Blog di Krugman

Gli opinionisti e il Presidente (10 giugno 2014)

 

Jun 10 9:49 am

The Pundits and the President

This seems to be the season for centrist Obama-bashing. He’s ineffectual, we’re told, a drag on his party, Democrats are complaining (although none on the record), and so on.

By any objective standard, this is very strange. Obama’s signature initiative, health reform, made a stunning comeback from a rocky start and will almost surely be irreversible by the time he leaves office. He’s taken the most important step on environmental policy since the Clean Air Act. Financial reform is less sweeping and well short of what should have happened, but it’s still significant. If the point of being president is to do things with lasting effect, Obama has delivered. So why the bashing?

Part of the answer, I think, is that these are the wrong achievements. He was supposed to be serious in the approved way, slashing entitlements to deal with the fiscal crisis. The fact that there wasn’t actually a fiscal crisis, and that anyone who really cares about the long run should worry a lot more about carbon emissions than about the Medicare age, doesn’t change the bias; strong presidents are supposed to use that strength on behalf of the elite’s pet obsessions, not other stuff.

Another part of the answer is that Obama does, indeed, have a weak approval rating. But as Jonathan Chait points out, he had a weak rating going into the 2012 campaign too; what mattered was that while voters weren’t enthralled with him, elections are zero-sum, and voters really disliked the Republican agenda.

Actually, I suspect that we won’t see a president with sky-high ratings for a long time, no matter how successful he or she is. America is bitterly polarized, and Republicans in particular will despise any Democrat no matter how much peace and prosperity he or she brings. But a Democrat who has the approval of 40 percent of voters and can attract another 12 or 13 percent who dislike her but dislike Republicans even more can win big, and that’s the likely shape of the future.

Long-time readers know that I was highly critical of Obama back when many were swooning. And I wish that he and his circle had done more on a number of fronts in 2009-2010. But right now he’s doing what presidents are supposed to do: change the country significantly for the better.

 

 

Gli opinionisti e il Presidente

 

Sembra essere la stagione delle critiche feroci dei centristi ad Obama. E’ inefficace, ci viene detto, e un peso per il suo partito, i Democratici si lamentano (sebbene non si citi alcuna testimonianza), e così via.

Secondo un criterio oggettivo, questo è molto curioso. L’iniziativa che ha marcato la sua presidenza, la riforma sanitaria, si è caratterizzata per una stupefacente riscossa dopo una partenza burrascosa e quasi certamente risulterà irreversibile al momento in cui avrà terminato il mandato. Ha assunto la più importante iniziativa di politica ambientale a partire dal Clean Air Act [1]. La riforma del sistema finanziario è meno radicale ed inferiore alle necessità, ma è pur sempre significativa. Se il giudizio su un Presidente deve riguardare i fatti che hanno un effetto duraturo, Obama li ha messi a segno, Perché, dunque, quegli attacchi?

In parte, credo, la risposta consiste nel fatto che si tratta di risultati inopportuni. Ci si aspettava che egli fosse serio nel modo canonico, dando un taglio al sistema dei diritti sociali in modo da affrontare la crisi della finanza pubblica. Il fatto che non ci fosse per la verità alcuna crisi della finanza pubblica, e che tutti quelli che hanno un po’ a cuore il futuro dovrebbero preoccuparsi un po’ di più delle emissioni di anidride carbonica rispetto all’età nella quale si ha diritto a Medicare, non cambia il pregiudizio: i presidenti forti si pensa che usino la forza per conto delle ossessioni preferite delle classi dirigenti, non per altra roba.

Un altro aspetto della risposta è che Obama, in effetti, ha una percentuale di consensi debole. Ma, come mette in evidenza Jonathan Chait, la aveva debole anche al momento di entrare nella campagna elettorale del 2012; quello che contò fu che anche se non ammaliava gli elettori, nelle elezioni i consensi sono anche i dissensi verso gli avversari, e agli elettori i programmi dei repubblicani non piacevano per niente.

Per la verità, io ho il sospetto che per molto tempo non vedremo un Presidente con consensi che vanno alle stelle, a prescindere dai risultati che, uomo o donna, egli realizzi. Ma un democratico che ha l’approvazione del 40 per cento degli elettori e può attrarre un altro 12 o 13 per cento di coloro ai quali non piace, ma ai quali i repubblicani piacciono ancora di meno, può vincere alla grande. E il futuro è probabile che si presenti in questo modo.

I lettori di lunga data sanno che io un tempo ero assai critico, quando in molti andavano in estasi. Ed avrei voluto che, negli anni 2009-2010, lui e la sua cerchia avessero fatto di più su un certo numero di questioni. Ma in questo momento sta facendo quello che si suppone che i Presidenti facciano: cambiare per il meglio il paese, in modo sostanziale.

 

 

[1] Ovvero dall’avvio di una legislazione ambientale, negli anni 60, caratterizzata dalla istituzione della Agenzia per la Protezione dell’Ambiente.

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