Aug 16 11:08 am
Emily Badger tells us that sprawl is bad for your health; so are movie theater concession counters, reports Sarah Kliff, which is why Tom Harkin and Rosa DeLauro want to include popcorn under the rules requiring calorie disclosure. (At the risk of sounding whiny, they aren’t exactly “coming after” your popcorn; you’d be free to buy it, it’s just that the cinema would have to tell you how many calories you’re about to consume.)
In other words, neoclassical economics is all wrong.
OK, an overstatement. But both concerns about the health effects of urban layout and attempts to deter certain kinds of consumption are basically about the failings of rationality as a model of human behavior. People should get enough exercise — they will, in general, be happier if they do — but they tend not to get exercise if they live in an environment where it’s easy to drive everywhere and not as easy to walk. People should limit their caloric intake — again, they’ll be happier if they do — but have a hard time resisting those giant tubs of popcorn.
I can personally attest to the importance of these environmental effects. These days, I walk around with a pedometer on my wrist — hey, I’m 61, and it’s now or never — and it’s obvious just how much more natural it is to get exercise when I’m in New York than when I’m in Princeton; just a few choices to walk rather than take the subway fairly easily gets me to 15,000 steps in the city, while even with a morning run it can be hard to break 10,000 in the suburbs. Also, the Bloomberg nanny-state legacy, with calories displayed on practically everything, does help curb my vices (greasy breakfast sandwiches!).
The interesting and difficult question is how, and whether, these kinds of behavioral issues should be reflected in policy. There are some conventional externality arguments for promoting walkable development — less pollution, etc.. But can we, should we, also favor walkability and density because it promotes good habits? How far should regulation of fast food go? Etc., etc.
Also, isn’t it kind of interesting that these days big-city residents on average lead more “natural” lives, being outside and getting around on their own two feet, than “real Americans” who live in small cities and towns?
Now, time to finish my Mark Bittman-approved unsweetened oatmeal and not, repeat not, get a breakfast sandwich.
La città e le camminate (piuttosto leggero)
Emily Badger ci spiega che spaparanzarsi è negativo per la nostra salute; altrettanto lo sono i botteghini in concessione nei cinematografi, ci informa Sarah Kliff, e quella è la ragione per la quale Tom Harkin e Rosa DeLauro vogliono includere il popcorn tra i generi per i quali valgono le regole della informazione obbligatoria sulle calorie (a rischio di far la parte di chi si lamenta, esse non sono esattamente “conseguenze obbligate” del vostro popcorn; sareste liberi di acquistarlo, solo che il cinematografo vi dovrebbe spiegare quante calorie vi accingete a consumare).
In altre parole, l’economia neoclassica è tutta sbagliata.
Va bene, è una esagerazione. Ma entrambe le preoccupazioni sugli effetti sulla salute della struttura urbana e sui tentativi di scoraggiare certi tipi di consumi riguardano fondamentalmente i fallimenti della razionalità come modello di comportamento umano. Le persone dovrebbero tenersi in una certa misura in esercizio – in generale, se lo fanno sono più contente – ma tendono a non farlo in un ambiente nel quale è facile andare in macchina dappertutto e non è facile camminare. Le persone dovrebbero limitare i loro consumi calorici – ancora, starebbero meglio a farlo – ma non è facile resistere a quei giganteschi contenitori di popcorn.
Io posso personalmente attestare l’importanza di questi effetti ambientali. Di questi tempi, io cammino con un contapassi al polso – che volete, ho 61 anni, o ora o mai più – ed è proprio evidente che è più naturale che mi tenga in esercizio quando sono a New York rispetto a quando sono a Princeton; scegliere solo poche volte di camminare invece di prendere la metropolitana mi fa fare abbastanza facilmente 15.000 passi in città, mentre persino con una corsa mattutina sarebbe difficile oltrepassare i 10.000 passi in periferia. Inoltre, l’eredità della amministrazione prolifica di assistenza di Bloomberg, con le informazioni sulle calorie ostentate praticamente dappertutto, aiuta davvero a tenere a freno i miei vizi (grassi tramezzini per colazione!).
La domanda interessante e difficile è come, e se, queste specie di temi comportamentali dovrebbero riflettersi nella politica. Ci sono alcuni argomenti convenzionali sulle esternalità a favore di uno sviluppo basato sull’andare a piedi – minore inquinamento, etc. Ma possiamo, o dovremmo, anche favorire l‘andare a piedi e la densità, perché essa promuove buone abitudini? Sino a che punto ci si deve spingere con il regolamenti del “fast food”? Etc, etc.
Inoltre, non è interessante che di questi tempi i residenti nella grande città in media conducano vite più “naturali”, standosene fuori e girando per conto loro, degli “americani veri” che vivono nelle cittadine più piccole?
Adesso, il tempo di finire i miei biscotti di avena senza zucchero che hanno l’approvazione di Mark-Bittman [1], escludendo, ribadisco escludendo, di farmi un tramezzino a colazione.
[1] Giornalista del New York Times che pare si occupi di diete.
By mm
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