Jun 27 11:13 am
Henry Petroski, an engineer who’s also a fine writer, has a lament about the decline of good construction in today’s Times. It’s a great read; I’m trying to figure out whether I believe in his premise.
One thing is clear: there has been a shocking and inexcusable decline in public investment at a time when we should be doing far more investment. Construction workers are suffering high unemployment; public borrowing costs are at record lows; the economy is essentially awash with excess labor and capital, begging to be used. And here’s what’s happening to public construction:
Public construction as percent of GDP
But Petroski argues that private construction is also in a bad way, with cheap materials and poor workmanship.
It’s easy to collect anecdotes to that effect, and almost everyone has the sense that we used to build things better. A few years ago there was a condo building under construction at 86th and West End Avenue; it bore a huge banner promising “Twenty-First Century Pre-War Living”. If you know New York, that meant high ceilings and thick walls.
And when I first moved to Princeton, for a while we lived in a brand-new McMansion in West Windsor, which was huge, with gigantic rooms, and was falling apart from day one.
But I worry about biased samples. Yes, the old buildings we know seem to be better built than the new ones. But isn’t there an issue of survivorship bias? Cheaply constructed buildings of the past are much more likely to have collapsed or for that matter torn down than the quality structures, so what we see now is the best of the bunch. The years after the Civil War were described at the time as the Age of Shoddy (originally a word for cheap fabric produced by war profiteers), and surely there were a lot of badly built tenements going up.
And when I was young — both as a graduate student and as an assistant professor — I and my friends lived in Boston area triple-deckers; let me tell you, they were not well built. Some of my friends had a rope tied around their refrigerator door, because otherwise it would swing open thanks to their slanting floor …
Oh, and not everything worth doing is doing well. Cheap construction makes sense if you suspect that changing land use will make expensively built structure obsolete fairly soon.
That said, I don’t know that Petroski is wrong; maybe we really are building worse. But I’d need better evidence.
Questi tempi di cose scadenti
Henry Petroski, un ingegnere che è anche un bravo scrittore, sul Times di oggi si lamenta del tramonto delle buone costruzioni. E’ una grande lettura: sto cercando di capire se condivido la sua premessa.
Una cosa è chiara: c’è stato un impressionante e imperdonabile declino dell’investimento pubblico in un’epoca nella quale avremmo dovuto realizzare molti più investimenti. I lavoratori dell’edilizia stanno subendo una disoccupazione elevata; i costi dell’indebitamento pubblico sono ai minimi storici; l’economia è essenzialmente inondata da un eccesso di lavoro e di capitale, che implora di essere utilizzato. Ed ecco quello che sta accadendo all’edilizia nel settore pubblico:
Edilizia pubblica come percentuale del PIL
Ma Petroski sostiene che anche l’edilizia privata è in cattive acque, con materiali di seconda mano e prodotti scadenti.
A tal fine è facile raccogliere aneddoti, e quasi tutti hanno l’impressione che fossimo abituati a costruire cose migliori. Pochi anni orsono era in costruzione un edificio condominiale sulla 86° strada e in West End Avenue; innalzava un grande striscione che prometteva “Ambienti di stile prebellico nel Ventunesimo Secolo”. Se si conosce New York, questa significava soffitti alti e pareti robuste.
E quando inizialmente mi spostai a Princeton, per un certo periodo vivevamo in una villetta nuova di zecca in West Windsor, un grande edificio, con stanze gigantesche, e che sin dall’inizio non faceva altro che cadere a pezzi.
Però mi preoccupano gli esempi tendenziosi. E’ vero, i vecchi edifici che conosciamo sembrano costruiti meglio dei nuovi. Ma non c’è in questo l’aspetto dell’errore di prospettiva di tutto ciò che sopravvive? I palazzi costruiti più economicamente del passato è molto più probabile che siano collassati o magari che siano anche stati demoliti delle strutture di qualità, cosicché noi oggi vediamo il meglio della categoria. Un tempo, gli anni dopo la Guerra Civile venivano descritti come l’Età delle Cose Scadenti (all’origine una parola che indicava tessuti a poco prezzo prodotti degli speculatori di guerra), e sicuramente ci furono una gran quantità di palazzi mal costruiti che vennero tirati su.
E quando ero giovane – nel periodo in cui studiavo all’Università ed in quello in cui ero professore assistente – con i miei amici vivevamo a Boston in una zona di edifici a tre piani [1]; consentitemi di dire che non erano affatto ben costruiti. Alcuni miei amici avevano una corda legata attorno allo sportello del loro frigorifero, perché altrimenti si sarebbe aperto in continuazione grazie alla pendenza del pavimento ….
Inoltre, non tutto quello che è il caso di fare viene fatto bene. Costruzioni economiche hanno senso se pensate che cambiando l’uso del territorio si renderanno abbastanza rapidamente obsolete strutture costruite con grandi costi.
Ciò detto, io non so se Petroski abbia torto: è possibile che stiamo costruendo cose peggiori. Ma avrei bisogno di qualche prova in più.
[1] Un esempio di “triple-decker”:
By mm
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