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Dipendenti dall’inflazione, di Paul Krugman (New York Times 17 luglio 2014)

 

Addicted to Inflation

JULY 17, 2014 Paul Krugman

The first step toward recovery is admitting that you have a problem. That goes for political movements as well as individuals. So I have some advice for so-called reform conservatives trying to rebuild the intellectual vitality of the right: You need to start by facing up to the fact that your movement is in the grip of some uncontrollable urges. In particular, it’s addicted to inflation — not the thing itself, but the claim that runaway inflation is either happening or about to happen.

To see what I’m talking about, consider a scene that played out the other day on CNBC.

Rick Santelli, one of the network’s stars, is best known for a rant against debt relief that arguably gave birth to the Tea Party. On this occasion, however, he was ranting about another of his favorite subjects, the allegedly inflationary policies of the Federal Reserve. And his colleague Steve Liesman had had enough. “It’s impossible for you to have been more wrong,” Mr. Liesman declared, and he went on to detail the wrong predictions: “The higher interest rates never came, the inability of the U.S. to sell bonds never happened, the dollar never crashed, Rick. There isn’t a single one that’s worked for you.”

You could say the same thing about many people. I’ve had conversations with investors bemused by the failure of the dollar to crash and inflation to soar, because “all the experts” said that was going to happen. And that is indeed what you might have imagined if your notion of expertise was what you saw on CNBC, on The Wall Street Journal’s editorial page, or in Forbes.

And this has been going on for a long time — at least since early 2009. Yet despite being consistently wrong for more than five years, these “experts” never consider the possibility that there might be something amiss with their economic framework, let alone that Ben Bernanke, Janet Yellen or, for that matter, yours truly might have been right to dismiss their warnings.

At best, the inflation-is-coming crowd admits that it hasn’t happened yet, but attributes the delay to unforeseeable circumstances. Thus, in recent Congressional testimony, Lawrence Kudlow, also of CNBC, warned about “excess money and a devalued dollar.” However, “Miraculously, both actual and expected inflation indicators have stayed low.” It’s not something wrong with my model. It’s a miracle!

At worst, inflationistas resort to conspiracy theories: Inflation is already high, but the government is covering it up. The sources purporting to document this cover-up were thoroughly debunked years ago; among other things, private indicators of inflation like the Billion Prices Index (derived from Internet prices) basically confirm the official numbers. Furthermore, inflation conspiracy theorists have faced well-deserved ridicule even from fellow conservatives. Yet the conspiracy theory keeps resurfacing. It has, predictably, been rolled out to defend Mr. Santelli.

All of this is very frustrating to those reform conservatives. If you ask what new ideas they have to offer, they often mention “market monetarism,” which translates under current circumstances to the notion that the Fed should be doing more, not less.

One member of the group, Josh Barro — who is now at The Times — has gone so far as to call market monetarism “the shining success of the conservative reform movement.” But this idea has achieved no traction at all with the rest of American conservatism, which is still obsessed with the phantom menace of runaway inflation.

And the roots of inflation addiction run deep. Reformers like to minimize the influence of libertarian fantasies — fantasies that invariably involve the notion that inflationary disaster looms unless we return to gold — on today’s conservative leaders. But to do that, you have to dismiss what these leaders have actually said. If, for example, people accuse Representative Paul Ryan, chairman of the House Budget Committee, of believing that he’s living in an Ayn Rand novel, that’s because in 2009 he said that we are “living in an Ayn Rand novel.

More generally, modern American conservatism is deeply opposed to any form of government activism, and while monetary policy is sometimes treated as a technocratic affair, the truth is that printing dollars to fight a slump, or even to stabilize some broader definition of the money supply, is indeed an activist policy.

The point, then, is that inflation addiction is telling us something about the intellectual state of one side of our great national divide. The right’s obsessive focus on a problem we don’t have, its refusal to reconsider its premises despite overwhelming practical failure, tells you that we aren’t actually having any kind of rational debate. And that, in turn, bodes ill not just for would-be reformers, but for the nation.

 

Dipendenti dall’inflazione, di Paul Krugman

New York Times 17 luglio 2014

Il primo passo verso la ripresa è riconoscere che abbiamo un problema. Questo vale per i movimenti politici come per le persone singole. Io ho dunque qualche consiglio per i cosiddetti ‘conservatori riformisti’ che cercano di ricostruire un dinamismo intellettuale a destra: dovete cominciare col misurarvi col fatto che il vostro movimento è sotto la stretta di un qualche desiderio incontrollabile. In particolare, è ossessionato dall’inflazione – non dalla cosa in sé, ma dalla pretesa che o sia in atto una inflazione fuori controllo, oppure sia in arrivo.

Per comprendere di cosa sto parlando, si consideri la scena che è andata in onda l’altro giorno alla CNBC.

