Blog di Krugman

Draghi dinanzi al burrone della deflazione (dal blog di Krugman, 23 agosto 2014)

 

Aug 23 10:02 am

Draghi at Deflation Gulch

Full disclosure: I know Mario Draghi, a bit, since we overlapped in grad school, and I both like and admire him; he did a fantastic job of containing the euro crisis of 2012. And I like to imagine that he knows and understands more than he can say in his position. Still, I don’t think I’m projecting too much in reading his Jackson Hole speech as the words of a man who knows perfectly well how dire the situation is, and is sailing as close to the wind as he can, but is all too aware of how inadequate that’s likely to be.

Although he gives a nod to structural factors, he effectively declared that people in Europe are exaggerating the problem:

Research by the European Commission suggests that estimates of the Non-Accelerating Wage Rate of Unemployment (NAWRU) in the current situation are likely to overstate the magnitude of unemployment linked to structural factors, notably in the countries most severely hit by the crisis

and he basically says that the problem with the euro is inadequate demand:

The most recent GDP data confirm that the recovery in the euro area remains uniformly weak, with subdued wage growth even in non-stressed countries suggesting lacklustre demand. In these circumstances, it seems likely that uncertainty over the strength of the recovery is weighing on business investment and slowing the rate at which workers are being rehired.

So he’s effectively saying the same thing as Janet Yellen: if unemployment is structural, where are the wage gains?

Also, the confidence fairy has vanished from official ECB rhetoric. So has the ECB’s trigger-happiness when it comes to any hint of inflation:

The risks of “doing too little” – i.e. that cyclical unemployment becomes structural – outweigh those of “doing too much” – that is, excessive upward wage and price pressures.

The trouble is, what can he do about it? He appeals for a consideration of euro-wide measures of fiscal stance, which is basically urging Germany to run bigger deficits, but the Germans aren’t interested. He says that the ECB will do more, but doesn’t promise massive QE, probably because he knows he can’t.

The point is that even if Draghi is, as I believe he is, a good man and a good economist who gets the situation, the combination of the euro’s structure and the intransigence of the austerians means that the situation remains very grim.

 

Draghi dinanzi al burrone della deflazione

Mi confesso: conosco abbastanza Mario Draghi, dal momento in cui partecipammo assieme al corso di specializzazione, mi piace ed ho stima per lui: fece un lavoro fantastico nel contenere la crisi dell’euro del 2012. E voglio pensare che egli conosca e comprenda più di quello che può dire nella sua posizione. Eppure, non penso di spingermi troppo nella interpretazione del suo discorso a Jackson Hole se lo leggo come le parole di una persona che sa perfettamente quanto la situazione sia tremenda, e sta veleggiando più vicino che può al vento, ma è anche troppo consapevole di quanto tutto questo sia probabilmente inadeguato.

Sebbene egli faccia un cenno ai fattori strutturali, egli effettivamente ha dichiarato che in Europa si sta esagerando il problema:

 

“Ricerche da parte della Commissione europea indicano che le stime del ‘Tasso di disoccupazione non suscettibile di accelerare la crescita dei salari” (NAWRU) nella situazione attuale è probabile sovrastimino la ampiezza della disoccupazione dipendente da fattori strutturali, in particolare nei paesi più gravemente colpiti dalla crisi”.

 

E fondamentalmente egli dice che il problema con l’euro è la domanda inadeguata:

 

“I più recenti dati sul PIL confermano che la ripresa nell’area euro resta uniformemente debole, con una crescita fiacca dei salari che indica una domanda spenta. In queste circostanze, sembra probabile che l’incertezza sulla forza della ripresa stia gravando sugli investimenti delle imprese e rallentando il ritmo al quale i lavoratori vengono riassunti”.

 

Dunque, egli sta effettivamente dicendo la stessa cosa di Janet Yellen: se la disoccupazione è strutturale, dove sono gli aumenti salariali?

Inoltre, la storia della “fata della fiducia” è svanita dalla retorica ufficiale della BCE. Lo stesso è accaduto per la tendenza della BCE a entusiasmarsi sconsideratamente ad ogni cenno di inflazione:

 

“I rischi del ‘fare troppo poco’ – vale a dire che la disoccupazione ciclica divenga strutturale – superano quelli del ‘fare troppo’ – vale a dire, l’eccessiva spinta verso l’alto dei salari e dei prezzi.”

 

Il guaio è: cosa può far lui al riguardo? Egli si appella ad una valutazione di misure in materia di spesa pubblica, ovvero fondamentalmente spinge la Germania a gestire deficit maggiori, ma i tedeschi non sono interessati. Dice che la BCE farà di più, ma non promette massicce ‘facilitazioni quantitative’, probabilmente perché sa di non poterlo fare.

Il punto è che anche se Draghi è, come io credo che sia, una brava persona ed un bravo economista che comprende la situazione, la combinazione della struttura dell’euro e dell’intransigenza dei filo-austeri significa che la situazione resta assai triste.

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