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Il culto dell’inflazione, di Paul Krugman (New York Times 11 settembre 2014)

 

The Inflation Cult

SEPT. 11, 2014 Paul Krugman

Wish I’d said that! Earlier this week, Jesse Eisinger of ProPublica, writing on The Times’s DealBook blog, compared people who keep predicting runaway inflation to “true believers whose faith in a predicted apocalypse persists even after it fails to materialize.” Indeed.

Economic forecasters are often wrong. Me, too! If an economist never makes an incorrect prediction, he or she isn’t taking enough risks. But it’s less common for supposed experts to keep making the same wrong prediction year after year, never admitting or trying to explain their past errors. And the remarkable thing is that these always-wrong, never-in-doubt pundits continue to have large public and political influence.

There’s something happening here. What it is ain’t exactly clear. But as regular readers know, I’ve been trying to figure it out, because I think it’s important to understand the persistence and power of the inflation cult.

Whom are we talking about? Not just the shouting heads on CNBC, although they’re certainly part of it. Rick Santelli, famous for his 2009 Tea Party rant, also spent much of that year yelling that runaway inflation was coming. It wasn’t, but his line never changed. Just two months ago, he told viewers that the Federal Reserve is “preparing for hyperinflation.”

You might dismiss the likes of Mr. Santelli, saying that they’re basically in the entertainment business. But many investors didn’t get that memo. I’ve had money managers — that is, professional investors — tell me that the quiescence of inflation surprised them, because “all the experts” predicted that it would surge.

And it’s not as easy to dismiss the phenomenon of obsessive attachment to a failed economic doctrine when you see it in major political figures. In 2009, Representative Paul Ryan warned about “inflation’s looming shadow.” Did he reconsider when inflation stayed low? No, he kept warning, year after year, about the coming “debasement” of the dollar.

Wait, there’s more: You find the same Groundhog Day story when you look at the pronouncements of seemingly reputable economists. In May 2009, Allan Meltzer, a well-known monetary economist and historian of the Federal Reserve, had an Op-Ed article published in The Times warning that a sharp rise in inflation was imminent unless the Fed changed course. Over the next five years, Mr. Meltzer’s preferred measure of prices rose at an annual rate of only 1.6 percent, and his response was published in another op-ed article, this time in The Wall Street Journal. The title? “How the Fed Fuels the Coming Inflation.”

So what’s going on here?

I’ve written before about how the wealthy tend to oppose easy money, perceiving it as being against their interests. But that doesn’t explain the broad appeal of prophets whose prophecies keep failing.

Part of that appeal is clearly political; there’s a reason why Mr. Santelli yells about both inflation and how President Obama is giving money away to “losers,” why Mr. Ryan warns about both a debased currency and a government that redistributes from “makers” to “takers.” Inflation cultists almost always link the Fed’s policies to complaints about government spending. They’re completely wrong about the details — no, the Fed isn’t printing money to cover the budget deficit — but it’s true that governments whose debt is denominated in a currency they can issue have more fiscal flexibility, and hence more ability to maintain aid to those in need, than governments that don’t.

And anger against “takers” — anger that is very much tied up with ethnic and cultural divisions — runs deep. Many people, therefore, feel an affinity with those who rant about looming inflation; Mr. Santelli is their kind of guy. In an important sense, I’d argue, the persistence of the inflation cult is an example of the “affinity fraud” crucial to many swindles, in which investors trust a con man because he seems to be part of their tribe. In this case, the con men may be conning themselves as well as their followers, but that hardly matters.

This tribal interpretation of the inflation cult helps explain the sheer rage you encounter when pointing out that the promised hyperinflation is nowhere to be seen. It’s comparable to the reaction you get when pointing out that Obamacare seems to be working, and probably has the same roots.

But what about the economists who go along with the cult? They’re all conservatives, but aren’t they also professionals who put evidence above political convenience? Apparently not.

The persistence of the inflation cult is, therefore, an indicator of just how polarized our society has become, of how everything is political, even among those who are supposed to rise above such things. And that reality, unlike the supposed risk of runaway inflation, is something that should scare you.

 

Il culto dell’inflazione, di Paul Krugman

New York Times 11 settembre 2014

Vorrei averlo detto io! Agli inizi di questa settimana, Jesse Eisinger di ProPubblica, scrivendo sul blog DealBook di The Times, ha paragonato le persone che continuano a prevedere una inflazione fuori controllo a “quegli inossidabili credenti la cui fede in una pronosticata apocalisse persiste persino dopo il suo mancato accadimento”. Proprio così.

I previsori economici fanno frequentemente sbagli, ed io non faccio eccezione! Un economista che non fa mai previsioni scorrette, è un individuo che non vuole rischiare. Ma è meno frequente che un presunto esperto continui a fare la stessa previsione sbagliata un anno dietro l’altro, senza mai ammetterlo e senza cercare di spiegare gli errori passati. E la cosa considerevole è che questi esperti che sbagliano sempre e non hanno mai dubbi continuino ad avere un largo seguito ed una influenza politica.

Sta succedendo qualcosa. Di che cosa si tratti, non l’ho chiaro. Ma, come sanno i lettori che mi seguono, sto cercando di immaginarmelo, perché penso sia importante capire la persistenza ed il potere del culto dell’inflazione.

Di chi stiamo parlando? Non solo degli agitati conduttori della CNBC [1], per quanto siano certamente una parte del fenomeno. Anche Rick Santelli [2], famoso per la sua filippica del 2009 sul Tea Party, spese buona parte di quell’anno a sbraitare che una inflazione fuori controllo era in arrivo. Non accadde, ma il suo indirizzo rimase sempre lo stesso. Solo due mesi fa ha detto ai telespettatori che la Federal Reserve “sta preparando l’iperinflazione”.

