Henry Paulson, passato Segretario al Tesoro repubblicano, si è espresso - in un articolo sul New York Times - a favore di una tassa sulle emissioni di anidride carbonica. Una posizione coraggiosa, se si considera che il suo Partito nega l'esistenza stessa del problema. Ma non abbastanza, perchè il Congresso non approverà, per l'opposizione repubblicana, una tassa del genere. Ci sono però misure parziali, in atto o possibili. Gli incentivi alla autoproduzione di energia elettrica, la proposta di limitazioni alle emissioni avanzate dalla Agenzia per la Protezione dell'Ambiente. Nella teoria economica si chiamano "soluzioni di seconda istanza" e non sono le cose più semplici ed efficaci da fare. Ma hanno la loro innegabile efficacia e sono possibili. I conservatori ambientalisti sono favorevoli o contrari?
[1] L’Isteresi è il fenomeno per il quale il valore assunto da una grandezza che dipende da altri fattori è determinato non solo dagli ultimi ...
[1] Giornalista che scrive su The Economist (l’articolo in questione è del 19 giugno).
[1] Per ‘repressione finanziaria’ si intende la fissazione di limiti alla crescita del credito all’economia. In un regime di r. f. lo Stato ...
E' scoppiato lo scandalo delle falsificazioni al Dipartimento degli Affari per i Veterani. In sostanza, alcuni soldati in congedo aspettavano a lungo la assistenza sanitaria e pare che dirigenti di quel Dipartimento facessero apparire una tempistica diversa, per ottenere vantaggi personali. Poichè la assistenza sanitaria offerta da quel Dipartimento ha caratteristiche assai più 'pubblicistiche' di quelle in media fornita dal sistema sanitario americano, la destra sfrutta quella vicenda come estremo tentativo di mettere in difficoltà la riforma di Obama. Ma la verità è che c'è uno scandalo molto più grande: la sanità americana costa di più che in tutti agli altri paesi avanzati e dà molto meno in cambio. E questo dipende dal ruolo del profitto degli operatori privati, che siano assicurazioni, imprese farmaceutiche o ospedali. Dunque: punire gli scandali, ma stare anche attenti alla propaganda.
Non ho informazioni su quando avremo disponibile la versione italiana de “Il capitale nel ventunesimo secolo” di Thomas Piketty. Ho resistito alla tentazione di pubblicare una mia traduzione del secondo capitolo (“Crescita: illusioni e realtà”, pagg. 72-109), che mi era sembrato significativo, diciamo così, dello spessore della ricerca dell’economista francese, e che ero tentato di contrapporre alla acida recensione di Kenneth Rogoff, con quel suo singolare ragionamento sulla ineguaglianza che si sarebbe ristretta, per effetto della industrializzazione e della minore miseria dei paesi emergenti (per non dire del suo secondo argomento, per il quale molti degli economisti critici dell’ineguaglianza, se vivessero, diciamo, nel Bengala invece che nei paesi sviluppati, farebbero parte dell’1 per cento dei più ricchi). Se ho ben capito, il solo fatto che una parte del mondo sfugga al sottosviluppo ed alla fame, ci esenterebbe dal ragionare sui dati dell’ineguaglianza crescente. Come dire che essere ammessi nel novero dei produttori di per sé è più che sufficiente a tacitare ogni dubbio sulla giustizia nella distribuzione dei redditi e ancor più della ricchezza. Ragionando così, mi sembra, il pauperismo dei primi decenni della rivoluzione industriale non sarebbe mai finito; saremmo rimasti al mondo di Dickens, il capitalismo, istituzionalmente e culturalmente, sarebbe stato una specie di nuova epoca feudale dotata di tecnologia. Ma, siccome non si possono tradurre neanche pezzi di un libro senza esserne autorizzati, mi sono dato una calmata. Prima o poi, suppongo, lo troveremo in libreria.
[1] Ovvero, nell’epoca nella quale parve di essere riusciti a mettere sotto controllo le fiammate inflazionistiche e le discrete escursioni anche annuali nell’andamento dei PIL ...
[1] “The walking dead”, come si sa, è il ‘morto che cammina’, ovvero lo zombi. “Wonk” è invece il “secchione”, colui che sa tutto o ...
Accade che anche i progressisti talora esprimano sentimenti di delusione su Obama. Giudizi del genere sono frequenti nella stampa 'centrista', che avrebbe voluto un Obama impegnato nei tagli allo Stato Sociale e capace di realizzare una Grande Intesa con i repubblicani. Ma la riforma sanitaria sta procedendo con decisione, in taluni Stati la percentuale dei non assicurati è crollata del 40 per cento. E le nuove misure in materia di limitazione dell'inquinamento delle centrali elettriche sono la cosa più concreta che è stata promossa per l'ambiente dall'avvio di una legislazione innovativa. Anche la riforma del sistema finanziario,pur meno efficace di quanto sarebbe stato desiderabile, sta dando qualche serio grattacapo a Wall Street. Dunque, se Obama aveva promesso "Sì, noi possiamo", è un bilancio realistico constatare che in effetti, su tutti questi aspetti, egli "ha potuto" avviare modifiche reali.
[1] Come altre volte abbiamo chiarito, il “mandate” (“delega”) è il criterio che la riforma di Obama ha adottato per ottenere che ogni cittadino fosse ...
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