MAY 8, 2014 Paul Krugman
Institutional Investor’s latest “rich list” in its Alpha magazine, its survey of the 25 highest-paid hedge fund managers, is out — and it turns out that these guys make a lot of money. Surprise!
Yet before we dismiss the report as nothing new, let’s think about what it means that these 25 men (yes, they’re all men) made a combined $21 billion in 2013. In particular, let’s think about how their good fortune refutes several popular myths about income inequality in America.
First, modern inequality isn’t about graduates. It’s about oligarchs. Apologists for soaring inequality almost always try to disguise the gigantic incomes of the truly rich by hiding them in a crowd of the merely affluent. Instead of talking about the 1 percent or the 0.1 percent, they talk about the rising incomes of college graduates, or maybe the top 5 percent. The goal of this misdirection is to soften the picture, to make it seem as if we’re talking about ordinary white-collar professionals who get ahead through education and hard work.
But many Americans are well-educated and work hard. For example, schoolteachers. Yet they don’t get the big bucks. Last year, those 25 hedge fund managers made more than twice as much as all the kindergarten teachers in America combined. And, no, it wasn’t always thus: The vast gulf that now exists between the upper-middle-class and the truly rich didn’t emerge until the Reagan years.
Second, ignore the rhetoric about “job creators” and all that. Conservatives want you to believe that the big rewards in modern America go to innovators and entrepreneurs, people who build businesses and push technology forward. But that’s not what those hedge fund managers do for a living; they’re in the business of financial speculation, which John Maynard Keynes characterized as “anticipating what average opinion expects the average opinion to be.” Or since they make much of their income from fees, they’re actually in the business of convincing other people that they can anticipate average opinion about average opinion.
Once upon a time, you might have been able to argue with a straight face that all this wheeling and dealing was productive, that the financial elite was actually providing services to society commensurate with its rewards. But, at this point, the evidence suggests that hedge funds are a bad deal for everyone except their managers; they don’t deliver high enough returns to justify those huge fees, and they’re a major source of economic instability.
More broadly, we’re still living in the shadow of a crisis brought on by a runaway financial industry. Total catastrophe was avoided by bailing out banks at taxpayer expense, but we’re still nowhere close to making up for job losses in the millions and economic losses in the trillions. Given that history, do you really want to claim that America’s top earners — who are mainly either financial managers or executives at big corporations — are economic heroes?
Finally, a close look at the rich list supports the thesis made famous by Thomas Piketty in his book “Capital in the Twenty-First Century” — namely, that we’re on our way toward a society dominated by wealth, much of it inherited, rather than work.
And this is, if you think about, an inevitable development. Over time, extreme inequality in income leads to extreme inequality of wealth; indeed, the wealth share of America’s top 0.1 percent is back at Gilded Age levels. This, in turn, means that high incomes increasingly come from investment income, not salaries. And it’s only a matter of time before inheritance becomes the biggest source of great wealth.
But why does all of this matter? Basically, it’s about taxes.
America has a long tradition of imposing high taxes on big incomes and large fortunes, designed to limit the concentration of economic power as well as raising revenue. These days, however, suggestions that we revive that tradition face angry claims that taxing the rich is destructive and immoral — destructive because it discourages job creators from doing their thing, immoral because people have a right to keep what they earn.
But such claims rest crucially on myths about who the rich really are and how they make their money. Next time you hear someone declaiming about how cruel it is to persecute the rich, think about the hedge fund guys, and ask yourself if it would really be a terrible thing if they paid more in taxes.
I ricchi oggi sono quelli, di Paul Krugman
New York Times 8 maggio 2014
E’ uscito l’ultimissimo ‘elenco dei ricchi’ di Institutional Investor sulla sua rivista Alpha [1], il suo sondaggio sui 25 manager di hedge fund meglio pagati, e si scopre che questi signori prendono un sacco di soldi. Sorpresa!
Tuttavia, prima di liquidare il rapporto dato che non presenta niente di nuovo, fatemi pensare a quello che significa il fatto che questi 25 uomini (sì, sono tutti uomini) abbiano messo assieme 21 miliardi di dollari nel 2013. In particolare, fatemi riflettere su come la loro gran fortuna smentisca alcune leggende popolari sull’ineguaglianza dei redditi in America.
In primo luogo, la ineguaglianza contemporanea non riguarda i laureati. Riguarda gli oligarchi. I difensori dell’ineguaglianza alle stelle quasi sempre cercano di mascherare i redditi giganteschi di coloro che sono ricchi per davvero, nascondendoli in una folla di semplici benestanti. Invece di parlare dell’1 per cento, o dello 0,1 per cento, costoro parlano dei redditi in ascesa dei laureati universitari, o magari del 5 per cento di coloro che stanno in alto. L’obbiettivo di questo depistaggio è di alleggerire il quadro, di far sembrare che si stia parlando di ordinari professionisti, ‘colletti bianchi’ che hanno successo grazie all’istruzione ed al lavoro duro.
