straight-talking than expected.

I’d like to think that the whole Bundy affair will cause at least some of the people who backed him to engage in self-reflection, and ask how they ended up lending support, even briefly, to someone like that. But I don’t expect it to happen.

 

Gli scrocconi degli Altipiani della California, di Paul Krugman

New York Times 27 aprile 2014

 

E’ del tutto negativo, in un certo senso, che Cliven Bundy – il proprietario di un ranch che è diventato un eroe della destra dopo aver rifiutato di pagare i canoni per aver fatto pascolare i suoi animali su terreni di proprietà federale, ed aver portato con sé uomini armati per sostenere la sua ribellione – sia risultato essere un vero e proprio razzista [1]. Perché? Perché il suo sproloquio ha fornito alla destra una facile via d’uscita, un modo per dissociarsi dalle sue iniziative senza fare i conti con il terribile inaccettabile indirizzo assunto dal loro movimento.

Perché al cuore della loro impasse  c’è una perversione del concetto di libertà, che per troppe persone a destra ha finito col significare la libertà dei ricchi di fare quello che vogliono, senza riguardo alle conseguenze per gli altri.

Cominciamo dalla faccenda in senso stretto dell’utilizzo dei terreni. Per ragioni storiche, il Governo Federale possiede una quantità di territorio nel West; in alcune di quelle terre è possibile l’allevamento, l’attività mineraria, ed altro ancora. Come ogni proprietario di terreni, l’Ufficio di gestione del Territorio applica un canone per l’utilizzo dei suoi patrimoni. La sola differenza con i proprietari privati è che, da tutti i punti di vista, il Governo fa pagare molto poco – ovvero, non raccoglie il denaro che potrebbe, e in molti casi non fa neppure pagare a sufficienza per coprire i costi che queste attività private comportano. In effetti, il Governo sta utilizzando la sua proprietà dei terreni come un sussidio verso gli allevatori e le imprese minerarie a spese dei contribuenti.

E’ vero che alcuni individui che traggono profitto da questi impliciti sussidi dei contribuenti cercano ciononostante di convincere se stessi e gli altri di essere individualisti incalliti. Ma per la verità sono delle “regine dell’assistenza” [2] dei monti della California [3].

E questo a sua volta significa che trattare il signor Bundy come una sorta di eroe libertariano [4], per non esprimersi con eccessiva gentilezza, è un po’ da matti. Supponiamo che egli avesse portato al pascolo la sua mandria sulle terre di uno dei suoi vicini, e si fosse rifiutato di pagare per quel privilegio. Sarebbe stato chiaramente un furto – e impugnare le armi qualora qualcuno avesse cercato di impedire il furto lo avrebbe trasformato in una rapina a mano armata. Il fatto che in questo caso la proprietà dei terreni fosse pubblica non dovrebbe fare alcuna differenza.

Quale è stato, dunque, il ragionamento di individui come Sean Hannity di Fox News [5], che sono tutti scesi in campo a favore del signor Bundy? In parte, non c’era dubbio, una generale demonizzazione del Governo – se qualcuno si atteggia a sfidante di Washington è un eroe, a prescindere dai dettagli. In parte, si ha il sospetto, anche il tema della razza – non il razzismo esplicito del signor Bundy, ma l’idea più generale che il Governo prenda soldi dagli americani che lavorano duramente per darli a “quella gentaccia” [6]. I bianchi che indossano cappelli da cowboy e traggono vantaggio dai sussidi del Governo non si adattano granché allo stereotipo.

Più di tutto, comunque – o almeno quello è quanto mi è parso – il fallimento della vicenda di Bundy è stato un sottoprodotto dell’impoverimento intellettuale della destra, che sembra anche più importante dei modi nei quali essa opera.

Il conservatorismo americano era solito avere qualche margine per punti di vista abbastanza sofisticati sul ruolo del governo della cosa pubblica. Il suo ‘santo patrono’ era Milton Friedman, che sosteneva, se necessaria, una politica aggressiva del coniare valuta, per evitare le depressioni. Era normale che in esso ci fosse spazio per ambientalisti che prendevano sul serio l’inquinamento, pur sostenendo soluzioni imperniate sul mercato come il cap-and-trade [7], oppure sulle tasse sulle emissioni invece di regole rigide.

Ma i dirigenti conservatori del giorno d’oggi sono stati allevati sui racconti di Ayn Rand e sui discorsi di Ronald Reagan (assai diversi dal suo modo di governare effettivo, che fu un bel po’ più flessibile di quanto oggi si fantastica). Essi ribadiscono in continuazione che i diritti della proprietà privata sono assoluti, e che il governo è sempre il problema, mai la soluzione.

Il guaio è che tali convincimenti sono fondamentalmente indifendibili nel mondo moderno, che ha in abbondanza quelle che gli economisti chiamano ‘esternalità’ – costi che l’iniziativa privata impone agli altri, ma che le persone non hanno alcun incentivo finanziario per evitare. Siete liberi, ad esempio, di sostenere che quello che un agricoltore fa sui suoi campi è interamente affar suo; ma che accade se utilizza pesticidi che contaminano la risorsa idrica, o antibiotici che accelerano l’evoluzione di specie di microbi resistenti alle sostanze chimiche? Si può stabilire che il contributo del Governo non serve mai; ma chi altro può affrontare problemi del genere?

