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La crisi mancata della finanza pubblica. Un bilancio immaginario e la crisi del debito. Paul Krugman, New York Times 20 luglio

 

The Fiscal Fizzle

An Imaginary Budget and Debt Crisis

JULY 20, 2014 Paul Krugman

For much of the past five years readers of the political and economic news were left in little doubt that budget deficits and rising debt were the most important issue facing America. Serious people constantly issued dire warnings that the United States risked turning into another Greece any day now. President Obama appointed a special, bipartisan commission to propose solutions to the alleged fiscal crisis, and spent much of his first term trying to negotiate a Grand Bargain on the budget with Republicans.

That bargain never happened, because Republicans refused to consider any deal that raised taxes. Nonetheless, debt and deficits have faded from the news. And there’s a good reason for that disappearing act: The whole thing turns out to have been a false alarm.

I’m not sure whether most readers realize just how thoroughly the great fiscal panic has fizzled — and the deficit scolds are, of course, still scolding. They’re even trying to spin the latest long-term projections from the Congressional Budget Office — which are distinctly non-alarming — as somehow a confirmation of their earlier scare tactics. So this seems like a good time to offer an update on the debt disaster that wasn’t.

About those projections: The budget office predicts that this year’s federal deficit will be just 2.8 percent of G.D.P., down from 9.8 percent in 2009. It’s true that the fact that we’re still running a deficit means federal debt in dollar terms continues to grow — but the economy is growing too, so the budget office expects the crucial ratio of debt to G.D.P. to remain more or less flat for the next decade.

Things are expected to deteriorate after that, mainly because of the impact of an aging population on Medicare and Social Security. But there has been a dramatic slowdown in the growth of health care costs, which used to play a big role in frightening budget scenarios. As a result, despite aging, debt in 2039 — a quarter-century from now! — is projected to be no higher, as a percentage of G.D.P., than the debt America had at the end of World War II, or that Britain had for much of the 20th century. Oh, and the budget office now expects interest rates to remain fairly low, not much higher than the economy’s rate of growth. This in turn weakens, indeed almost eliminates, the risk of a debt spiral, in which the cost of servicing debt drives debt even higher.

Still, rising debt isn’t good. So what would it take to avoid any rise in the debt ratio? Surprisingly little. The budget office estimates that stabilizing the ratio of debt to G.D.P. at its current level would require spending cuts and/or tax hikes of 1.2 percent of G.D.P. if we started now, or 1.5 percent of G.D.P. if we waited until 2020. Politically, that would be hard given total Republican opposition to anything a Democratic president might propose, but in economic terms it would be no big deal, and wouldn’t require any fundamental change in our major social programs.

In short, the debt apocalypse has been called off.

Wait — what about the risk of a crisis of confidence? There have been many warnings that such a crisis was imminent, some of them coupled with surprisingly frank admissions of disappointment that it hadn’t happened yet. For example, Alan Greenspan warned of the “Greece analogy,” and declared that it was “regrettable” that U.S. interest rates and inflation hadn’t yet soared.

But that was more than four years ago, and both inflation and interest rates remain low. Maybe the United States, which among other things borrows in its own currency and therefore can’t run out of cash, isn’t much like Greece after all.

In fact, even within Europe the severity of the debt crisis diminished rapidly once the European Central Bank began doing its job, making it clear that it would do “whatever it takes” to avoid cash crises in nations that have given up their own currencies and adopted the euro. Did you know that Italy, which remains deep in debt and suffers much more from the burden of an aging population than we do, can now borrow long term at an interest rate of only 2.78 percent? Did you know that France, which is the subject of constant negative reporting, pays only 1.57 percent?

So we don’t have a debt crisis, and never did. Why did everyone important seem to think otherwise?

To be fair, there has been some real good news about the long-run fiscal prospect, mainly from health care. But it’s hard to escape the sense that debt panic was promoted because it served a political purpose — that many people were pushing the notion of a debt crisis as a way to attack Social Security and Medicare. And they did immense damage along the way, diverting the nation’s attention from its real problems — crippling unemployment, deteriorating infrastructure and more — for years on end.

 

La crisi mancata della finanza pubblica.Un bilancio immaginario e la crisi del debito.

Di Paul Krugman

 

Per gran parte dei cinque anni trascorsi ai lettori delle notizie politiche ed economiche vennero lasciati pochi dubbi sul fatto che i deficit di bilancio e il debito crescente fossero i temi più importanti di fronte all’America. Le persone serie costantemente mettevano in circolazione ammonimenti terribili: gli Stati Uniti rischiavano da un giorno all’altro di trasformarsi in un’altra Grecia. Il Presidente Obama nominò una speciale commissione bipartisan per proporre soluzioni alla pretesa crisi della finanza pubblica, e spese larga parte del suo primo mandato nel cercare di negoziare una Grande Intesa sul bilancio con i repubblicani.

Quell’intesa non è mai venuta, perché i repubblicani si rifiutarono di considerare ogni accordo che aumentasse le tasse. Ciononostante, debito e deficit sono svaniti nei notiziari. E c’è una buona ragione di quella scomparsa: si è scoperto che tutta la faccenda era un falso allarme.

