Blog di Krugman

La quinta libertà (3 aprile 2014)

 

Apr 3, 10:42 am

The Fifth Freedom

Never mind freedom of speech, freedom of religion, freedom from want, freedom from fear. What America’s embattled billionaires are demanding, as their birthright (and I mean that pretty much literally), is something much more important: freedom from criticism. Making a desperate stand in the maquis the Wall Street Journal, heroic, oppressed men like Tom Perkins and now Charles Koch have been telling it like it is: anyone who says anything negative about them is just like the Nazis, or maybe Stalin.

OK, to be fair, Koch didn’t explicitly say that his critics are like Hitler or Stalin. Here’s what he said:

Instead of encouraging free and open debate, collectivists strive to discredit and intimidate opponents. They engage in character assassination. (I should know, as the almost daily target of their attacks.) This is the approach that Arthur Schopenhauer described in the 19th century, that Saul Alinsky famously advocated in the 20th, and that so many despots have infamously practiced. Such tactics are the antithesis of what is required for a free society—and a telltale sign that the collectivists do not have good answers.

So, as Jonathan Chait points out, he could be referring to some other despots. Maybe Francisco Franco?

And yes, character assassination is the mark of collectivism. You would never, ever, see the Wall Street Journal doing that; and liberals are absolutely never subjected to personal attack from the right. Oh, wait.

But freedom from criticism isn’t meant to be a universal right. It’s for the job creators. You might call it the droit du seigneur.

Anyway, what’s interesting is just how thin-skinned these people are.

 

La quinta libertà

 

Non contano la libertà di parola, la libertà d religione, la libertà dal bisogno, la libertà dalla paura [1]. Quello che i miliardari americani in lotta stanno rivendicando, come loro diritto dalla nascita (e intendo in senso quasi letterale), è qualcosa di molto più importante: la libertà dalle critiche. Uomini eroici, oppressi come Tom Perkins ed ora Charles Koch, assumendo una presa di posizione disperata alla macchia  sul Wall Street Journal, stanno pressappoco dicendo questo: chiunque dica qualcosa di negativo nei loro confronti è proprio come i nazisti, o forse come Stalin.

Va bene, per esser giusti, Koch non ha detto esplicitamente che i suoi critici sono come Hitler o come Stalin. Ecco quello che ha detto:

Invece di incoraggiare un dibattito libero ed aperto, i collettivisti si sforzano di discreditare e di intimidire i loro oppositori. Ingaggiano una sorta di pubblica diffamazione della reputazione (dovrei saperlo, essendo quasi quotidianamente il bersaglio dei loro attacchi). Questo è il metodo che Arthur Schopenhauer descriveva nel 19° Secolo, che Saul Alinsky [2] notoriamente sostenne nel 20° Secolo, e che tanti despoti hanno praticato con infamia. Tali tattiche sono l’opposto di quello che è necessario in una società libera – e sono la spia che i collettivisti non hanno ricevuto risposte adeguate.”

Dunque, come ha indicato Jonathan Chait, potrebbe darsi che egli si riferisca ad altri despoti. Forse a Francisco Franco [3]?

E sì, la diffamazione della reputazione personale è il segno distintivo del collettivismo. Non vedrete mai, dico mai, il Wall Street Journal fare cose del genere; ed i progressisti non sono mai oggetto di attacchi personali da parte della destra. E non è finita.

Con la libertà dalla critiche, inoltre, non si intende un diritto universale. Riguarda i cosiddetti “creatori di posti di lavoro”. Potreste chiamarla grosso modo “ius primae noctis”.

In ogni modo, la cosa interessante è come questa gente sia proprio permalosa.



[1] Queste erano le quattro libertà fondamentali  contenuto nel discorso di Roosevelt al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio 1941.

[2] Scrittore ed organizzazione di comunità di base americano, nato nel 1909 a Chicago e morto nel 1972. Famoso il suo libro: “Regole per radicali”.

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[3] Se non sbaglio a suo tempo il dittatore spagnolo fu oggetto di simpatie da parte della famiglia Koch, della quale Charles è oggi esponente di punta, che è nota, oltre che per le ricchezze e gli affari, anche per il finanziamento di varie fondazioni e movimenti della destra americana (dalla Fondazione Heritage al Tea Party).

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