Jul 6 9:56 am
Noah Smith has another post on John Cochrane’s anti-Keynesian screed, in which he takes on various “structural” stories about the continuing weakness of the economy. As usual, Noah is very mild and eager to give the benefit of the doubt, although even so there’s not much there.
What I’d like to point out, however, is that there’s an overarching reason not to take any of this stuff seriously. All the anti-Keynesian stories (except “uncertainty”, which as Nick Rowe points out is actually a Keynesian story but doesn’t know it) are supply-side stories; Cochrane even puts scare quotes around the word “demand”. Basically, they’re claiming that unemployment benefits, or Obamacare, or regulations, or something, are reducing the willingness of workers and firms to produce stuff.
How would you test this? In a supply-constrained economy, the kind of monetary policy we’ve had, with the Fed quintupling the size of its balance sheet over a short period of time, would be highly inflationary. Indeed, just about everyone on the right has been predicting runaway inflation year after year.
Meanwhile, if you had a demand-side view, and considered the implications of the zero lower bound, you declared that nothing of the sort would happen:
Now, the equation [the quantity equation for money] still holds. But all that tells us is that any changes in the money supply are offset one for one by changes in velocity …
Actually, in the real world it’s even worse, because central banks don’t control the money supply, they only control the monetary base. Broad aggregates like M2 may well be unaffected by what the central bank does: increase the monetary base, and all that happens is an offsetting fall in the money multiplier.
(I was arguing against neomonetarism, but the point holds more generally.)
Reality:
It seems to me that the failure of the inflation predicted by anti-Keynesians to appear — and the fact that this failure was predicted by Keynesian models — is a further big reason not to take what these people are saying seriously.
Storie di recessione e il test dell’inflazione
Noah Smith ha un altro post sul sermone anti keynesiano di John Cochrane, nel quale egli ha accolto varie spiegazioni “strutturali” per la perdurante debolezza dell’economia. Come al solito, Noah è molto gentile e desideroso di concedere il beneficio del dubbio, sebbene anche in questo modo c’è poco da fare.
Quello che vorrei segnalare, tuttavia, è che c’è una ragione complessiva per non prendere questa roba sul serio. Tutte le storie anti-keynesiane (eccetto “l’incertezza” che, come Nick Rowe sottolinea, effettivamente è una spiegazione keynesiano, anche se lui[1] lo ignora) sono racconti dal lato dell’offerta; Cochrane ha persino paura ad utilizzare il termine “domanda”. Fondamentalmente, quello che stanno sostenendo è che i sussidi di disoccupazione, la riforma sanitaria di Obama, o i regolamenti, o qualsiasi cosa simile, stanno riducendo la volontà dei lavoratori e delle imprese a produrre.
Come si potrebbe verificarlo? In una economia condizionata dall’offerta, il genere di politica monetaria che è in atto, con la Fed che sta quintuplicando l’ampiezza del suo bilancio patrimoniale in un breve periodo di tempo, sarebbe altamente inflazionistica. In effetti, praticamente tutti a destra stanno predicando, anno dopo anno, una inflazione fuori controllo.
Invece, se si avesse un punto di vista dal lato della domanda, e si considerassero le implicazioni del limite inferiore dello zero nei tassi di interesse, si sosterrebbe che niente del genere è destinato ad accadere [2]:
“Ora, l’equazione (l’equazione di quantità per la moneta) tiene ancora. Ma tutto ci dice che tutti i cambiamenti nell’offerta di moneta sono bilanciati, in rapporto di uno ad uno, da cambiamenti nella velocità ….
In effetti, nel mondo reale, le cose vanno ancora peggio, perché i banchieri centrali non controllano l’offerta di moneta, essi controllano soltanto la base monetaria. Gli aggregati generali come lo M2 possono ben essere non influenzati da quello che fa la banca centrale: si accresce la base monetaria e tutto quello che accade è una caduta compensativa del moltiplicatore della moneta”.
(allora stavo argomentando contro il neomonetarismo, ma il punto più in generale resta valido).
La realtà:
Sembra a me che il fallimento dell’inflazione che era stata prevista dagli anti keynesiani – ed il fatto che un tale esito fosse stato previsto dai modelli keynesiani – sia una ulteriore grande ragione per non prendere sul serio quello che dice questa gente.
[1] In questo caso “lui” è Cochrane.
[2] Krugman offre questa connessione con un suo vecchio post del 6 novembre 2009, dal quale trae la citazione tra virgolette.
By mm
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