Blog di Krugman

La Yellen, i salari e l’onestà intellettuale (25 agosto 2014)

 

Aug 25 12:02 pm

Yellen, Wages, and Intellectual Honesty

Jared Bernstein is a bit puzzled by the piece of Janet Yellen’s talk at Jackson Hole in which she suggests that some of the weakness in wages may reflect delayed adjustment rather than unemployment. Since her message was basically that the Fed should keep its pedal to the metal for a while yet, why blur the message?

But I think I understand what Yellen was doing — and her willingness to do it underscores the asymmetry between the two sides in this debate.

Here’s how it works: If you believe that we’ve spent the past six years suffering from a huge overhang of excess supply, that inadequate demand is the whole story — as Yellen does, I do, and so should you — you do have one slightly awkward question to answer: while inflation has been subdued, why hasn’t it turned into deflation? If labor is in huge excess supply, why are average wages still rising, albeit slowly?

Doves like me have taken that question seriously, and placed a fair bit of weight on downward nominal wage rigidity. If wages don’t fall except in extreme cases, you can explain average wages continuing to rise by the combination of sticky wages for some workers and rising wages for those workers who, for whatever reason, face better-than-average prospects.

If that’s your story, however, it has other implications, including the one Yellen identified — a sort of delayed wage-depression effect that persists for a while even as markets recover. And Yellen felt compelled to mention that implication, I think basically because she wanted to make it clear that she was engaged in a good-faith analytical exercise, not trying to build a brief for the policy she wanted for visceral or political reasons.

What’s notable, then, is that you hardly ever see this kind of thing on the other side. Inflation hawks rarely lay out any specific model of how inflation is supposed to take off in a depressed economy; nor do they talk about testable implications of their view, or for that matter offer any explanation of why they’ve been so wrong for so long.

It is, in other words, an asymmetric debate from an intellectual point of view. Doves are doves because their analysis leads them to believe that rates should stay low, and they make a point of explaining that analysis, addressing its implications even if they don’t lend support to their policy case, and suggesting what information might lead them to change their mind. Inflation hawks know what they want, and don’t feel any need to explain clearly why or how they might be wrong.

If this reminds you of other debates these days, it should. It’s not just facts that have a liberal bias; so does careful, open-minded analysis.

 

La Yellen, i salari e l’onestà intellettuale

Jared Bernstein è un po’ perplesso dall’articolo sul discorso di Janet Yellen a Jackson Hole, nel quale ella indica che una parte della debolezza nei salari potrebbe essere il riflesso di un rinvio di una correzione, piuttosto che della disoccupazione. Dal momento che il suo messaggio è stato fondamentalmente che la Fed continuerà a pigiare per un po’ ancora sull’acceleratore, perché offuscare quel messaggio?

Ma io penso di capire cosa la Yellen voleva fare – e la sua volontà di farlo sottolinea l’asimmetria tra i due schieramenti in questo dibattito.

Le cose stanno in questo modo: se credete che siano stati spesi i sei anni passati soffrendo per una eccedenza dell’offerta, che l’inadeguatezza della domanda sia l’intera spiegazione – come pensa la Yellen, il sottoscritto, e come dovreste ritenere pure voi – dovete rispondere ad una domanda leggermente imbarazzante: perché l’inflazione è stata attenuata, perché non si è trasformata in deflazione? Se il lavoro è in una ampia offerta eccedente, perché i salari medi ancora crescono, sia pure leggermente?

Le ‘colombe’ come il sottoscritto hanno preso sul serio tale domanda, ed hanno dato un certo peso alla rigidità dei salari nominali verso il basso. Se i salari non diminuiscono se non in casi estremi, si può spiegare che i salari medi continuino a crescere per effetto di una combinazione di salari rigidi per alcuni lavoratori e di salari crescenti per quei lavoratori che, per una qualsiasi ragione, si trovano dinanzi a prospettive migliori della media.

Se quella è la vostra spiegazione, tuttavia, essa ha altre implicazioni, compresa quella evidenziata dalla Yellen – una sorta di effetto rinviato di depressione sui salari che persiste per un certo periodo, mentre il mercato si riprende. E la Yellen si è sentita obbligata a ricordare quella implicazione, fondamentalmente, io credo, perché voleva rendere chiaro di sentirsi impegnata in un esercizio analitico in buona fede, anziché cercare di metter su un compendio a favore della politica che essa vuole, per ragioni sue personali o politiche.

Quello che è notevole, dunque, è che difficilmente vedrete mai qualcosa di analogo nell’altro schieramento. I falchi dell’inflazione raramente espongono un qualche specifico modello su come si suppone che l’inflazione decolli in una economia depressa; né discutono di implicazioni verificabili dei loro punti di vista, o, sempre in quel senso, offrono una qualche spiegazione delle ragioni per le quali sono stati smentiti per così lungo tempo.

Si tratta, in altre parole, di un dibattito asimmetrico da un punto di vista intellettuale. Le colombe sono colombe perché la loro analisi le porta a credere che i tassi dovevano restare bassi, e spiegare tale analisi è un punto di impegno, affrontando le sue implicazioni anche se esse non offrono sostegno alla loro tesi politica, ed indicando quali informazioni potrebbero indurle a cambiare opinione. I falchi dell’inflazione sanno quello che vogliono, e non sentono alcun bisogno di spiegare chiaramente perché o come potrebbero essere nel torto.

Questo dovrebbe farvi venire alla mente altri dibattiti di questi giorni. Non sono solo i fatti ad avere una inclinazione progressista; anche le analisi scrupolose e senza pregiudizi hanno tale tendenza.

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