Ma ci sono molti americani ben istruiti che lavorano duramente. Per esempio, i maestri. Tuttavia, essi non percepiscono grandi somme. Lo scorso anno, quei 25 manager di hedge fund hanno avuto più del doppio di tutti gli insegnanti di asilo degli Stati Uniti messi assieme [2]. E non è vero che sia sempre stato così: sino agli anni di Reagan l’abisso che ora esiste tra la classe media superiore ed i veri e propri ricchi non era emerso.
In secondo luogo, si metta pure da parte la retorica sui “creatori di posti di lavoro” e tutto il resto. I conservatori vogliono far credere che nell’America di oggi i grandi riconoscimenti vadano agli innovatori ed agli imprenditori, gente che costruisce imprese e spinge in avanti la tecnologia. Ma non è quello che questi manager di hedge fund fanno per vivere; fanno affari con la speculazione finanziaria, che John Maynard Keynes caratterizzava come “l’anticipare quello che l’opinione media si aspetta dall’opinione media.” Oppure, dato che essi ricavano gran parte dei loro redditi dalle provvigioni, in effetti fanno affari convincendo gli altri che possono sapere in anticipo l’opinione media sull’opinione media.
Un tempo, si poteva aver la faccia tosta di sostenere che tutto questo intrallazzare fosse produttivo, che l’élite finanziaria effettivamente fornisse alla società servizi commisurati alla sua ricompensa. Ma a questo punto sono i fatti che indicano che gli hedge fund sono un pessimo affare per tutti, ad eccezione dei loro manager; essi non producono rendimenti così alti da giustificare quelle grandi provvigioni, per giunta sono una importante causa di instabilità economica.
Più in generale, stiamo ancora vivendo nell’ombra di una crisi provocata da un sistema finanziario fuori controllo. La catastrofe totale fu evitata con il salvataggio della banche a spese dei contribuenti, ma non siamo ancora per niente vicini a compensare le perdite in posti di lavoro, per milioni di unità, e quelle economiche, per migliaia di miliardi di dollari. Con una storia del genere, si può davvero pretendere che coloro che guadagnano più di tutti in America – principalmente manager finanziari e dirigenti delle grandi imprese – siano eroi dell’economia?
Infine, un’occhiata più attenta alla lista dei ricchi conferma la tesi che ha reso famoso il libro di Thomas Piketty “Il capitale nel Ventunesimo Secolo” – ovvero, che siamo sulla strada di una società dominata dalla ricchezza, gran parte della quale ereditata, anziché dal lavoro.
E, se ci riflettete, questo è uno sviluppo inevitabile. Col tempo una estrema ineguaglianza nel reddito porta ad una estrema ineguaglianza nella ricchezza; in effetti, la quota di ricchezza dello 0,1 per cento dei più ricchi d’America è tornata ai livelli dell’Età dell’Oro. Questo, a sua volta, significa che gli alti redditi provengono dai redditi di capitale, non dagli stipendi. Ed è solo una questione di tempo, prima che il fattore ereditario divenga la più grande fonte delle grandi ricchezze.
Ma perché tutto questo è importante? Fondamentalmente, per le tasse.
L’America ha una grande tradizione di imposizione di tasse elevate sui grandi redditi e sulle grandi fortune, concepita sia per limitare la concentrazione del potere economico che per aumentare le entrate. Di questi tempi, tuttavia, i suggerimenti di un ritorno a quella tradizione devono fare i conti con le infuriate pretese secondo le quali tassare i ricchi sarebbe distruttivo ed immorale – distruttivo perché scoraggerebbe i ricchi dal creare posti di lavoro facendosi i loro affari, immorale perché la gente avrebbe diritto a tenersi quello che guadagna.
Ma tali pretese dipendono fondamentalmente dalle leggende sulla reale natura dei ricchi e dei modi nei quali fanno soldi. La prossima volta che sentirete qualcuno proclamare quanto sia crudele prendersela con i ricchi, pensate a quei tizi degli hedge fund, e chiedetevi se sarebbe sul serio una cosa terribile se pagassero più tasse.
[1] La copertina dell’ultimo numero del periodico Alpha:
[2] Negli Stati Uniti la “kindergarten School” arriva sino al sesto anno di età, di solito compreso. Suppongo che il confronto del reddito complessivo indicato si riferisca a questa categoria, che ovviamente è meno vasta di tutti gli insegnanti, compresi quelli delle scuole elementari, che arrivano agli 11 anni di età.
By mm
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