August 27, 2014 8:58 pm
As I mentioned this morning, France’s President Hollande, after years of passivity, has finally taken strong action – firing anyone who questions his subservience to German and EC demands for ever more austerity. But what’s actually going on in the French economy? It is, of course, a catastrophe – hugely uncompetitive, failing to create jobs, etc. etc. – that’s what everyone says, so it must be true, right?
Actually looking at the data, however, reveals a number of surprises.
Let’s start with jobs. France has low labor force participation by the relatively old, thanks to generous retirement programs, and by the young, partly because generous aid means that few need to work while in school, partly perhaps because a high minimum wage and other factors discourage youth employment. What about prime-age workers? Figure 1 compares France and the United States. It’s a good thing we know that France is the country in crisis, isn’t it? Because otherwise you might get confused by employment performance that looks much better than ours.
Figure 1
Still, we know that France is highly uncompetitive on world markets. Figure 2 shows the French current account balance as a percentage of GDP, which is in, um, mild deficit, nothing like the deficits the United States ran during the “Bush boom”.
Figure 2
It’s interesting to note, by the way, that in the great European divide during the euro’s boom years, when costs in southern Europe surged relative to Germany, creating a huge problem of adjustment, France was – as you can see in Figure 3 – right in the middle, with no particular sign of getting out of line. This puts it in a somewhat awkward situation now that southern Europe is deflating while Germany refuses to inflate, causing an overall deflationary bias in Europe. But this isn’t a French problem so much as a euro problem.
Figure 3
Speaking of deflation, France – as you can see in Figure 4 — is well below the conventional 2 percent target (which is too low) and falling fast. Mr. Hollande may like to say that the French problem is supply-side, but it sure looks like demand-side by this criterion.
Figure 4
Still, France has to worry about bond vigilantes. After all, international investors are so worried about French prospects that they won’t lend to the country without being paid … well, the lowest rates in French history (Figure 5).
Figure 5
OK, you get the picture. French economic data look nothing at all like the story everyone tells. Yes, you can tell stories of excessive regulation, but they don’t dominate the macro picture. Yet Mr. Hollande is meekly going along with demands for ever more belt-tightening, reserving his wrath for those who want France to stand up for itself. And the result is a sort of multiplier process in which austerity causes growth to falter, which worsens the budget prospect, which leads to even more austerity.
What’s going on here politically? Simon Wren-Lewis makes a very good point. In America, many of the people who shape economic discourse are forever living in the 1970s, when stagflation was the order of the day; in France, the corresponding nightmare is the early Mitterand era, when France was suffering from Eurosclerosis and an attempt to pursue unilateral fiscal expansion (with a fixed exchange rate) failed. But now is not then. To an important extent, what ails France in 2014 is hypochondria, belief that it has illnesses it doesn’t – and this hypochondria is leading it to accept quack cures that are the real cause of its distress.
Che succede in Francia?
Come ho accennato stamani, il Presidente francese Francois Hollande, dopo anni di passività, finalmente ha assunto una forte iniziativa – licenziando qualcuno che avanzava dubbi sulla sua subordinazione alle richieste di una austerità addirittura maggiore della Germania e della Commissione Europea. Ma come sta procedendo, nella realtà, l’economia francese? E’, senza dubbio alcuno, una catastrofe – del tutto incapace di competere, un fallimento nel creare lavoro etc. etc.? Quello che tutti dicono e che dunque deve essere vero, giusto?
Per la verità, l’osservazione dei dati presenta piuttosto un certo numero di sorprese
Cominciamo dai posti di lavoro. La Francia ha una bassa partecipazione alle forze di lavoro da parte degli individui relativamente anziani, grazie a generosi programmi pensionistici, e da parte dei giovani, in parte perché i generosi sussidi comportano che in pochi hanno bisogno di lavorare mentre sono a scuola, in parte a causa di un salario minimo elevato e di altri fattori che scoraggiano l’occupazione giovanile. Ma che dire dei lavoratori nella principale età lavorativa [1]? La Figura 1 mette a confronto la Francia e gli Stati Uniti. E’ un bene che si sappia che la Francia è un paese in crisi, non è vero? Perché altrimenti ci si confonderebbe per l’andamento dell’occupazione, che sembra molto migliore del nostro.
Figura 1
Eppure sappiamo che la Francia è molto poco competitiva sui mercati mondiali. La Figura 2 mostra la bilancia francese di conto corrente come percentuale del PIL, che è – guarda un po’! – in leggero deficit, ma niente di simile ai deficit realizzati dagli Stati Uniti durante il “boom di Bush”:
Figura 2
E’ interessante notare, per inciso, che nel grande divario che si aprì nell’Europa durante gli anni della espansione dell’euro, quando i costi nell’Europa meridionale salivano in rapporto alla Germania, creando un acuto problema di aggiustamento, la Francia – come si può vedere dalla Figura 3 – si collocò nel mezzo, senza nessuno scarto nel suo andamento. Questo la pone oggi in una situazione imbarazzante, nel mentre l’Europa del sud sta deflazionando e la Germania non intende inflazionare, provocando in Europa una generale tendenza deflattiva. Ma questo non è un problema maggiore in Francia, di quanto non lo sia nell’area euro.
Figura 3
Parlando di deflazione, come potete vedere nella Figura 4, la Francia è ben al di sotto del convenzionale obbiettivo del 2 per cento (che è troppo basso) e diminuisce rapidamente. A Hollande può far piacere dire che il problema francese è dal lato dell’offerta, ma di certo, sulla base di questo metro di misura, sembrerebbe dal lato della domanda.
Figura 4
Ancora, la Francia si deve preoccupare dei ‘guardiani dei bond’. Dopo tutto, gli investitori internazionali sono così preoccupati sulle prospettive della Francia, che non intenderanno concedere prestiti al paese senza essere pagati …. eppure, ecco i più bassi tassi di interesse nella storia francese:
Figura 5
Va bene, questo è il quadro. I dati economici francesi non sembrano affatto corrispondere al racconto del quale tutti parlano. Sì, si possono raccontare spiegazioni sulla eccessiva regolamentazione, ma non sono quelle che dominano il quadro macroeconomico. Eppure Hollande sta docilmente acconsentendo alle richieste di una stretta sempre maggiore, e riserva la sua collera a coloro che vogliono che la Francia si rialzi da sola. E il risultato è una sorta di processo moltiplicatore nel quale l’austerità fa barcollare la crescita, che peggiora le prospettive di bilancio, che portano ad una austerità persino maggiore.
In termini politici, che cosa sta accadendo? Simon Wren-Lewis avanza un ottimo argomento. In America, molte delle persone che danno forma al dibattito economico è come se vivessero sempre negli anni ’70, quando la stagflazione era all’ordine del giorno; in Francia l’incubo corrispondente furono i primi periodi di Mitterand, quando la Francia stava soffrendo della ‘eurosclerosi’ e un tentativo di perseguire in modo unilaterale l’espansione delle politiche di bilancio (con un tasso di cambio fisso) non ebbe buon esito. Ma oggi non sono quei tempi. In misura determinante, quello che affligge la Francia nel 2014 è l’ipocondria, la convinzione di avere malattie che non ha – e questa ipocondria la sta portando ad accettare cure da ciarlatani che sono la causa vera del suo malessere.
[1] Ovvero, come di solito si calcola, dei lavoratori tra i 25 ed i 54 anni.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"