Non sono sicuro che la maggioranza dei lettori si renda conto di come il grande panico sulla finanza pubblica abbia fatto completamente cilecca – anche perché i censori dei deficit, naturalmente, continuano le loro prediche. Non stanno neppure cercando di interpretare le ultime proiezioni del Congressional Budget Office [1] – che sono nettamente non allarmanti – come una conferma delle loro precedenti tattiche allarmistiche. E’ una buona occasione, dunque, per offrire un aggiornamento sul disastro del debito che non c’è stato.

A proposito di quelle proiezioni: l’ufficio del bilancio prevede che quest’anno il deficit federale sarà soltanto il 2,8 per cento del PIL, dal 9,8 del 2009. E’ vero che il fatto che si stia ancora gestendo un deficit significa che il debito federale in termini di dollari continua a crescere – ma anche l’economia sta crescendo, cosicché l’ufficio del bilancio si aspetta che il cruciale rapporto tra debito e PIL resti più o meno piatto nel corso del prossimo decennio.

Dopo di che ci si aspetta un peggioramento, principalmente a causa dell’effetto dell’invecchiamento della popolazione su Medicare e sulla Previdenza Sociale. C’è stato però un rallentamento spettacolare nella crescita dei costi della assistenza sanitaria, che di solito giocava un grande ruolo nel seminare allarme sugli scenari del bilancio. Di conseguenza, nonostante l’invecchiamento, il debito nel 2039 – ad un quarto di secolo da oggi – è previsto che non sia più elevato, come percentuale del PIL, del debito che l’America aveva alla fine della Seconda Guerra Mondiale, o che l’Inghilterra ebbe per larga parte del ventesimo secolo. Inoltre, l’ufficio del bilancio ora si aspetta che i tassi di interesse restino discretamente bassi, non molto più elevati del tasso di crescita dell’economia. A sua volta questo indebolisce, in pratica quasi elimina, il rischio di una spirale del debito, nella quale il costo del servizio del debito spinga il debito anche più in alto.

Pure in questo caso, la crescita del debito non è un bene. Che cosa ci vorrebbe, dunque, per evitare un qualsiasi incremento nella percentuale del debito? Sorprendentemente poco. L’ufficio del bilancio stima che per stabilizzare la percentuale del debito sul PIL al suo livello attuale ci vorrebbero tagli alla spesa e/o incrementi fiscali pari all’1,2 per cento del PIL, se partissimo adesso, oppure all’1,5 per cento del PIL se attendessimo sino al 2020. In termini politici, considerata l’opposizione totale dei repubblicani ad ogni possibile proposta di un Presidente democratico, sarebbe una cosa difficile, ma in termini economici non sarebbe un grande problema, e non richiederebbe alcun cambiamento di fondo nei nostri programmi sociali principali.

In poche parole, l’apocalisse del debito è stata annullata.

Un momento. Cosa dire, però, del rischio di una crisi di fiducia? C’erano stati molte messe in guardia sul fatto che una crisi del genere fosse imminente, che in alcuni casi andavano sorprendentemente di pari passo con franche ammissioni di delusione perché non stava avvenendo. Ad esempio, Alan Greenspan aveva ammonito su una “analogia greca”, e aveva dichiarato che era “deplorevole” che i tassi di interesse e l’inflazione statunitense non fossero ancora schizzati alle stelle.

Ma questo accadeva più di quattro anni orsono, e sia l’inflazione che i tassi di interesse restano bassi. Forse gli Stati Uniti, che tra le altre cose prendono prestiti nella loro valuta e di conseguenza non possono andare a corto di contante, non sono poi così tanto simili alla Grecia.

Di fatto, persino all’interno dell’Unione Europea la gravità della crisi del debito è diminuita rapidamente una volta che la Banca Centrale Europea ha cominciato a fare il suo lavoro, mettendo in chiaro che avrebbe fatto “tutto quello che sarebbe stato necessario” per evitare crisi di cassa in nazioni che hanno rinunciato alle loro valute ed hanno adottato l’euro. Sapete che l’Italia, che mantiene un debito profondo e soffre molto di più di noi del peso di una popolazione che invecchia, può ora indebitarsi a lungo termine ad una tasso di interesse soltanto del 2,78 per cento? E sapete che la Francia, che è oggetto di continui commenti negativi, paga soltanto l’1,57?

Dunque, non abbiamo una crisi del debito né l’abbiamo mai avuta. Perché è sembrato che tutte le persone importanti pensassero il contrario?

Ad essere onesti, ci sono state alcune vere buone notizie sulla prospettiva della finanza pubblica a lungo termine, principalmente sul fronte della assistenza sanitaria. Ma è difficile sfuggire alla sensazione che il panico del debito fosse promosso in quanto utile ad uno scopo politico – che in molti spingessero l’idea di una crisi del debito per sferrare un attacco a Medicare ed alla Previdenza Sociale. E per quella strada hanno fatto un gran danno per anni e anni, deviando l’attenzione della nazione dai suoi problemi reali – una disoccupazione opprimente, infrastrutture che si deteriorano ed altro ancora.

 

 

[1] Sul ruolo di questo ufficio del Congresso degli Stati Uniti, vedi le note sulla traduzione.

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