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Rube Goldberg è sopravvissuto, di Paul Krugman (New York Times, 3 aprile 2014)

 

Rube Goldberg Survives

APRIL 3, 2014 Paul Krugman

Holy seven million, Batman! The Affordable Care Act, a k a Obamacare, has made a stunning comeback from its shambolic start. As the March 31 deadline for 2014 coverage approached, there was a surge in applications at the “exchanges” — the special insurance marketplaces the law set up. And the original target of seven million signups, widely dismissed as unattainable, has been surpassed.

 

But what does it mean? That depends on whether you ask the law’s opponents or its supporters. You see, the opponents think that it means a lot, while the law’s supporters are being very cautious. And, in this one case, the enemies of health reform are right. This is a very big deal indeed.

Of course, you don’t find many Obamacare opponents admitting outright that 7.1 million and counting signups is a huge victory for reform. But their reaction to the results — It’s a fraud! They’re cooking the books! — tells the tale. Conservative thinking and Republican political strategy were based entirely on the assumption that it would always be October, that Obamacare’s rollout would be an unremitting tale of disaster. They have no idea what to do now that it’s turning into a success story.

So why are many reform supporters being diffident, telling us not to read too much into the figures? Well, at a technical level they’re right: The precise number of signups doesn’t matter much for the functioning of the law, and there may still be many problems despite the March surge. But I’d argue that they’re missing the forest for the trees.

The crucial thing to understand about the Affordable Care Act is that it’s a Rube Goldberg device, a complicated way to do something inherently simple. The biggest risk to reform has always been that the scheme would founder on its complexity. And now we know that this won’t happen.

Remember, giving everyone health insurance doesn’t have to be hard; you can just do it with a government-run program. Not only do many other advanced countries have “single-payer,” government-provided health insurance, but we ourselves have such a program — Medicare — for older Americans. If it had been politically possible, extending Medicare to everyone would have been technically easy.

But it wasn’t politically possible, for a couple of reasons. One was the power of the insurance industry, which couldn’t be cut out of the loop if you wanted health reform this decade. Another was the fact that the 170 million Americans receiving health insurance through employers are generally satisfied with their coverage, and any plan replacing that coverage with something new and unknown was a nonstarter.

So health reform had to be run largely through private insurers, and be an add-on to the existing system rather than a complete replacement. And, as a result, it had to be somewhat complex.

Now, the complexity shouldn’t be exaggerated: The basics of reform only take a few minutes to explain. And it has to be as complicated as it is. There’s a reason Republicans keep defaulting on their promise to propose an alternative to the Affordable Care Act: All the main elements of Obamacare, including the subsidies and the much-attacked individual mandate, are essential if you want to cover the uninsured.

 

Nonetheless, the Obama administration created a system in which people don’t simply receive a letter from the federal government saying “Congratulations, you are now covered.” Instead, people must go online or make a phone call and choose from a number of options, in which the cost of insurance depends on a calculation that includes varying subsidies, and so on. It’s a system in which many things can go wrong; the nightmare scenario has always been that conservatives would seize on technical problems to discredit health reform as a whole. And last fall that nightmare seemed to be coming true.

 

But the nightmare is over. It has long been clear, to anyone willing to study the issue, that the overall structure of Obamacare made sense given the political constraints. Now we know that the technical details can be managed, too. This thing is going to work.

And, yes, it’s also a big political victory for Democrats. They can point to a system that is already providing vital aid to millions of Americans, and Republicans — who were planning to run against a debacle — have nothing to offer in response. And I mean nothing. So far, not one of the supposed Obamacare horror stories featured in attack ads has stood up to scrutiny.

So my advice to reform supporters is, go ahead and celebrate. Oh, and feel free to ridicule right-wingers who confidently predicted doom.

Clearly, there’s a lot of work ahead, and we can count on the news media to play up every hitch and glitch as if it were an existential disaster. But Rube Goldberg has survived; health reform has won.

 

Rube Goldberg [1] è sopravvissuto, di Paul Krugman

New York Times, 3 aprile 2014

 

 

Accidenti, Batman, sette milioni! [2] La Legge sulla Assistenza Sostenibile, ovvero la riforma sanitaria di Obama, è rientrata sulla scena in modo sensazionale dopo la sua disastrosa partenza. Come ci siamo avvicinati alla scadenza del 31 marzo per le coperture assicurative del 2014, c’è stata una crescita delle registrazioni presso le ‘borse sanitarie’ – gli specifici mercati assicurativi che la legge ha introdotto. E l’originario obbiettivo di sette milioni di iscrizioni, ampiamente pronosticato come irraggiungibile, è stato sorpassato.

Ma cosa significa? Dipende se lo chiedete agli oppositori della legge o ai suoi sostenitori. Come vi siete accorti, gli oppositori pensano che sia molto importante, mentre i sostenitori della legge sono molto cauti. E, in questo unico caso, i nemici della riforma sanitaria hanno ragione. Questa è davvero una grossa faccenda.

Naturalmente, non trovate molti oppositori della riforma di Obama che ammettono apertamente che 7,1 milioni e passa di iscrizioni siano una grande vittoria della riforma. Ma la loro reazione ai risultati – “E’ un inganno! Stanno truccando i registri!” – dice tutto. Il pensiero dei conservatori e la strategia politica dei repubblicani si basava interamente sull’assunto che non ci si sarebbe distaccati dai dati dell’ottobre scorso, che il lancio della riforma sanitaria sarebbe stata una storia ininterrotta di disastri. Non hanno idea di cosa fare ora che si è trasformata in una storia di successo.

