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Una nazione alla rovescia, di Paul Krugman (New York Times 24 agosto 2014)

 

Wrong Way Nation

AUG. 24, 2014 Paul Krugman

Gov. Rick Perry of Texas is running for president again. What are his chances? Will he once again become a punch line? I have absolutely no idea. This isn’t a horse-race column.

What I’d like to do, instead, is take advantage of Mr. Perry’s ambitions to talk about one of my favorite subjects: interregional differences in economic and population growth.

You see, while Mr. Perry’s hard-line stances and religiosity may be selling points for the Republican Party’s base, his national appeal, if any, will have to rest on claims that he knows how to create prosperity. And it’s true that Texas has had faster job growth than the rest of the country. So have other Sunbelt states with conservative governments. The question, however, is why.

The answer from the right is, of course, that it’s all about avoiding regulations that interfere with business and keeping taxes on rich people low, thereby encouraging job creators to do their thing. But it turns out that there are big problems with this story, quite aside from the habit economists pushing this line have of getting their facts wrong.

To see the problems, let’s tell a tale of three cities.

One of these cities is the place those of us who live in its orbit tend to call simply “the city.” And, these days, it’s a place that’s doing pretty well on a number of fronts. But despite the inflow of immigrants and hipsters, enough people are still moving out of greater New York — a metropolitan area that, according to the Census, extends into Pennsylvania on one side and Connecticut on the other — that its overall population rose less than 5 percent between 2000 and 2012. Over the same period, greater Atlanta’s population grew almost 27 percent, and greater Houston’s grew almost 30 percent. America’s center of gravity is shifting south and west. But why?

Is it, as people like Mr. Perry assert, because pro-business, pro-wealthy policies like those he favors mean opportunity for everyone? If that were the case, we’d expect all those job opportunities to cause rising wages in the Sunbelt, wages that attract ambitious people away from moribund blue states.

It turns out, however, that wages in the places within the United States attracting the most migrants are typically lower than in the places those migrants come from, suggesting that the places Americans are leaving actually have higher productivity and more job opportunities than the places they’re going. The average job in greater Houston pays 12 percent less than the average job in greater New York; the average job in greater Atlanta pays 22 percent less.

So why are people moving to these relatively low-wage areas? Because living there is cheaper, basically because of housing. According to the Bureau of Economic Analysis, rents (including the equivalent rent involved in buying a house) in metropolitan New York are about 60 percent higher than in Houston, 70 percent higher than in Atlanta.

In other words, what the facts really suggest is that Americans are being pushed out of the Northeast (and, more recently, California) by high housing costs rather than pulled out by superior economic performance in the Sunbelt.

But why are housing prices in New York or California so high? Population density and geography are part of the answer. For example, Los Angeles, which pioneered the kind of sprawl now epitomized by Atlanta, has run out of room and become a surprisingly dense metropolis. However, as Harvard’s Edward Glaeser and others have emphasized, high housing prices in slow-growing states also owe a lot to policies that sharply limit construction. Limits on building height in the cities, zoning that blocks denser development in the suburbs and other policies constrict housing on both coasts; meanwhile, looser regulation in the South has kept the supply of housing elastic and the cost of living low.

So conservative complaints about excess regulation and intrusive government aren’t entirely wrong, but the secret of Sunbelt growth isn’t being nice to corporations and the 1 percent; it’s not getting in the way of middle- and working-class housing supply.

And this, in turn, means that the growth of the Sunbelt isn’t the kind of success story conservatives would have us believe. Yes, Americans are moving to places like Texas, but, in a fundamental sense, they’re moving the wrong way, leaving local economies where their productivity is high for destinations where it’s lower. And the way to make the country richer is to encourage them to move back, by making housing in dense, high-wage metropolitan areas more affordable.

So Rick Perry doesn’t know the secrets of job creation, or even of regional growth. It would be great to see the real key — affordable housing — become a national issue. But I don’t think Democrats are willing to nominate Mayor Bill de Blasio for president just yet.

 

Una nazione alla rovescia, di Paul Krugman

New York Times 24 agosto 2014

Il Governatore del Texas Rick Perry è in corsa ancora una volta per la presidenza. Quali sono le sue possibilità? Diventerà ancora una barzelletta? Non ne ho assolutamente idea. Questo non è un articolo sulle corse dei cavalli.

Piuttosto, quello che vorrei fare è approfittare delle ambizioni del signor Perry per parlare di uno dei miei temi preferiti: le differenze tra le regioni nella crescita dell’economia e della popolazione.

Vedete, mentre le prese di posizione dure e la religiosità del signor Perry possono essere argomenti da rivendere alla base repubblicana, la sua attrattività nazionale dovrà piuttosto basarsi sull’argomento della sua competenza nel creare prosperità. Ed è vero che il Texas ha avuto una crescita di posti di lavoro più veloce del resto del paese. Lo stesso hanno fatto altri Stati del Sunbelt [1] con governi conservatori. La questione, tuttavia, è perché.

La risposta della destra, naturalmente, è che tutto consiste nell’evitare regolamentazioni che interferiscono con le imprese e nel tenere basse le tasse sui ricchi, di conseguenza incoraggiando i creatori di posti di lavoro a farsi i loro affari. Ma si scopre che questa spiegazione presenta molti problemi, lasciando del tutto da parte la tendenza degli economisti che sostengono questa linea a capire le situazioni in modo sbagliato [2].

Per comprendere i problemi, consentitemi di raccontare una storia di tre città.

