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Le classi e la politica monetaria (dal blog di Krugman, 8 luglio 2014)

 

Jul 8 12:37 pm

Class and Monetary Policy

I’ve been writing a lot lately about the continuing influence of inflation hysterics despite their awesome wrongness over the past five-plus years. One question that naturally arises is whose interests are served by this unjustified influence.

You don’t want to be too crude about it. I don’t think there are a lot of clear-headed hard-money types who secretly admit to themselves that their models have failed and that the policies they advocate could mire the economy in a permanent slump, but nonetheless say what will support their class interests. Instead, interests feed ideology, and the ideologues may then be sorta-kinda sincere in their beliefs.

Still, it is worth asking who benefits from low inflation or deflation, and from higher interest rates. And the answer, basically, is rich old men.

On the rich part: Using SIPP data, we can look at the comparison between financial assets and debt by household net worth:

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Only the top end have more financial assets (as opposed to real assets like housing) than they have nominal debt; so they’re much more likely to be hurt by mild inflation and be helped by deflation than the rest.

Now, it’s true that some of these financial assets are stocks, which are claims on real assets. If we only look at interest-bearing assets, even the top group has more liabilities than assets:

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But the SIPP top isn’t very high; in 2007 you needed a net worth of more than $8 million just to be in the top 1 percent. And since the ratio of interest-bearing assets to debt is clearly rising with wealth, we can be sure that the truly wealthy are indeed in the category where they have more to lose than to gain by a rise in the price level.

I won’t give a chart by age, but it’s also clearly true that the elderly rich are especially likely to own lots of bonds and not have much debt.

But what about the people I keep hearing about — struggling middle-class retirees living on the interest on their CDs? Well, they exist, but there aren’t many of them and they’re less middle-class than you think.

Basically, inflation redistributes wealth down the scale of both wealth and age, while deflation does the reverse.

And therein lies the deep explanation for inflation hysteria. The Fed’s efforts to boost the economy haven’t had the disastrous effects the usual suspects predicted, but it’s nonetheless true that this is no policy for rich old men (ROMs?). And playing to the paranoia of the ROMs is basically what the WSJ editorial page, Fox News, etc. is all about.

 

 

Le classi e la politica monetaria

 

Di recente scrivo molto sulla perdurante influenza degli isterici dell’inflazione, nonostante i loro tremendi errori nei cinque anni e più passati. Un quesito che naturalmente si solleva è quello degli interessi ai quali questa ingiustificata influenza fa comodo.

A questo proposito, non si deve essere troppo rozzi. Io non credo che ci siano molti soggetti lucidamente a favore della moneta forte, che in segreto tra sé e sé riconoscono che i loro modelli non hanno funzionato e che le politiche da essi sostenute potrebbero impantanare l’economia in una recessione permanente, purtuttavia scegliendo di continuare a sostenere i loro interessi di classe. Piuttosto, gli interessi alimentano l’ideologia, e di conseguenza gli ideologi a modo loro possono essere sinceri nelle loro convinzioni.

Eppure vale la pena di chiedersi chi tragga beneficio dalla bassa inflazione o dalla deflazione, e da tassi di interesse più elevati. E, fondamentalmente, la risposta è le persone ricche ed anziane.

Per l’aspetto dei ricchi: utilizzando i dati SIPP [1] possiamo osservare il confronto tra gli asset finanziari ed il valore netto del debito delle famiglie [2]:

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Solo la componente più elevata ha asset finanziari (che sono altra cosa dagli asset reali come le abitazioni) superiori al debito nominale; dunque è molto più probabile che essi siano danneggiati da una leggera inflazione e che siano aiutati dalla deflazione, rispetto agli altri.

Ora, è vero che alcuni di questi asset finanziari sono azioni, che costituiscono diritti su asset reali. Se noi guardiamo solo agli asset che sono gravati da interessi, anche il gruppo dei più ricchi ha passività superiori agli asset:

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Ma la quota più elevata di quel sondaggio non è molto alta; nel 2007 si doveva possedere un valore netto superiore agli 8 milioni di dollari all’anno, soltanto per far parte dell’1 per cento dei più ricchi. E dal momento che la percentuale degli asset gravati da interessi rispetto al debito è chiaramente in crescita con la ricchezza, possiamo esser certi che i ricchi veri e propri sono di fatto dentro la categoria nella quale si ha più da perdere che da guadagnare da una crescita del livello dei prezzi.

Non fornirò un diagramma in relazione all’età, ma è abbastanza chiaro che per i ricchi più anziani è particolarmente probabile possedere grandi quantità di bond e non avere un debito molto grande.

Ma cosa dire delle persone delle quali continuo a sentir parlare – i pensionati della classe media che vivono a fatica sugli interessi sui loro ‘certificati di deposito’? Ebbene, ce ne sono, ma non ce ne sono molti tra di loro, e sono meno classe-media di quello che pensate.

Fondamentalmente, l’inflazione redistribuisce la ricchezza verso il basso della scala, sia della ricchezza che dell’età, mentre la deflazione fa l’inverso.

E in questo sta la spiegazione profonda dell’isteria dell’inflazione. Gli sforzi della Fed di incoraggiare l’economia non hanno avuto gli effetti disastrosi che i soliti noti prevedevano, nondimeno è vero che questa non è la politica per i ricchi uomini anziani (li chiamiamo ROM?). E giocare sulla paranoia dei ROM è fondamentalmente quello che fanno la pagina editoriale del Wall Street Journal, Fox News e tutti gli altri.

 

 

[1] Sono dati dell’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti, raccolti attraverso uno specifico sondaggio denominato SIPP (“Survey on Income and Program Participation”).

[2] Come si nota, sull’asse orizzontale sono espresse le varie categorie di reddito. Le famiglie, ad esempio, che hanno un reddito annuo pari o superiore a 500.000 dollari, hahnno un debito di poco superiore ai 100.000 ed asset vicini ai 160.000. Di contro, le famiglie che hanno un reddito tra i 25.000 ed i 50.000 dollari, hanno un debito che è pari a circa ¾ , ed asset che sono neppure 1/20 di quelli dei più ricchi. La qualcosa, forse, non stupisce tanto per gli asset, che si possono immaginare, quanto per la somiglianza dell’entità del debito. E si badi, come Krugman chiarisce subito dopo, che per asset si intendono quelli finanziari, escluse le abitazioni.

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