Potete trascurare individui del calibro di Santelli, dicendo che in fondo fanno parte dell’impresa dello spettacolo. Ma molti investitori non ne erano al corrente. Ho trovato persone che gestiscono capitali – ovvero, investitori di professione – che mi hanno detto che l’inerzia dell’inflazione li “ha sorpresi”, perché “tutti gli esperti” avevano previsto che sarebbe cresciuta.

E non è nemmeno facile trascurare il fenomeno dell’attaccamento ossessivo ad una dottrina economica, quando lo si ritrova in importanti personaggi della politica. Nel 2009, il congressista Paul Ryan mise in guardia su “l’ombra incombente dell’inflazione”. Ci ripensò, una volta che l’inflazione si mantenne bassa? Per niente; continuò ad ammonire, anno dopo anno, sulla imminente ‘svalutazione’ del dollaro.

Aspettate, perché c’è di più: trovate lo stesso racconto, come nell’evento annuale del Giorno della Marmotta [3], quando osservate le prese di posizione di economisti apparentemente eminenti. Nel maggio 2009, Allan Meltzer, un economista monetario ben noto nonché storico della Federal Reserve, in un articolo del Times sulle pagine dei commenti, metteva in guardia che una brusca salita dell’inflazione sarebbe stata imminente se la Fed non avesse cambiato indirizzo. Nei cinque anni successivi, il signor Meltzer scelse la misura della crescita dei prezzi, che aumentarono soltanto ad un tasso annuo dell’1,6 per cento, e la sua risposta fu pubblicata in un altro articolo sulla pagina dei commenti, questa volta sul Wall Street Journal. Sapete con quale titolo? “Come la Fed alimenta l’inflazione in arrivo.”

Dunque, cosa sta succedendo?

Ho scritto in passato su come i ricchi tendano ad opporsi alla moneta facile, percependola contraria ai loro interessi. Ma questo non spiega la attrazione generale dei profeti verso profezie che continuano ad essere smentite dai fatti.

In parte, quella attrazione è chiaramente di natura politica: c’è una ragione per la quale il signor Santelli strepita contro l’inflazione, e mette sullo stesso piano il Presidente Obama che distribuisce soldi ai “perdenti”; come c’è quando il signor Ryan mette in guardia da una svalutazione della valuta, e sullo stesso piano mette il Governo che redistribuisce la ricchezza dai “produttori” agli “assistiti”. I cultori dell’inflazione quasi sempre mettono in connessione le politiche della Fed con le lamentele sulla spesa pubblica. Nel concreto, sono completamente fuori strada – non è vero che la Fed stia stampando moneta per coprire i deficit di bilancio. Ma è vero che i governi i cui debiti sono espressi in una valuta che hanno la facoltà di emettere, hanno una flessibilità finanziaria maggiore, e di conseguenza la possibilità di mantenere gli aiuti a coloro che ne hanno bisogno, rispetto ai governi che non hanno quella facoltà.

E la rabbia contro gli “assistiti” – rabbia che è legata a doppio filo con divisioni etniche e culturali – agisce nel profondo. Molte persone, di conseguenza, sentono una affinità con coloro che inveiscono contro una inflazione imminente; il signor Santelli è la persona che fa al caso loro. Direi che in un senso importante il culto dell’inflazione è un caso di “reato ai danni di gruppi identitari” [4], cruciale in molti raggiri, nel quale gli investitori danno fiducia ad un individuo truffaldino che sembra far parte della loro tribù. In questo caso, è possibile che colui che imbroglia stia truffando loro stessi come i loro seguaci, ma questo non ha molta importanza.

Questa interpretazione “tribale” del culto dell’inflazione contribuisce a spiegare la pura e semplice rabbia a cui vi esponete quando mettete in evidenza che la prevista iperinflazione non si sia vista da nessuna parte. La si può paragonare alla reazione che trovate quando mettete in evidenza che la riforma sanitaria di Obama sembra stia funzionando, ed ha probabilmente le stesse origini.

Ma, quando si passa agli economisti, chi è che acconsente a quel culto? Sono tutti conservatori, ma non sono anche professionisti che collocano i fatti sopra ogni convenienza politica? Pare di no.

La persistenza del culto dell’inflazione, di conseguenza, è un indicatore di quanto la nostra società sia diventata polarizzata, di come ogni cosa si riduca all’interesse politico, persino tra coloro che si suppone si collochino sopra cose del genere. Ed è quella realtà, non il rischio immaginario dell’inflazione fuori controllo, che ci dovrebbe spaventare.

 

 

 

[1] La CNBC (“Notizie per i consumatori e canale per le imprese”) è un canale televisivo americano di proprietà della NBC Universal News Group).

2 Rick Santelli è un editore della CNBC ed è stato un ispiratore del Tea Party. Su Santelli, si può vedere tra l’altro il post di Krugman del 14 luglio di quest’anno.

3 Il Giorno della Marmotta è una festività americana, durante la quale, secondo il folklore, si osserva il comportamento di una marmotta per determinare la durata dell’inverno.

4 Per “affinity fraud” si intende un vero e proprio reato che è negli USA normalmente oggetto di procedure giudiziarie (si ricordi il caso Madoff, ad essempio), allorquando l’affinità (spesso religiosa, ma anche sociale, culturale, per scopi di beneficienza etc.) provoca comportamenti ispirati al raggiro ed alla truffa. Normalmente il raggiro è ai danni dei componenti del gruppo, la cui affinità viene utilizzata da qualcuno per trarne indebiti vantaggi.

 

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