Una di queste città è il posto che alcuni di noi che vivono nella sua orbita tendiamo semplicemente a chiamare “la città”. E, di questi tempi, è un posto che presenta buoni risultati in un certo numero di aspetti. Eppure, nonostante il flusso di emigranti e di ‘alternativi’, un certo numero di persone si stanno ancora spostando fuori dall’area metropolitana di New York – un’area che, secondo il censimento, si estende sino alla Pennsylvania da un lato ed al Connecticut dall’altro – ovvero la sua popolazione complessiva è cresciuta meno del 5 per cento dal 2000 al 2012. Nello stesso periodo la popolazione dell’area metropolitana di Atlanta è cresciuta di quasi il 27 per cento e quella di Houston di quasi il 30 per cento. Il centro di gravità dell’America si sta spostando a sud e ad occidente. Ma perché?

Dipende dal fatto, come dicono persone come Perry, che le politiche a favore delle imprese e dei ricchi, quali quelle che loro favoriscono, comportano opportunità per tutti? Se fosse così, ci aspetteremmo che tutte quelle opportunità di lavoro provocassero una crescita dei salari nel Sunbelt, salari che spingano persone ambiziose a lasciare gli Stati moribondi a maggioranza democratica.

Si scopre, tuttavia, che i salari nei luoghi interni degli Stati Uniti, che attraggono gran parte degli emigranti, hanno la caratteristica di essere più bassi rispetto ai luoghi dai quali gli emigranti provengono, indicando che i luoghi che gli americani stanno lasciando hanno effettivamente una produttività più elevata ed opportunità di lavoro maggiori rispetto ai luoghi nei quali si dirigono. Un impiego medio nell’area metropolitana di Houston ha una retribuzione del 12 per cento inferiore ad un impiego medio nell’area metropolitana di New York; nel caso di Atlanta è inferiore del 22 per cento.

Perché, dunque, le persone si spostano verso queste aree con salari relativamente bassi? Perché lì la vita è meno cara, fondamentalmente a causa degli alloggi. Secondo il Bureau of Economic Analysis, gli affitti (inclusi i costi equivalenti ad un affitto impliciti nell’acquistare una abitazione) nell’area metropolitana di New York sono di circa il 60 per cento più elevati che a Houston, del 70 per cento rispetto ad Atlanta.

In altre parole, quello che i fatti realmente indicano è che gli americani sono spinti fuori dal Nord Est (e, più di recente, dalla California) per effetto degli alti costi delle abitazioni, anziché essere allontanati per le superiori prestazioni economiche del Sunbelt.

Ma perché i prezzi delle abitazioni sono così alti a New York o in California? In parte la risposta dipende dalla densità della popolazione e dalla geografia. Per esempio, Los Angeles, che fu alla testa di quel genere di espansione che oggi è incarnata da Atlanta, ha esaurito il suo spazio ed è diventata una città sorprendentemente densa. Tuttavia, come ha sottolineato Edward Glaeser della Università di Harvard, gli alti prezzi degli alloggi negli Stati a lenta crescita sono molto dipendenti da politiche che limitano bruscamente le costruzioni. I limiti all’altezza degli edifici, la pianificazione urbanistica che blocca gli sviluppi nelle periferie ed altre politiche contengono l’edilizia su entrambe le coste; nel contempo, regolamenti più facili nel Sud hanno reso elastica l’offerta di alloggi ed abbassato il costo della vita.

Dunque, le lamentele dei conservatori sugli eccessi di regolamentazione non sono del tutto sbagliati, ma il segreto della crescita del Sunbelt non consiste nell’essere generosi verso le imprese e verso l’uno per cento dei più ricchi; non consiste in una offerta di alloggi che si colloca tra la classe media e le classi lavoratrici.

E questo a sua volta significa che la crescita del Sunbelt non è quel genere di storia di successo che i conservatori vorrebbero farci credere. E’ vero, gli americani si stanno spostando verso luoghi come il Texas, ma fondamentalmente si stanno spostando nel modo sbagliato, lasciando economie locali dove la loro produttività è elevata per destinazioni nelle quali è più bassa. Ed il modo di rendere il paese più ricco è incoraggiarli a tornare indietro, rendendo le abitazioni nelle aree metropolitane dense e ad alti salari, più sostenibili.

Dunque, Rick Perry non conosce i segreti della creazione dei posti di lavoro, e neppure della crescita regionale. Sarebbe una gran cosa vedere la reale soluzione – abitazioni sostenibili – diventare una questione nazionale. Ma non credo che per il momento i Democratici abbiano intenzione di candidare il Sindaco Bill de Blasio alla Presidenza.

 

 

[1] Il Sun Belt (la cintura del sole) è una regione degli Stati Uniti d’America che si estende dalla costa atlantica alla costa pacifica raggruppando gli Stati meridionali del paese. il confine settentrionale della regione è il 37º parallelo di latitudine nord. Raggruppa gli Stati di Alabama, Arizona, California, Florida, Georgia, Louisiana, Arkansas, Colorado, Utah, Mississippi, Nevada, Nuovo Messico, Texas, North Carolina, South Carolina. Il Sun Belt attira la migrazione interna dal Nord-Est e dall’estero (soprattutto dal Messico). La popolazione ispanica è ben rappresentata in queste regioni e presenta una crescita più rapida rispetto ad altri gruppi etnici. I principali poli di attrazione demografici ed economici sono il Texas (Dallas e Houston), la California (San Francisco e Los Angeles), la Louisiana, la Georgia (Atlanta) e la Florida (Miami). (Wikipedia)

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[2] Dalla connessione si comprende che il riferimento è a Stephen Moore, capo economista della Fondazione della destra Heritage, alla fine del mese scorso incorso in vari infortuni di scarsa professionalità, dei quali hanno trattato alcuni post di Krugman.

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