Dunque, perché molti sostenitori della riforma sono diffidenti e ci ammoniscono non voler veder troppo nei dati? Ebbene, in senso tecnico hanno ragione: il numero preciso delle iscrizioni non ha molta importanza per il funzionamento della legge, e ci sono ancora molti problemi nonostante il picco di marzo. Ma direi che stanno confondendo gli alberi con la foresta.

La cosa cruciale da capire sulla Legge per l’Assistenza Sostenibile è che essa è un oggetto alla Rube Goldberg, un modo complicato per fare una cosa intrinsecamente semplice. Il rischio più grande della riforma è sempre stato quello di naufragare nella sua complessità. Ed oggi sappiamo che non è successo.

Si ricordi, dare a tutti l’assicurazione sanitaria non c’è bisogno che sia complicato; lo si può fare con un programma gestito dal Governo. Non solo molti altri paesi avanzati hanno sistemi centralizzati di pagamento, l’assicurazione sanitaria fornita dallo Stato, ma noi stessi abbiamo un programma del genere – Medicare – per gli americani più anziani. Se fosse stato politicamente possibile estendere Medicare a tutti, sarebbe stato tecnicamente semplice.

Ma non era politicamente possibile per un paio di ragioni. Una era il potere del settore assicurativo, che non poteva essere messo fuori dal giro se si voleva in questo decennio la riforma sanitaria. L’altra era che i 170 milioni di americani che ricevono l’assicurazione sanitaria attraverso i datori di lavoro sono generalmente soddisfatti del servizio, e qualsiasi piano che rimpiazzasse quella copertura con qualcosa di nuovo e di sconosciuto non sarebbe mai partito.

Dunque, la riforma sanitaria doveva essere in larga parte gestita attraverso gli assicuratori privati, ed essere una fattore aggiuntivo al sistema esistente anziché una sua completa sostituzione. E, di conseguenza, doveva essere qualcosa di complicato.

Ora, la complessità non dovrebbe essere esagerata: gli elementi di base della riforma richiedono pochi minuti per essere spiegati. Ed essa non può non avere le complicazioni che ha. C’è una ragione per la quale i repubblicani continuano a non poter mantenere la loro promessa di una alternativa alla Legge sulla Assistenza Sostenibile: tutti i principali elementi della riforma di Obama, inclusi i sussidi ed il molto attaccato ‘coinvolgimento’ individuale [3], sono essenziali se si vuole proteggere i non assicurati.

Ciononostante, la Amministrazione Obama ha creato un meccanismo nel quale le persone non ricevono semplicemente una lettera dal Governo Federale che dice: “Congratulazioni, ora siete assicurati.” Invece, le persone devono andare su Internet o fare una telefonata e scegliere tra un certo numero di opzioni, nelle quali il costo della assicurazione dipende da un calcolo che include la variabilità dei sussidi, e così via. E’ un sistema nel quale molte cose possono andare storte: lo scenario da incubo è sempre stato quello per cui i conservatori avrebbero sfruttato i problemi tecnici per screditare la riforma sanitaria nel suo complesso. E lo scorso autunno l’incubo sembrava davvero in arrivo.

Ma l’incubo è passato. Era chiaro da molto tempo, per chi avesse voglia di studiare la questione, che la struttura complessiva della riforma di Obama, dati i condizionamenti politici, aveva il suo senso. Ora sappiamo anche che i dettagli tecnici possono essere gestiti. La cosa è destinata a funzionare.

E, sicuramente, è anche una grande vittoria politica per i democratici. Essi possono mostrare un sistema che sta già fornendo un aiuto vitale a milioni di americani, ed i repubblicani – che avevano previsto di imbattersi in una debacle – non hanno niente da dare in risposta. Intendo proprio dire niente.  Sino ad aggi, nessuno dei presunti racconti dell’orrore presentati nella propaganda ostile ha superato lo scrutinio.

Dunque, il mio consiglio ai sostenitori della riforma è: andate avanti e festeggiate. Ed anche sentitevi liberi di mettere in ridicolo le destre che fiduciosamente annunciavano sventure.

Chiaramente, ci sarà molto lavoro da fare d’ora in avanti, e prevedere che le cronache giornalistiche enfatizzeranno tutti i contrattempi e gli intoppi come se si trattasse di un disastro esistenziale. Ma Rube Goldberg è sopravvissuto: la riforma sanitaria ha vinto.



[1] Reuben Garret Lucius Goldberg, meglio conosciuto col diminutivo Rube, è stato un fumettista statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la satira nel 1948. I suoi fumetti erano famosi per stranissimi congegni meccanici complicati, che servivano a fare cose semplicissime. Un esempio:

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[2] Non so spiegare questa ironia su Batman. Forse dipende dal fatto che  di recente è apparsa la notizia che per vari milioni di dollari è stata messa in vendita la famosa “Batmobile” ….

[3] Il “mandate” (che significa ‘delega’) è il termine con il quale si indica l’obbligo per ogni americano, a prescindere dalle sue condizioni di salute, ad acquistare una assicurazione. E’ dunque un coinvolgimento obbligatorio di ogni cittadino nel sistema, che garantisce un suo equilibrio economico (perché se coloro che godono di buona salute non si iscrivessero, i costi assicurativi per tutti gli altri sarebbero molto grandi). Ovviamente, sono necessari sussidi pubblici per coloro che hanno redditi bassi.

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