settembre 2014 Archive

Lo sconcerto della Pimco (30 settembre 2014)

Che succede in Alabama? (30 settembre 2014)

Riduzione dell’indebitamento, quale riduzione dell’indebitamento? di Luigi Buttiglione, Philip Lane, Lucrezia Reichlin, Vincent Reinhart (Rapporto di Ginevra. 29 settembre 2014)

Recensione di Paul Krugman del libro: “Sette cattive idee”, di Jeff Madrik. (New York Times, 29 settembre 2014)

[1] Non sono affatto sicuro della traduzione. In certe settori dell’esercito il “warrant” è un sottoufficiale (grosso modo un maresciallo). Più comunemente è un ordine ...

Nessuno l’avrebbe potuto prevedere, versione Bill Gross (29 settembre 2014)

I nostri invisibili ricchi, di Paul Krugman (New York Times 28 settembre 2014)

Mezzo secolo fa un articolo dal titolo "I nostri poveri invisibili", apparso su "The New Yorker", dette a molti un'idea della reale povertà in America che risultò utilissima del favorire le misure legislative della fine degli anni '60. Oggi la povertà è abbastanza ammessa, ma è la ricchezza che è diventata invisibile. I dirigenti di azienda guadagnano in media 300 volte i salari dei loro addetti, ma gli americani - in un recente sondaggio - dimostrano di credere che non guadagnino più di 30 volte. E la ricchezza dell'1 per cento dei più ricchi è cresciuta dal 25 per cento del 1973 al 40 per cento di oggi. Nè si tratta di stelle del cinema o dello sport, che sono una piccola parte del fenomeno e non la più rilevante. In pratica, il nostro equilibrio politico si fonda sul fatto che la gente non ha idea della società nella quale vive.

Gross se ne è andato (27 settembre 2014)

[1] Pacific Investment Management Company. [2] Bull e bear, il toro e l’orso, sono da sempre i simboli del buon andamento (il toro=bull) o del ...

Pagare per la produttività di Laura Tyson (da Project Syndicate, 26 settembre 2014)

Perché ammettere una crisi della domanda è così ostico? Settembre 2014

z 203 Ancora alcune mie impressioni sul tema del rapporto tra ricerca economica e dibattito politico, in particolare il nostro. Chi legge regolarmente gli scritti di Krugman (in particolare, ma anche di altri) avrà notato quanto questo tema ricorra, in modo continuo e quasi ossessivo. Pare che su tutto incomba questo pensiero: perché, e come è accaduto che la politica nel suo complesso sia stata così refrattaria ad intendere il problema della crisi della domanda aggregata? La questione investe tutta la politica, anche se il fronte del “diniego” è soprattutto la destra americana ed i gruppi dirigenti europei, ma le sfumature sono più complesse e, con il tempo, si evolvono in relazione alle acquisizioni della ricerca economica. Mi pare si possano, retrospettivamente, distinguere alcuni principali periodi. Negli Stati Uniti, all’indomani della crisi finanziaria globale, i temi furono soprattutto inerenti alla politica economica della Amministrazione americana, alla adeguatezza o meno delle misure di sostegno all’economia. Nei giorni e mesi della esplosione della crisi – si era al trapasso tra la amministrazione repubblicana e quella di Obama – si imponevano le emergenze dei salvataggi, e se un tema più di fondo si annunciava era sostanzialmente quello della constatazione del fallimento della ideologia delle sorti magnifiche del capitalismo dominato dalla finanza. Ma subito dopo, le prime scelte di Obama, agli inizi del 2009, riguardarono le dimensioni dello “stimulus”.

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La cerchia neo classica (dal blog di Krugman, 26 settembre 2014)

[1] Evidentemente, non lo dicono solo nel Minnesota; forse in quell’area usano il “betcha” per “bet you”. [2] Il modello del “bersaglio oltrepassato”, oppure della ...

Gli zombie dell’austerità in Europa di Joseph Stiglitz (da Project Syndicate, 26 settembre 2014)

[1] Per il concetto di “multiplier”, vedi le note sulla traduzione.

Il terribile 2 per cento (dal blog di Krugman 25 settembre 2014)

[1] Vedi in questo blog: “Una riconsiderazione degli obbiettivi di inflazione -maggio-2014 – Relazione di Paul Krugman alla Conferenza di-Sintra, Portogallo, della BCE.

La società dell’ostentazione, di Paul Krugman (New York Times 25 settembre 2014)

La destra conservatrice, talora, non si limita a fare prediche ai poveri, critica anche l'eccessiva ostentazione della ricchezza. Ma perchè questo bisogno di esibire l'ineguaglianza? La rivista Fortune, nel 1955, pubblicò un articolo che fece impressione, nel quale si descrivevano gli esempi della sobrietà e del senso di misura delle classi dirigenti dell'epoca (case più modeste anziché grandi ville con parchi, fuoribordo anziché grandi yacht). Ma a quei tempi i più ricchi devolvevano in tasse metà dei loro redditi, oggi le tasse si sono ridotte ad un quinto. Ed è inutile aspettarsi minore ostentazione; come spiegava molto tempo fa Thorstein Veblen, l'ostentazione del lusso è una condotta che deriva dal semplice bisogno di segnalare una condizione sociale. Più che il moralismo, sarebbe efficace il sostegno a politiche che riducano l'ineguaglianza.

Rischi monetari asimmetrici (25 settembre 2014)

[1] Nel nostro linguaggio statistico corrisponde a “tasso di attività”, benché il senso sia più generico (“partecipazione alle forze di lavoro”) perché l’effettivo tasso di ...

Note sconvenienti (25 settembre 2014)

[1] Suppongo ci sia un errore e che il termine sia “files”. [2] Ovvero, in quartieri abitati da persone con redditi diversi. [3] Acronimo di ...

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