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Punti di non ritorno, di Paul Krugman (New York Times 15 maggio 2014)

 

Points of No Return

MAY 15, 2014 Paul Krugman

Recently two research teams, working independently and using different methods, reached an alarming conclusion: The West Antarctic ice sheet is doomed. The sheet’s slide into the ocean, and the resulting sharp rise in sea levels, will probably happen slowly. But it’s irreversible. Even if we took drastic action to limit global warming right now, this particular process of environmental change has reached a point of no return.

Meanwhile, Senator Marco Rubio of Florida — much of whose state is now fated to sink beneath the waves — weighed in on climate change. Some readers may recall that in 2012 Mr. Rubio, asked how old he believed the earth to be, replied “I’m not a scientist, man.” This time, however, he confidently declared the overwhelming scientific consensus on climate change false, although in a later interview he was unable to cite any sources for his skepticism.

So why would the senator make such a statement? The answer is that like that ice sheet, his party’s intellectual evolution (or maybe more accurately, its devolution) has reached a point of no return, in which allegiance to false doctrines has become a crucial badge of identity.

I’ve been thinking a lot lately about the power of doctrines — how support for a false dogma can become politically mandatory, and how overwhelming contrary evidence only makes such dogmas stronger and more extreme. For the most part, I’ve been focusing on economic issues, but the same story applies with even greater force to climate.

To see how it works, consider a topic I know well: the recent history of inflation scares.

More than five years have passed since many conservatives started warning that the Federal Reserve, by taking action to contain the financial crisis and boost the economy, was setting the stage for runaway inflation. And, to be fair, that wasn’t a crazy position to take in 2009; I could have told you it was wrong (and, in fact, I did), but you could see where it was coming from.

Over time, however, as the promised inflation kept failing to arrive, there should have come a point when the inflationistas conceded their error and moved on.

In fact, however, few did. Instead, they mostly doubled down on their predictions of doom, and some moved on to conspiracy theorizing, claiming that high inflation was already happening, but was being concealed by government officials.

Why the bad behavior? Nobody likes admitting to mistakes, and all of us — even those of us who try not to — sometimes engage in motivated reasoning, selectively citing facts to support our preconceptions.

But hard as it is to admit one’s own errors, it’s much harder to admit that your entire political movement got it badly wrong. Inflation phobia has always been closely bound up with right-wing politics; to admit that this phobia was misguided would have meant conceding that one whole side of the political divide was fundamentally off base about how the economy works. So most of the inflationistas have responded to the failure of their prediction by becoming more, not less, extreme in their dogma, which will make it even harder for them ever to admit that they, and the political movement they serve, have been wrong all along.

The same kind of thing is clearly happening on the issue of global warming. There are, obviously, some fundamental factors underlying G.O.P. climate skepticism: The influence of powerful vested interests (including, though by no means limited to, the Koch brothers), plus the party’s hostility to any argument for government intervention. But there is clearly also some kind of cumulative process at work. As the evidence for a changing climate keeps accumulating, the Republican Party’s commitment to denial just gets stronger.

Think of it this way: Once upon a time it was possible to take climate change seriously while remaining a Republican in good standing. Today, listening to climate scientists gets you excommunicated — hence Mr. Rubio’s statement, which was effectively a partisan pledge of allegiance.

And truly crazy positions are becoming the norm. A decade ago, only the G.O.P.’s extremist fringe asserted that global warming was a hoax concocted by a vast global conspiracy of scientists (although even then that fringe included some powerful politicians). Today, such conspiracy theorizing is mainstream within the party, and rapidly becoming mandatory; witch hunts against scientists reporting evidence of warming have become standard operating procedure, and skepticism about climate science is turning into hostility toward science in general.

It’s hard to see what could reverse this growing hostility to inconvenient science. As I said, the process of intellectual devolution seems to have reached a point of no return. And that scares me more than the news about that ice sheet.

 

 

Punti di non ritorno, di Paul Krugman

New York Times 15 maggio 2014

 

Recentemente, due gruppi di ricerca, lavorando indipendentemente ed utilizzando metodi differenti, hanno raggiunto una conclusione allarmante: la placca di ghiaccio dell’Antartico Occidentale è condannata. Lo scivolamento della placca nell’Oceano e la conseguente brusca risalita nei livelli del mare, avverranno probabilmente con lentezza. Ma sono irreversibili. Se anche assumessimo subito iniziative drastiche per limitare il riscaldamento globale, questo particolare fenomeno del cambiamento climatico avrebbe raggiunto un punto di non ritorno.

Contemporaneamente, il Senatore Marco Rubio della Florida [1] – il cui Stato è in gran parte ora destinato ad immergersi sotto le onde – è intervenuto sul cambiamento climatico. Alcuni lettori ricorderanno che nel 2012 il signor Rubio, alla domanda su quanto credesse esser vecchio il pianeta, rispose: “Senta, io non sono uno scienziato.” Questa volta, tuttavia, ha fiduciosamente affermato che il generale consenso sul cambiamento climatico è falso, sebbene in una intervista successiva non sia stato in grado di citare alcuna fonte del suo scetticismo.

