Blog di Krugman

Saremo i benvenuti come liberatori (14 giugno 2014)

 

Jun 14 9:12 am

We Will Be Welcomed As Liberators

I’ve often noted that to a first approximation, nobody ever admits having been wrong about anything. My usual prime example is all the people who issued dire warnings five years ago that runaway inflation was imminent — and are issuing identical warnings to this day. But all of that is nothing as compared with the way the same people who assured us that the invasion of Iraq would be a splendid little war — remember “Everyone wants to go to Baghdad, real mean want to go to Tehran”? — are now insisting that we should go all in on behalf of a corrupt, incompetent regime that is basically Iran’s ally, not ours.

 

Saremo i benvenuti come liberatori

 

Ho spesso osservato che ad una prima approssimazione nessuno ammette mai di aver avuto torto su niente. Il mio esempio consueto sono tutte le persone che misero in giro cinque anni orsono ammonimenti terribili su una imminente inflazione fuori controllo – e che stanno facendo la stessa cosa oggi. Ma tutto questo non è niente se confrontato con il modo in cui gli stessi individui che ci garantivano che l’invasione dell’Iraq sarebbe stata una piccola guerra stupenda – ricordate “Tutti vogliono andare a Baghdad, gli uomini veri vogliono andare a Teheran”?[1] – stanno oggi insistendo sul fatto che dovremmo intervenire nell’interesse di un regime corrotto ed incompetente, che fondamentalmente è un alleato dell’Iran, non nostro.

 

 

[1] Ci dovrebbe essere un errore nel testo. L’espressione pare che venisse da una ‘secca’ dichiarazione di un militare britannico – riportata in un articolo del “The New Yorker” del 21 aprile del 2003. Ma il militare aveva affermato che “real men” (gli “uomini veri”, e non “real mean” …. ) intendevano proseguire per Teheran.

Come spiegava l’articolo, l’euforia per il rapido successo presunto, faceva pensare a molti che dopo Baghdad si sarebbe potuto osare un po’ di tutto: Damasco, Beirut, Khartoum, Pyongyang etc. Richard Perle, uno dei massimi consiglieri del Pentagono, spiegò nel corso di una udienza che, dopo l’invasione di successo all’Iraq, in tutti gli altri casi “si sarebbe potuto inviare un breve messaggio di due parole: “You’re next” (“voi siete i prossimi”).

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