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Offerta, domanda e sussidi di disoccupazione (dal blog di Krugman, 15 aprile 2014)

 

Apr 15, 12:05 pm

Supply, Demand, and Unemployment Benefits

Ben Casselman points out that we’ve had a sort of natural experiment in the alleged effects of unemployment benefits in reducing employment. Extended benefits were cancelled at the beginning of this year; have the long-term unemployed shown any tendency to find jobs faster? And the answer is no.

Let me parse this a bit more, and ask, how was it, exactly, that reduced benefits were supposed to encourage employment in the first place?

Making the unemployed miserable arguably increases labor supply, as workers become less choosy and more willing to take whatever job they can find. But the US labor market in 2014 isn’t constrained by supply, it’s constrained by demand: given what firms can sell, they have no need for as many hours of work as workers are willing to give.

So make the long-term unemployed more desperate; so what? They can’t do anything to increase the amount of work demanded, and in fact their reduced purchasing power reduces labor demand.

You might imagine that the long-term unemployed, through their desperation, might take jobs away from existing workers — but it’s not easy to see how that might work, and there’s no evidence that this is happening.

So the point is that as long as you understood that we have a demand-constrained economy, you knew that cutting off the unemployed would produce all pain, no gain. And your prediction was right.

Oh, and this constitutes another source of evidence that the “regular economics” extolled by Barro and others — that is, economics in which unemployment benefits must reduce employment because they’re “paying people not to work” — is just wrong in a depressed economy.

 

Offerta, domanda e sussidi di disoccupazione

Ben Casselman mette in evidenza che abbiamo avuto una sorta di esperimento naturale sugli effetti presunti dei sussidi di disoccupazione nella riduzione dell’occupazione. I sussidi prorogati furono cancellati agli inizi di quest’anno; i disoccupati a lungo termine hanno mostrato una qualche tendenza a trovare più velocemente posti di lavoro? E la risposta è no.

Lasciatemi analizzare un po’ di più la questione, e chiedere, in che modo, anzitutto, si supponeva che il taglio dei sussidi incoraggiasse l’occupazione?

Rendere i disoccupati disperati probabilmente accresce l’offerta di lavoro, dato che i lavoratori diventano meno esigenti e più disponibili ad accettare qualsiasi posto di lavoro trovino. Ma il mercato del lavoro degli Stati Uniti nel 2014 è limitato dalla domanda: considerato quello che le imprese possono vendere, esse non hanno bisogno di tante ore di lavoro quante i lavoratori sono disponibili ad offrire.

Così si rendono i disoccupati a lungo termine più disperati; e poi che accade? Essi non possono fare niente per aumentare la quantità di lavoro richiesta, e di fatto il loro ridotto potere di acquisto riduce la domanda di lavoro.

Ci si può immaginare che i disoccupati e lungo termine, per effetto della loro disperazione, tolgano posti di lavoro a lavoratori esistenti – ma non è facile vedere come questo possa funzionare, e non c’è alcuna prova che questo stia accadendo.

Dunque il punto è che per quanto si fosse compreso che avevamo un’economia limitata dalla domanda, si sapeva che liquidare i disoccupati avrebbe prodotto solo pene e nessun vantaggio. E tale previsione era giusta.

In conclusione: tutto questo fornisce un’altra prova che l’ “economia ortodossa” esaltata da Barro e da altri [1] – vale a dire, l’economia per la quale i sussidi di disoccupazione possono ridurre l’occupazione perché con essi si paga “la gente per non lavorare” – in una economia depressa, sono semplicemente sbagliati.


 


[1] Robert Joseph Barro è un macroeconomista americano di orientamento neoclassico, considerato tra i fondatori della scuola della “nuova macroeconomia classica” assieme a Lucas ed a Sargent. E’ nato nel 1944.

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