Aug 13 12:23 pm
Brad DeLong reminds us of the original Ryan budget plan — or actually “plan”, as I’ll explain — and emphasizes its dire warnings about a looming debt crisis that wasn’t. But pointing out that the debt panic was unjustified only gets at part of what was wrong with that Ryan budget (and all his subsequent proposals). For the fact is that it wasn’t a proposal made in good faith.
As I and others pointed out at the time, when you looked at the substance of what Ryan was proposing, it didn’t at all match up to his supposed deep concern over the deficit. Specifically, in the first decade he proposed savage cuts in aid to the poor, but he also proposed huge tax cuts for the rich — and the tax cuts for the rich were bigger than the aid cuts for the poor, so that the specifics of the plan were actually deficit-increasing, not deficit-reducing.
So how did he claim otherwise? By declaring that he would make his tax cuts deficit-neutral by closing loopholes — but he refused to say anything about which loopholes he would close; and by claiming that he would make huge cuts in discretionary spending, again without specifying what he would cut. So the budget was essentially a con job.
Now, when I say things like that, people start howling about lack of civility. But I wasn’t insulting someone for the sake of insult; if you didn’t understand the essential dishonesty of the plan, you weren’t getting the story right. Yes, I could have used diffident language — but why? Readers deserve to be told clearly what is going on.
Look, I wish we lived in a world in which you could reasonably assume that people with different political views were arguing their case honestly. But we don’t. And you have to argue with the politicians we have, not the politicians we wished we had.
Fandonie sulla finanza pubblica, una rivisitazione
Brad DeLong ci ricorda il programma originario sul Bilancio di Paul Ryan – per la verità, il “programma”, come stiamo per spiegare – ed enfatizza i suoi terribili ammonimenti su una incombente crisi da debito che non c’è stata. Ma mettendo in evidenza che il panico da debito era ingiustificato, riguarda solo una parte di quello che era sbagliato nel Bilancio di Ryan (e in tutte le sue proposte successive). Perché il fatto è che non era una proposta avanzata in buona fede.
A quel tempo, io ed altri mettemmo in evidenza che, quando si guardava alla sostanza di quello che Ryan veniva proponendo, esso non era affatto coerente con la sua supposta profonda preoccupazione sul bilancio. In particolare, aveva proposto nel primo decennio tagli selvaggi agli aiuti ai poveri, ma aveva anche proposto grandi sgravi fiscali ai ricchi – e gli sgravi per i ricchi erano più grandi dei tagli agli aiuti ai poveri, cosicché l’elemento distintivo del programma era effettivamente l’incremento del deficit, non la riduzione del deficit.
Come poté, dunque, sostenere una cosa diversa? Dichiarando che avrebbe realizzato i suoi sgravi fiscali senza effetti sul deficit, interrompendo elusioni del fisco – ma rifiutò di dire alcunché sulle scappatoie che avrebbe interrotto; e sostenendo che avrebbe realizzato ampi tagli nella spesa pubblica discrezionale, ancora senza specificare cosa avrebbe tagliato. Dunque il Bilancio era in pratica una fregatura.
Ora, quando io dico cose di questo genere, c’è gente che comincia a strepitare di una mancanza di civiltà. Ma io non stavo insultando qualcuno per il gusto di insultare; se non avevate capito l’essenziale disonestà del programma, non potevate intendere correttamente la storia. Sì, avrei potuto utilizzare un linguaggio più cauto – ma perché? I lettori meritano che si racconti loro con chiarezza cosa sta succedendo.
Vedete, mi piacerebbe vivere in un mondo nel quale si possa ragionevolmente supporre che le persone con diversi orientamenti politici stanno sostenendo le loro tesi onestamente. Ma non è così. E si deve discutere con i politici che abbiamo, non con quelli che vorremmo avere.
By mm
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