Blog di Krugman

Scilla, Cariddi e l’Euro (30 agosto 2014)

 

Aug 30 11:34 am

Scylla, Charybdis, and the Euro

I’ve been talking to some people I respect about the fate of the euro, and specifically yesterday’s column, and it seems to me that the key issue here involves the balance of risks.

Think of it as Scylla and Charybdis. On one side, there is the risk of seeing European economies dashed against the rocks of debt crisis; on the other, the danger of seeing Europe pulled down into a vortex of deflation.

For the past four years European policy has been dominated by a completely one-sided assessment of these risks: imminent debt disaster (90 percent omg), and nothing to worry about from austerity — the Confidence Fairy will take care of it. But there is a more sober, serious position which considers the shoals of debt a serious risk, and the vortex of deflation not yet too threatening.

As you might guess, I have a different view. Now that the ECB is willing to do its job as lender of last resort, the debt threat is much less pressing than previously portrayed — and I have been arguing all along that for non-euro countries it’s not a threat at all. Meanwhile, I’m terrified about that vortex; Europe may still be circling the drain fairly slowly, but inflation expectations have become unmoored, actual inflation is falling, the recovery, such as it was, has stalled. And by the time the downward spiral becomes undeniable it may well be irreversible.

Could I be wrong? Of course. But economic policy always involves balancing risks, and I think we should be much more afraid of a European depression than we are of fiscal crisis.

 

Scilla, Cariddi e l’Euro.

Vengo ripetendo a varie persone il mio rispetto per il destino dell’euro, in particolare nell’articolo di ieri, e mi pare che il tema fondamentale riguardi l’equilibrio dei rischi.

Si ragioni come si fosse tra Scilla e Cariddi. Da una parte, c’è il rischio di vedere le economie europee precipitare contro una crisi del debito; dall’altra, il pericolo di vedere l’Europa trascinata in un vortice di deflazione.

Nei quattro anni passati l’economia europea è stata dominata da una valutazione completamente unilaterale di questi rischi: l’imminente disastro del debito (Dio mio! Il 90 per cento.), e nessun timore per l’austerità – la Fata della Fiducia se ne sarebbe fatta carico. Ma c’è una posizione più misurata e seria, che considera le masse del debito un rischio serio, ed il vortice della deflazione non ancora abbastanza minaccioso.

Come sapete, il mio punto di vista è diverso. Ora che la BCE ha la volontà di operare come prestatore di ultima istanza, la minaccia del debito è molto meno pressante di quanto la si dipingesse in precedenza – e vengo sostenendo sin dagli inizi che per i paesi non aderenti all’euro essa non è affatto una minaccia. Contemporaneamente, io sono atterrito da quel vortice; l’Europa può ancora abbastanza lentamente avvicinarsi al punto del non-ritorno, ma le aspettative di inflazione sono diventate prive di ancoraggio, l’inflazione effettiva sta precipitando, la ripresa, da quale era, si è bloccata. E al momento in cui la spirale verso il basso diventa innegabile, essa può ben essere irreversibile.

Potrei sbagliarmi? Certamente. Ma la politica economica riguarda sempre un bilanciamento di rischi, ed io penso che dovremmo essere molto più spaventati da una depressione europea che da una crisi della finanza pubblica.

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