Blog di Krugman

La stupidità nel discorso economico (1 aprile 2014)

 

Apr 1, 2:39 pm 81

Stupidity in Economic Discourse 2

I’ve written before about the myth of the stupid progressive economist.Many conservative economists have a fixed idea in their heads — it’s more than just a presumption, because it seems completely impervious to evidence — that progressive economists are dumb guys who don’t understand basic economics. And because of this fixed idea, conservatives appear literally unable to read what my side writes; they criticize the dumb things they’re sure we must have said, without checking to see if that’s what we actually said.

In the linked post I wrote about health reform issues, but you also see this in macro: five years and more into this discussion, freshwater economists still can’t wrap their brains around the notion that modern Keynesians (both New and eclectic) have actually done a lot of hard thinking over the past few decades. I’ve called this a failure of reading comprehension, but it’s actually an unwillingness to read at all, to so much as glance at what the actual argument might be.

And I mean that quite literally. Brad DeLong quotes from a John Cochrane paper (no link) which declares that those stupid Keynesians don’t understand why monetary policy is ineffective. It’s not because of the zero lower bound, it’s because bonds and monetary base are perfect substitutes:

In this analysis, monetary policy is impotent, but not for the usual reason that interest rates are nearly zero. The Fed can arbitrarily exchange Treasury debt for money, and increase the money supply as much as we like. But nobody cares if it does so, since the “flight to liquidity” is equally towards all forms of Government debt. If we want more fruit and less cheese, putting more apples and less oranges in the fruit basket won’t help.

So, I think I can say without boasting that the modern revival of liquidity-trap economics began with my 1998 Brookings Paper (pdf). Here’s the first sentence of that paper:

THE LIQUIDITY TRAP – that awkward condition in which monetary policy loses its grip because the nominal interest rate is essentially zero, in which the quantity of money becomes irrelevant because money and bonds are essentially perfect substitutes – played a central role in the early years of macroeconomics as a discipline.

That was 16 years ago. Just saying.

 

La stupidità nel discorso economico, 2

 

Ho scritto in precedenza [1] sul mito dell’economista progressista stupido. Molti economisti conservatori hanno un’idea fissa nelle loro teste, che gli economisti progressisti siano individui sciocchi che ignorano le basi dell’economia (è più di una semplice presunzione, perché sembra completamente impermeabile ai fatti). E a causa di questa idea fissa, i conservatori appaiono completamente incapaci di leggere quello che il mio schieramento scrive; criticano le stupidaggini che sono certi dobbiamo aver detto, senza controllare di vedere se le abbiamo dette effettivamente.

Il post connesso che scrissi riguardava i temi della riforma sanitaria, ma lo potete constatare anche a proposito di macroeconomia: cinque anni e più di questo dibattito, e gli economisti dell’ “acqua dolce” [2] non possono capacitarsi dell’idea che i keynesiani contemporanei (sia neokeynesiani che eclettici) abbiano in verità realizzato una quantità di pensieri approfonditi nei decenni passati. L’ho definita una incapacità di comprendere ciò che si legge, ma in realtà è proprio una non volontà di leggere, non più di un’occhiata qualsiasi sia l’argomento.

E intendo dire questo proprio alla lettera. Brad DeLong cita un saggio di John Cochrane (non c’è connessione) che afferma che quegli stupidi keynesiani non capiscono le ragioni per le quali la politica monetaria è inefficace. Ciò non dipende dal limite inferiore di zero, dipende dal fatto che i bond e la base monetaria sono perfetto sostituti:

“In questa analisi, la politica monetaria è impotente, ma non per la consueta ragione per la quale i tassi di interesse sono prossimi a zero. La Fed può scambiare debito del Tesoro con moneta, ed accrescere l’offerta di moneta a nostro piacimento. Ma se lo fa nessuno se ne cura, dal momento che la “fuga verso la liquidità” vale egualmente per tutte le forme di indebitamento del Governo. Se si vuole più frutta e meno formaggio, mettere più mele e meno aranci nel cestino della frutta non aiuterà.”

Dunque, penso di poter dire senza darmi troppe arie che il moderno revival dell’economia della trappola di liquidità cominciò con il mio scritto del 1998 su Brookings Paper (disponibile in pdf). Ecco la prima frase di quel saggio:

“LA TRAPPOLA DI LIQUIDITA’ – quella imbarazzante condizione nella quale la politica monetaria perde la sua presa perché il tasso nominale di interesse è praticamente zero, nella quale la quantità di moneta diventa irrilevante perché la moneta ed i bond sono perfetti sostituti – ha giocato un ruolo centrale nei primi anni della disciplina macroeconomica.”

Accadeva sedici anni orsono. Solo per dire.



[1] Post del 14 febbraio 2014.

[2] Per “freshwater economics” si vedano le note sulla Traduzione.

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