Rick Santelli, una delle stelle del network, è soprattutto conosciuto per una filippica contro la attenuazione del debito, che probabilmente dette i natali al Tea Party. In questa occasione, tuttavia, si è ritrovato ad inveire su un altro dei suoi temi preferiti, le presunte politiche inflazionistiche della Federal Reserve. E il suo collega Steve Liesman ne aveva avuto abbastanza. “E’ impossibile che tu possa dire cose più sbagliate”, ha dichiarato Liesman, ed ha proseguito dettagliando le previsioni sbagliate: “Rick, i tassi di interesse più alti non sono mai arrivati, l’incapacità per gli Stati Uniti a collocare i bonds è una cosa che non è mai successa, il dollaro non è mai crollato. Non c’è una singola cosa che sia andata come tu dici.”

Potreste dire le stesse cose a riguardo di molte persone. Ho avuto conversazioni con investitori disorientati dal fatto che il dollaro non fosse crollato e che l’inflazione non fosse salita alle stelle, giacché “tutti gli esperti” dicevano che era destino che accadesse. Ed è quello che in effetti vi sareste immaginati se il vostro concetto di competenza lo aveste desunto da quello che avete visto alla CNBC, sulla pagina editoriale del Wall Street Journal, o su Forbes.

E questo è andato avanti per lungo tempo – almeno dagli inizi del 2009. Eppure, nonostante aver regolarmente sbagliato per più di cinque anni, quegli “esperti” non considerano mai l’eventualità che ci possa essere qualcosa di scorretto nel loro modello economico, lasciando da parte la circostanza che Ben Bernanke, Janet Yellen o, peraltro, il sottoscritto avevano avuto ragione a rigettare i loro ammonimenti.

Nel migliore dei casi, la gente della “inflazione dietro l’angolo” ammette che essa non è ancora apparsa, ma attribuisce il ritardo a imprevedibili circostanze. Cosicché, in una recente audizione congressuale, Lawrence Kudlow ha messo in guardia sull’ “eccesso di moneta e sul dollaro svalutato”. Tuttavia: “Miracolosamente, gli indicatori dell’inflazione, sia di quella attuale che di quella attesa, sono rimasti in basso”. Non c’è qualcosa di sbagliato nel mio modello. E’ un miracolo!

Nel peggiore dei casi, gli ‘inflazionisti’ ricorrono alla teoria della cospirazione: l’inflazione è già alta, ma il Governo tiene i dati nascosti. Le fonti che si pretende documentino questa censura erano già state smascherate anni orsono; tra l’altro, gli indicatori privati dell’inflazione come il Billion Prices Index (che si basa sui prezzi on-line) conferma fondamentalmente i numeri ufficiali. Inoltre, i teorici della teoria della cospirazione sono stati meritatamente ridicolizzati persino da colleghi conservatori. Tuttavia la teoria della cospirazione continua a riaffacciarsi. Come era prevedibile, è stata riciclata a difesa di Rick Santelli.

Per quei conservatori riformisti, tutto questo è davvero frustrante. Se chiedete quali nuove idee abbiano da offrire, spesso essi menzionano il “monetarismo di mercato”, che nelle attuali circostanze si risolve nel concetto che la Fed dovrebbe fare di più, non di meno.

Un componente del gruppo, Josh Barro – che ora è al Times – è arrivato al punto di definire il monetarismo di mercato “il luminoso successo del movimento conservatore riformista”. Ma questa idea non ha provocato alcuna attrazione verso il resto del conservatorismo americano, che resta ossessionato dal fantasma della inflazione fuori controllo.

E le radici della dipendenza dall’inflazione scavano nel profondo. I riformatori preferiscono minimizzare l’influenza delle fantasie “libertariane” [1] – fantasie che invariabilmente includono l’idea che senza tornare all’oro incombe la minaccia del disastro inflattivo – sui dirigenti conservatori odierni. Ma per farlo, in effetti si deve metter da parte quello che gli stessi dirigenti conservatori hanno affermato. Se, ad esempio, le persone accusano Paul Ryan, il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, di credere di star vivendo in un racconto di Ayn Rand, questo non dipende altro che dal fatto che nel 2009 egli affermò che “stiamo vivendo in un racconto di Ayn Rand”.

Più in generale, il conservatorismo moderno americano è profondamente in contrasto con ogni forma di attivismo pubblico, e se la politica monetaria è talvolta trattata come una questione tecnocratica, la verità è che stampare dollari per combattere una recessione, o persino per stabilizzare una qualche più ampia definizione dell’offerta di denaro, è in sostanza una politica basata sull’attivismo.

Il punto, allora, è che la dipendenza dall’inflazione ci racconta qualcosa sulla condizione attuale di uno dei due schieramenti che si contrappongono nel nostro paese. Il concentrarsi ossessivo della destra su un problema che non abbiamo, il suo rifiuto di riconsiderare i suoi assunti nonostante il completo fallimento pratico, ci dicono che effettivamente non siamo in alcuno modo in presenza di un dibattito razionale. E quello, a sua volta, è un presagio disgraziato non solo per gli aspiranti riformatori, ma per la nazione.

 

 

[1] Per il pensiero ‘libertariano’ vedi sulle Note della traduzione alla voce relativa alla scrittrice russo americana Ayn Rand, nata a Pietroburgo il 2 febbraio 1905 e morta a New York il 6 marzo 1982. Nella foto:

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