Blog di Krugman

La caduta di un uomo d’apparato (11 giugno 2014)

 

June 11, 2014 1:57 am

Fall of an Apparatchik

Wow — Eric Cantor lost his primary, by a large margin. Amazing.

Obviously I know nothing about his district, or what exactly happened. Fivethirtyeight does have something interesting, pointing out that Tea Party upsets seem correlated with the second dimension of DW-nominate, the Poole-Rosenthal system that maps roll call votes into an implied position space. If you have no idea what I’m talking about, I might come back to this, but basically I’m telling you that I remain a serious nerd.

What I think I might add to this discussion is a note on incentives: Cantor’s loss is part of a process that could well unravel movement conservatism as we know it.

Movement conservatism — as distinct from just plain conservatism, which has always been a part of the landscape and always will be — is a distinct feature of modern American politics. It dates, more or less, back to the 1970s, when conservatives, with lots of money from the likes of Richard Mellon Scaife, set about building an institutional infrastructure of think tanks, pressure groups, captive media, etc.. At first this infrastructure mainly provided backing to right-thinking (in both senses) politicians. But eventually it provided a career path for up and coming conservatives.

In particular, being a movement conservative in good standing meant considerable career safety: even if you or the politician you worked for lost an election, there were jobs to be had at think tanks (e.g. Rick Santorum heading up the “America’s enemies” program at a Scaife-backed think tank), media gigs (two Bush speechwriters writing columns for the Washington Post, not to mention the gaggle at the WSJ and Fox News), and so on.

In other words, being a hard line conservative, which to be fair involved some career risks back in the 60s and into the 70s, became a safe choice; you could count on powerful backing, and if not favored by fortune, you could fall back on wingnut welfare.

And Eric Cantor, who got into politics long after the Reagan revolution and for the most part made his career post Gingrich, came across very much as a movement conservative apparatchik. He took very hard line stances, but never seemed especially passionate; he was, arguably, basically a careerist, and as such was fairly typical.

Maybe that’s what the primary voters sensed.

Whatever the reason, it turns out that being a movement conservative apparatchik is no longer a safe career choice. This is a very big deal. Conservatives, as I said, will always be with us. But the structure that shaped them into a cohesive movement is now starting to unravel, at a time when movement progressivism — which is much less cohesive and much less lucrative, but nonetheless now exists in a way it didn’t 15 years ago — is on the rise.

Meanwhile, don’t cry for Eric Cantor.

 

La caduta di un uomo d’apparato

 

Ehilà! Eric Cantor ha perso alle sue primarie, con un largo margine. Sorprendente.

Ovviamente non so nulla del suo distretto elettorale, o di quello che è accaduto esattamente. Il blog 538 contiene in effetti qualcosa di interessante, sottolineando che le sconfitte del Tea Party sembrano correlate con la seconda dimensione del “DW-nominate”, il sistema di Poole e Rosenthal che disegna la mappa dei voti in una sottintesa posizione spaziale [1]. Se non avete alcuna idea di cosa sto dicendo, potrei tornare su questo tema, ma fondamentalmente vi potete fidare del fatto che resto un serio fanatico della materia.

Quello che penso potrei aggiungere a questo dibattito è una nota sugli incentivi: la sconfitta di Cantor è parte di un processo che potrebbe davvero disfare il movimento conservatore per come lo conosciamo.

Il movimento conservatore – come fenomeno distinto dal semplice conservatorismo, che è sempre stato una parte del paesaggio politico e sempre lo sarà – è un aspetto distinto della politica americana contemporanea. Data, più o meno, ai lontani anni ’70, quando i conservatori, con grandi quantità di denaro proveniente da soggetti come Richard Mellon Scaife, cominciarono a costruire infrastrutture formali di gruppi di ricerca, di gruppi di pressione, di media asserviti etc. Dapprima, queste infrastrutture principalmente fornirono un sostegno agli uomini politici orientati a destra (o, se si vuole, benpensanti). Ma alla fine fornì prospettive di carriera ai conservatori emergenti.

In particolare, essere un conservatore in buona posizione significava una rilevante sicurezza nella carriera: anche se essi, o i politici per i quali lavoravano, perdevano una elezione, c’erano posti di lavoro che si potevano ottenere presso le sedi della ricerca e della propaganda (ad esempio, Rick Santorum, che guidava il programma “I nemici dell’America” in uno di quei gruppi sostenuto da Scaife), attraverso varie prestazioni nei media (i due autori dei discorsi di Bush che scrivono articolo per il Washington Post, per non dire del gruppo presso il Wall Street Journal e Fox News), e così via.

In altre parole, essere un conservatore favorevole ad una linea dura, negli anni ’60 e ’70, divenne una scelta sicura; si poteva contare su sostegni potenti, e se non si era aiutati dalla fortuna, si poteva ripiegare su un discreto foraggiamento.

Ed Eric Cantor, che entrò in politica molto tempo dopo la rivoluzione reaganiana, e per una gran parte fece la sua carriera successivamente a Gingrich, apparve in tutti i sensi come un uomo d’apparato del movimento conservatore. Assunse posizioni dure, senza mai sembrare particolarmente appassionato; fu, probabilmente, soprattutto un carrierista, e come tale fu un caso abbastanza tipico.

Forse è questo che ha avuto un significato per i votanti alle primarie.

Qualsiasi sia la ragione, si scopre che essere un uomo d’apparato del movimento conservatore non è più la scelta di una carriera sicura. Questa è una faccenda davvero grossa. I conservatori, come ho detto, saranno sempre tra noi. Ma la struttura che li ha conformati come un movimento coeso ora comincia a sfaldarsi, in un momento nel quale il movimento progressista – che è molto meno coeso e molto meno remunerativo, ma ciononostante oggi esiste in un modo in cui non esisteva 15 anni orsono – è in crescita.

Nel frattempo, non piangiamo per Eric Cantor.

 

 

[1] Posso solo riferire che su Wikipedia (testo in inglese) c’ una ampia voce a proposito, per me assolutamente difficile da comprendere. Si tratta comunque di scienza statistica applicata ai dati elettorali, nel caso specifico degli elettori iscritti nel registri (“roll call”) delle primarie. Il DW-nominate è una versione elaborata del nominate, che a sua volta è un acronimo di Nominal Three Steps Estimation.

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"