Aug 15 6:04 pm
The VoxEU servers were briefly overwhelmed by hits after I linked to their new ebook on secular stagnation, but you should be able to download it now. And I guess I should say a few more words about why it matters so much.
Way back in 2008 I (and many others) argued that the financial crisis had pushed us into a liquidity trap, comparable to the situation Japan has faced since the mid-1990s — a situation in which the Fed and its counterparts elsewhere couldn’t restore full employment even by reducing short-term interest rates all the way to zero. We can argue about what else central banks can do by way of buying longer term and/or risky assets, trying to change expectations, and so on, but in practice the zero lower bound has huge adverse effects on policy effectiveness. It also drastically changes the rules as long as it’s binding; as I said very early in the crisis, virtue becomes vice and prudence is folly. We want less saving, higher expected inflation, and more.
And let me simply point out that liquidity-trap analysis has been overwhelmingly successful in its predictions: massive deficits didn’t drive up interest rates, enormous increases in the monetary base didn’t cause inflation, and fiscal austerity was associated with large declines in output and employment.
What secular stagnation adds to the mix is the strong possibility that this Alice-through-the-looking-glass world is the new normal, or at least is going to be the way the world looks a lot of the time. As I say in my own contribution to the VoxEU book, this raises problems even for advocates of unconventional policies, who all too often predicate their ideas on the notion that normality will return in the not-too-distant future. It raises even bigger problems with people and institutions that are eager to “normalize” fiscal and monetary policy, slashing deficits and raising rates; normalizing policy in a world where normal isn’t what it used to be is a recipe for disaster.
Do we know that secular stagnation is here? No. But the case is strong enough that it should color almost every policy discussion.
Tutto sullo zero
I server di VoxEU erano momentaneamente sovraccarichi dai contatti dopo che ho fornito la connessione al loro nuovo libro elettronico sulla stagnazione secolare, ma ora dovreste essere nelle condizioni di scaricarlo.
Nel lontano 2008 io (e molti altri) sostenevamo che la crisi finanziaria ci aveva spinti in una trappola di liquidità, una situazione simile a quella che il Giappone aveva affrontato dalla metà degli anni ’90 – una situazione per la quale la Fed ed i suoi omologhi nel resto del mondo non potevano ripristinare la piena occupazione neppure riducendo i tassi di interesse a breve termine sino allo zero. Potevamo discutere su cos’altro le banche centrali potessero fare mediante l’acquisto di asset a più lungo termine e/o rischiosi, cercando di modificare le aspettative, ma in pratica il limite inferiore dello zero ha vasti effetti negativi sulla efficacia della politica. Inoltre, esso modifica drasticamente le regole per tutto il periodo in cui è vincolante; come dissi proprio agli inizi della crisi, la virtù diviene un vizio e la prudenza diventa follia. Abbiamo bisogno di minore risparmio, di una inflazione attesa più elevata, e di altro ancora.
Lasciatemi semplicemente sottolineare che l’analisi della trappola di liquidità è stata un successo dirompente nelle sue previsioni: deficit massicci non hanno spinto in alto i tassi di interesse, incrementi enormi nella base monetaria non hanno provocato inflazione e l’austerità della finanza pubblica è stata associata ad ampi decrementi nella produzione e nell’occupazione.
Quello che la stagnazione secolare aggiunge a tale combinazione è la forte possibilità che questo mondo da “Alice attraverso lo specchio” [1] sia la nuova norma, o almeno sia destinato ad essere il modo in cui il mondo apparirà per un lungo periodo. Come ho scritto nel mio contributo al libro di VoxEU, questo solleva problemi persino per i sostenitori di politiche non convenzionali, tutti i quali affermano le loro idee sulla base dell’idea che la normalità tornerà in un futuro non lontano. Solleva problemi persino maggiori alle persone ed alle istituzioni che sono desiderose di “normalizzare” la politica della finanza pubblica e monetaria, di abbattere i deficit e di elevare i tassi di interesse; una politica di normalizzazione in un mondo nel quale la normalità non è quello a cui si era abituati, è una ricetta per il disastro.
Sappiamo che la stagnazione secolare è dinanzi a noi? No. Ma è una ipotesi abbastanza forte da influenzare quasi l’intero dibattito politico.
[1] E’ il racconto del 1871 di Lewis Carroll, che fa seguito ad “Alice nel paese delle meraviglie” del 1865.
By mm
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