Perché, dunque, il Senatore fa dichiarazioni del genere? La risposta è che, come lo strato di ghiaccio, l’evoluzione intellettuale del suo Partito (o forse, più precisamente, il suo decadimento) ha raggiunto un punto di non ritorno, nel quale la fedeltà a false dottrine è diventata un fondamentale distintivo di identità.

Negli ultimi tempi penso frequentemente al potere delle dottrine – a come il sostegno ad un falso dogma possa diventare un obbligo politico, e a come schiaccianti prove opposte rendano soltanto quei dogmi più forti e più estremi. Mi sono concentrato soprattutto sui temi dell’economia, ma lo stesso meccanismo si applica, con forza anche maggiore, al clima.

Pe rendersi conto di come funzioni, si pensi ad un argomento che conosco bene: la storia recente sulle paure dell’inflazione.

Sono passati più di cinque anni da quando i conservatori cominciarono a mettere in guardia che la Federal Reserve, assumendo iniziative per contenere la crisi finanziaria e sostenere l’economia, stava preparando lo scenario di una inflazione fuori controllo. Ad esser giusti, una posizione del genere non era pazzesca nel 2009; avrei potuto dire che era sbagliata (come, in effetti, dissi), ma si poteva capire da dove derivasse.

Con il tempo, tuttavia, con la pronosticata inflazione che continuava a non manifestarsi, si sarebbe dovuti arrivare ad un punto nel quale gli inflazionisti ammettevano il loro errore e voltavano pagina.

Ma in pratica furono pochi a farlo. Piuttosto, la grande maggioranza replicò le sue previsioni di disgrazia, ed alcuni si spostarono verso la teorizzazione di una cospirazione, sostenendo che l’alta inflazione era già in corso, ma veniva tenuta segreta dei dirigenti governativi.

Perché questa condotta deplorevole? A nessuno piace ammettere gli errori, e tutti noi – anche quelli che credono di non farlo – qualche volta si impegnano in ragionamenti argomentati, ricorrendo in modo selettivo ai fatti che sostengono i nostri preconcetti.

Ma, considerato quanto è difficile ammettere i propri errori, è molto più difficile ammettere che l’intero vostro movimento politico stia facendo un grave sbaglio. La fobia dell’inflazione è strettamente legata alle politiche della destra; ammettere che questa fobia fosse fuorviante avrebbe significato ammettere che un intero schieramento politico era fondamentalmente incapace di comprendere il funzionamento dell’economia. Cosicché gran parte degli inflazionisti hanno reagito al fallimento delle loro previsioni diventando non meno ma più radicali nel loro dogma, la qualcosa ha reso persino più difficile l’ammissione di aver avuto torto, loro ed il loro movimento politico, su tutta la linea.

Lo stesso genere di cose sta chiaramente succedendo in materia di riscaldamento globale. Ci sono, ovviamente, alcuni fattori che spiegano lo scetticismo sul clima del Partito Repubblicano: l’influenza di potenti interessi costituiti (inclusi i fratelli Koch, ma certamente non solo loro), inoltre l’ostilità del Partito ad ogni argomento che abbia l’effetto di favorire l’intervento pubblico. Ma in quel caso non può non esserci anche qualche meccanismo di tipo cumulativo all’opera. Come le prove per un cambiamento climatico continuano ad accumularsi, l’impegno negazionista del Partito Repubblicano diventa semplicemente più forte.

Una spiegazione può essere questa: un tempo era possibile prendere sul serio il cambiamento climatico e continuare ad essere repubblicani bene in vista. Oggi, dare ascolto agli scienziati è come subire una scomunica – da qua la dichiarazione del signor Rubio, che altro non era se non un impegno di fedeltà settaria.

E posizioni davvero pazzesche stanno diventando la norma. Dieci anni orsono, soltanto la frangia estremista del Partito Repubblicano sosteneva che il riscaldamento globale era una balla architettata da un vasta cospirazione di scienziati (sebbene anche allora quella frangia includesse alcuni potenti uomini politici). Oggi, la teorizzazione di quella cospirazione è la tesi prevalente all’interno del Partito, e sta rapidamente diventando un obbligo; la caccia alle streghe contro gli scienziati che documentano le prove del riscaldamento è diventata una procedura operativa comune, e lo scetticismo sulla scienza del clima si sta trasformando in ostilità contro la scienza in generale.

E’ difficile capire come si potrà tornare indietro da questa crescente ostilità verso una scienza sconveniente. Come ho detto, sembra che il meccanismo del decadimento intellettuale abbia raggiunto un punto di non ritorno. E questo mi spaventa di più delle notizie su quello strato di ghiaccio.

 

 

 

[1] Marco Antonio Rubio è un politico e avvocato statunitense, membro del Partito Repubblicano ed attuale senatore dello stato della Florida.

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