Aug 10 8:32 pm
If climate change doesn’t scare you, and our failure to act doesn’t inspire despair, you’re not paying attention. And the great sin of the climate deniers is their role in delaying action, quite possibly until it’s too late.
But there are other, smaller evils; and one that strikes close to home for me is the campaign of personal destruction waged against Michael Mann.
Mann, as some of you may know, is a hard-working scientist who used indirect evidence from tree rings and ice cores in an attempt to create a long-run climate record. His result was the famous “hockey stick” of sharply rising temperatures in the age of industrialization and fossil fuel consumption. His reward for that hard work was not simply assertions that he was wrong — which he wasn’t — but a concerted effort to destroy his life and career with accusations of professional malpractice, involving the usual suspects on the right but also public officials, like the former Attorney General of Virginia.
As you can imagine, I find it easy to put myself in Mann’s shoes; obviously a lot of people would like to do something similar to me, although they haven’t (yet?) found a suitable line of attack.
Now for the slightly encouraging news: Mann filed suit against National Review for defamation. And as D.R. Tucker points out at Washington Monthly, the latest response from NR sounds very much like a publication running scared.
Also encouraging is the evident inability of NR to understand how you defend against a charge of defamation. You don’t repeat the false allegations — sorry, guys, but courts also have access to Google and Nexis, and can find that all the charges have been rejected in repeated inquiries. You try, instead, to show that you made the allegations in good faith. But of course they didn’t.
Good for Mann in standing up here; he’s doing all of us a service.
Gli empiristi contrattaccano
Se il cambiamento climatico non vi spaventa, e la nostra incapacità di agire non vi ispira angoscia, vuol dire che siete sovrappensiero. E il grande peccato dei negatori del problema del clima è il loro ruolo nel ritardare l’iniziativa, del tutto possibile finché non sarà troppo tardi.
Ma ci sono altri più piccoli mali; e uno che ci tocca da vicino, secondo me, è la campagna di distruzione personale intrapresa contro Michael Mann [1].
Mann, come alcuni di voi forse sanno, è uno scienziato di grande impegno che ha utilizzato la prova indiretta degli anelli degli alberi e delle carote di ghiaccio nel tentativo di creare una documentazione sul clima nel lungo periodo. Il suo risultato è stato il famoso grafico del “bastone da hockey” di una brusca crescita delle temperature nell’epoca della industrializzazione e del consumo del carbone fossile [2]. Il premio per il suo duro lavoro non sono stati soltanto i giudizi secondo i quali avrebbe sbagliato – il che non era vero – ma uno sforzo ben concertato per distruggere la sua vita e la sua carriera con accuse di cattiva pratica professionale, che hanno riguardato i soliti noti della destra ma anche pubblici ufficiali, come il passato Procuratore Generale della Virginia.
Come vi potete immaginare, è semplice per me mettermi nei panni di Mann; è evidente che una gran quantità di individui sarebbero contenti di fare lo stesso nei miei confronti, sebbene non abbiano (ancora?) trovato una adeguata linea di attacco.
Ora, per quanto concerne le notizie leggermente incoraggianti: Mann ha fatto causa contro la National Review per diffamazione. E come D.R. Tucker mette in evidenza nella Washington Monthly, l’ultima risposta da parte di National Review appare molto simile ad una fuga precipitosa dal testo pubblicato.
E’ anche incoraggiante l’evidente inidoneità di National Review a difendersi da una accusa di diffamazione. Non si ripetono le false accuse – spiacente, signori, ma anche i Tribunali hanno accesso a Google ed a Nexis, e possono scoprire che in ripetute indagini tutte quelle accuse sono state respinte. E’ invece possibile dimostrare che si sono fatte quelle asserzioni in buona fede. Ma ovviamente non era il loro caso.
In questo caso è bene che Mann abbia resistito; ci sta facendo un servizio a tutti.
[1] Michael Mann è professore di meteorologia e direttore dello Earth System Science Center. E questa è la sua immagine con una delle sezioni degli alberi che utilizza per lo studio degli andamenti climatici:
[2] La controversia sul “grafico del bastone da hockey” ha riguardato, appunto, gli studi sull’andamento climatico nell’ultimo millennio. L’espressione è stata originata dalla rappresentazione grafica di quegli studi, che è visibile nel diagramma sottostante, nella quale l’intero periodo che va dal clima caldo del Medioevo sino al clima molto caldo degli anni 2000, somiglia appunto ad uno strumento di quel genere:
Si consideri che alcune delle prime ricerche di Mann ed altri risalgono all’anno 1998. La polemica è stata dunque molto lunga, e la asprezza del dibattito americano su questi temi, in particolare dello scontro con gli ambienti della destra, non si comprenderebbe senza un riferimento a tale lunga storia. Già dagli inizi degli anni 2000 lo scontro fu molto vivo e coinvolse personaggi della Amministrazione Bush. Più di due dozzine di ricerche hanno nel tempo sostanzialmente concluso con un pieno sostegno ai risultati delle prime ricerche del 1998. Lo stesso Mann ha prodotto i risultati di nuove ricerche nel 2008.
By mm
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