Blog di Krugman

Sole nascente (dal blog di Krugman, 15 aprile 2014)

 

Apr 15, 11:37 am

Rising Sun

Joe Romm draws our attention to the third slice of the latest IPCC report on climate change, on the costs of mitigation; the panel finds that these costs aren’t that big — a few percent of GDP even by the end of the century, which means only a trivial hit to the growth rate.

At one level this shouldn’t be considered news. It has been apparent for quite a while that given the right incentives we could maintain economic growth even while greatly reducing greenhouse gas emissions. But there is, in fact, some news that greatly strengthens the case that saving the planet would be quite cheap.

 

First, a word about the general principle here. Actually, for once I get to play “balanced” journalist, and bash both left and right. For there are some people on the left who keep insisting that economic growth is incompatible with reduced emissions, and that therefore we have to turn our backs on growth. Such people have no power, and therefore don’t do any real harm. Still, it’s worth pointing out that they have a much too narrow notion of what it means to have a growing economy. It doesn’t necessarily mean more stuff! It could be better stuff, or more services — and there are also choices to be made in how we produce and distribute stuff. There is absolutely no reason to believe in a one-for-one link between real GDP and greenhouse gases.

As a practical matter, the fallacies of the right are much more important — indeed, they may destroy civilization. What’s notable about right-wing commentary on the economics of emission reduction is how people on that side suddenly seem to change their views about the effectiveness of markets. Normally they extol the magic of the marketplace, which can brush aside all limits; but somehow they simultaneously believe that markets would be totally unable to cope with a carbon tax or a cap-and-trade system. Scarce resources are no problem; limited rights to pollute are catastrophic. It’s not hard to see the ulterior motives here, but it’s still peculiar.

In fact, you should be optimistic about the ability of a market economy to reduce emissions given the incentives. And now we know something new: the technological prospects for a low-emission economy have gotten dramatically better.

It’s kind of odd how little attention the media give to the solar revolution, but this is really huge stuff:

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In fact, it’s possible that solar will displace coal even without special incentives. But we can’t count on that. What we do know is that it’s no longer remotely true that we need to keep burning coal to satisfy electricity demand. The way is open to a drastic reduction in emissions, at not very high cost.

And that should make us optimistic about the future, right? I mean, all that stands in our way is prejudice, ignorance, and vested interests. Oh, wait.

 

Sole nascente

 

Joe Romm attira la nostra attenzione sulla terza parte dell’ultimo rapporto del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, relativa ai costi della mitigazione del fenomeno; il Comitato scopre che questi costi non sono così grandi – pochi punti percentuali del PIL persino alla fine del secolo, il che significa un effetto solo modesto sul tasso di crescita.

In un certo senso questa non dovrebbe essere considerata una novità. E’ apparso chiaro da un po’ che con gli incentivi giusti potremmo mantenere la crescita economica mentre si riducono fortemente le emissioni dei gas serra. Ma ci sono, in pratica, alcune novità che rafforzano grandemente la tesi secondo la quale salvare il pianeta potrebbe essere economico.

Anzitutto, a questo proposito una parola sui principi generali. In effetti, almeno in questa occasione mi comporterò come un giornalista “equanime”, e darò colpi sia a destra che a sinistra. Perché ci sono alcuni individui a sinistra che continuano a ritenere che la crescita economica sia incompatibile con la riduzione delle emissioni, e che di conseguenza si debba voltare le spalle alla crescita. Tali persone non hanno potere, e di conseguenza non provocano alcun danno effettivo. Eppure, merita mettere in evidenza che essi hanno una idea davvero troppo ristretta di cosa significhi avere una crescita economica. Non significa necessariamente avere più oggetti ! Potrebbe trattarsi di oggetti migliori, oppure di maggiori servizi – e ci sono pure scelte che si  possono fare sui modi in cui produciamo e distribuiamo gli oggetti. Non c’è assolutamente alcuna ragione per credere in una relazione tra PIL reale e gas serra per la quale  un punto dell’uno equivalga ad un punto dell’altro.

Da un punto di vista pratico, gli errori della destra sono molto più importanti – in effetti, essi possono distruggere la civilizzazione. Quello che è notevole rispetto ai commenti della destra sull’economia della riduzione delle emissioni è quanto le persone di quello schieramento all’improvviso sembrano modificare le loro opinioni in materia di efficacia dei mercati. Normalmente esaltano la magia del mercato, che può trascurare ogni limitazione; ma contemporaneamente in qualche modo credono che i mercati sarebbero completamente incapaci di far fronte ad una tassa sulla anidride carbonica o ad un sistema del tipo cap-and-trade [1]. Le risorse scarse non sono un problema; limiti al diritto di inquinare sono catastrofici. Non è difficile, in questo caso, constatare i motivi ulteriori, ma essi sono piuttosto strani.

Di fatto, si dovrebbe essere ottimisti sulla possibilità per una economia di mercato di ridurre le emissioni, dati gli incentivi. Ed ora ne sappiamo qualcosa in più: le prospettive tecnologiche per un’economia a basse emissioni sono diventate singolarmente migliori.

E’ piuttosto strano quanta poca attenzione i media diano alla rivoluzione solare, ma essa è per davvero una cosa grossa [2]:

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Di fatto, è possibile che il solare sostituisca il carbone persino senza incentivi. Ma non possiamo contare su questo. Quello che sappiamo è che non è più neanche lontanamente vero che si abbia bisogno di continuare a bruciare carbone per soddisfare la domanda di energia elettrica. Ed è aperta la strada ad una drastica riduzione delle emissioni, a costi davvero non molto alti.

E ciò ci dovrebbe rendere ottimisti sul futuro, non è così? Voglio dire tutto quello che si mette di traverso è il pregiudizio, l’ignoranza e gli interessi costituiti. Non è detto, aspettate.



[1] Ovvero, un sistema mirante alla limitazione delle emissioni che si basa sulla definizione di un limite (“cap”) e sulla possibilità successiva di aprire un commercio tra le imprese, facendo diventare il rispetto o il superamento qualitativo di tale limite un valore, ed il non-rispetto un costo. Vale a dire che chi realizza buone prestazioni può “venderle” a chi non le realizza, per consentire a questi ultimi di continuare ad operare. In altre parole, ci sarebbero limiti e su quei limiti si avvierebbe una competizione economica reale, essendo interesse di tutti – almeno in teoria – di comportarsi nel migliore dei modi, per guadagnare ed evitare costi, ed anche – se virtuosi – di ‘rivendere’ i propri buoni risultati.

[2] La tabella successiva mostra il crollo dei costi dell’energia solare (il costo del singolo modulo) che è passato da 16 dollari per watt nel 1980 a 1 dollaro nel 2012, ed ormai si colloca praticamente nell’area di costo del carbone e del gas naturale (la banda grigia).

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