Ebbene, un modo per rispondere è negare i problemi – ripetere che essi non sono veri, che sono inventati da mentalità elitarie che vogliono toglierci libertà. E va di conserva a questo anti intellettualismo una generale  banalizzazione, nella esaltazione della presunta gente comune che non avrebbe niente da spartire con cose del genere. Come se la destra si trovasse in una sorta di ‘momento’ della ‘dinastia dei Duck” [8].

Vi potete render conto di come il signor Bundy, che si è presentato come una specie di Marlboro Man [9] senza peli sulla lingua, sia calzato a pennello con quell’atteggiamento mentale. Sfortunatamente, è poi venuto fuori che era ‘senza peli sulla lingua’ molto di più di quello che ci si aspettasse.

Vorrei pensare che l’intera faccenda di Bundy costringerà almeno alcune persone che l’hanno appoggiato ad impegnarsi in una riflessione su se stessi, chiedendosi come possono essere finiti a dare sostegno ad un personaggio del genere. Ma non mi aspetto che accada.


 

 

 


[1] La vicenda del signor Bundy è spiegata nell’articolo. In sostanza, da quello che comprendo, le sue affermazioni razzistiche sono intervenute in un secondo tempo, mettendo in grave imbarazzo tutti i suoi sostenitori. Ad un certo punto, piuttosto esaltato dall’interesse provocato sulla questione della imposta di concessione, se n’è uscito dicendo “Vi voglio raccontare un’altra cosa che so sui negri …” ed ha aggiunto varie sconcezze (“abortiscono, fanno andare in galera i figli giovani, si comportavano meglio quando erano schiavi e sapevano cogliere il cotone anziché godere dei sussidi assistenziali etc. etc.”).

[2] E’ una espressione che venne coniata da Ronald Reagan, nella sua offensiva contro i sussidi dello Stato assistenziale, che a suo parere finivano nelle tasche di vere e proprie “Regine dell’assistenza”, preferibilmente negre e abituate a scorrazzare su automobili “Cadillac”.

[3] “Purple sage”, o “salvia leucophilla”. È una pianta aromatica della California, che cresce sulle montagne in prossimità della costa del Pacifico. In questo caso è usato come un sinonimo di quei territori. Esiste anche una piccola cittadina con quel nome, ed esisteva un complesso musicale (“Riders of purple sage”), che derivava il nome da un film muto del 1918 dal titolo, appunto, “I cavalieri della salvia viola”.

z 47

 

 

 

 

 

 

 

 

[4] Per i concetto di “pensiero libertariano” vedi alle note sulla Traduzione la voce sulla scrittrice Ayn Rand. In sostanza  si tratta di una sorta di radicalismo anarco-capitalista …. dunque qualcosa che non è semplice tradurre nella cultura politica europea. Ma non si pensi che sia un fenomeno degli inizi del secolo scorso, dato che la Ayn Rand è una autrice molto in voga tra i repubblicani americani odierni.

[5] Famosa emittente televisiva di orientamento di destra.

[6] Per “Quella Gente” si intende gli assistiti, i poveri, preferibilmente se di colore.

[7] Ovvero, un sistema mirante alla limitazione delle emissioni che si basa sulla definizione di un limite (“cap”) e sulla possibilità successiva di aprire un commercio tra le imprese, facendo diventare il rispetto o il superamento qualitativo di tale limite un valore economico, ed il non-rispetto un costo. Vale a dire che chi realizza buone prestazioni può “venderle” a chi non le realizza, per consentire a questi ultimi di continuare ad operare in difetto sulle norme per un certo tempo, ma pagando i virtuosi. In altre parole, ci sarebbero limiti e su quei limiti si avvierebbe una competizione economica reale, essendo interesse di tutti di comportarsi nel migliore dei modi, per evitare costi, ed anche – se virtuosi – per ‘rivendere’ i propri buoni risultati.

[8] Il riferimento è ad una serie ‘reality’ della televisione americana, i cui protagonisti sono i componenti della “dinastia dei Duck”, una famiglia di cacciatori di anatre che da quanto ho capito fanno grandi affari con la loro attività. Può sembrare arduo seguire paragoni di questo genere, ma la serie televisiva era arrivata a realizzare circa 12 milioni di spettatori, un record per trasmissioni del genere. Lo show realizzava altresì 80 milioni di dollari di vendita di pubblicità nei primo nove mesi del 2013 e 400 milioni di dollari di oggettistica connessa, metà della quale venduta nella catena Walmart. Ed ecco la dinastia dei signori Robertson, in arte “Duck”.

z 49

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[9] Spiacente, ma oggi la traduzione è impervia di riferimenti per noi ostici. Marlboro Man  è un individuo che dal 1954 al 1999 compariva negli avvisi pubblicitari delle omonime sigarette, cowboy anche lui , impersonato da un attore fumante in un ambiente agreste:

z 50

 

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"