Blog di Krugman

Il Keynes immaginario di ciascuno (per esperti) (dal blog di Krugman, 11 settembre 2014)

 

Their Own Imaginary Keynes (Wonkish)

September 11, 2014 4:43

Lars Syll approvingly quotes Hyman Minsky denouncing IS-LM analysis as an “obfuscation” of Keynes; Brad DeLong disagrees. As you might guess, so do I.

There are really two questions here. The less important is whether something like IS-LM — a static, equilibrium analysis of output and employment that takes expectations and financial conditions as given — does violence to the spirit of Keynes. Why isn’t this all that important? Because Keynes was a smart guy, not a prophet. The General Theory is interesting and inspiring, but not holy writ.

It’s also a protean work that contains a lot of different ideas, not necessarily consistent with each other. Still, when I read Minsky putting into Keynes’s mouth the claim that

Only a theory that was explicitly cyclical and overtly financial was capable of being useful

I have to wonder whether he really read the book! As I read the General Theory — and I’ve read it carefully — one of Keynes’s central insights was precisely that you wanted to step back from thinking about the business cycle. Previous thinkers had focused all their energy on trying to explain booms and busts; Keynes argued that the real thing that needed explanation was the way the economy seemed to spend prolonged periods in a state of underemployment:

[I]t is an outstanding characteristic of the economic system in which we live that, whilst it is subject to severe fluctuations in respect of output and employment, it is not violently unstable. Indeed it seems capable of remaining in a chronic condition of subnormal activity for a considerable period without any marked tendency either towards recovery or towards complete collapse.

So Keynes started with a, yes, equilibrium model of a depressed economy. He then went on to offer thoughts about how changes in animal spirits could alter this equilibrium; but he waited until Chapter 22 (!) to sketch out a story about the business cycle, and made it clear that this was not the centerpiece of his theory. Yes, I know that he later wrote an article claiming that it was all about the instability of expectations, but the book is what changed economics, and that’s not what it says.

The point is that Keynes very much made use of the method of temporary equilibrium — interpreting the state of the economy in the short run as if it were a static equilibrium with a lot of stuff taken provisionally as given — as a way to clarify thought. And the larger point is that he was right to do this.

When people like me use something like IS-LM, we’re not imagining that the IS curve is fixed in position for ever after. It’s a ceteris paribus thing, just like supply and demand. Assuming short-run equilibrium in some things — in this case interest rates and output — doesn’t mean that you’ve forgotten that things change, it’s just a way to clarify your thought. And the truth is that people who try to think in terms of everything being dynamic all at once almost always end up either confused or engaging in a lot of implicit theorizing they don’t even realize they’re doing.

In fact, IS-LM works just fine with Minksyism! At each point in time we think of r and y reaching a short-run equilibrium, but we also think of the IS curve moving over time as investors forget the past, leverage rises, and the Wile E. Coyote moment approaches.

I guess the problem is that too many economists have the wrong attitude toward models. They’re not Truth; they’re intuition pumps, gadgets you use to clarify your story. You go badly wrong when you take them too seriously, and either forget that they’re just models or reject them because the world isn’t that simple.

 

Il Keynes immaginario di ciascuno (per esperti)

Lars Syll, nel denunciare la analisi IS-LM [1] come un “offuscamento” di Keynes, cita facendolo proprio Hyman Minsky [2]; Brad DeLong non è d’accordo. Come vi potete immaginare, io neppure.

In realtà, ci sono due aspetti in tale questione. Il meno importante è se qualcosa come lo IS-LM – una analisi statica, di equilibrio di produzione ed occupazione che considera le aspettative e le condizioni finanziarie come date – faccia violenza allo spirito di Keynes. Perché questo non è così importante? Perché Keynes era una persona intelligente, non un profeta. La Teoria Generale produce interesse ed ispirazioni, ma non è una scrittura sacra.

Essa è anche un lavoro multiforme, che contiene una quantità di idee diverse, non necessariamente coerenti l’una con l’altra. Eppure, quando leggo Minsky che mette in bocca a Keynes l’affermazione secondo la quale:

“Solo una teoria che fosse esplicitamente ciclica e dichiaratamente finanziaria aveva le condizioni per essere utile”,

mi devo chiedere se egli avesse davvero letto il libro! Per come io ho letto la Teoria Generale – e l’ho letta in modo scrupoloso – una delle intuizioni centrali di Keynes fu esattamente che si doveva fare un passo indietro nel ragionare di ciclo economico. Pensatori precedenti avevano concentrato tutte le loro energie nel cercare di spiegare le espansioni e i crolli; Keynes sosteneva che la cosa reale che chiedeva una spiegazione era il modo in cui l’economia sembrava spendere periodi prolungati in una condizione di sottoccupazione:

“Una caratteristica notevole del sistema economico nel quale viviamo è che, malgrado sia soggetto a severe fluttuazioni quanto a produzione ed occupazione, esso non è violentemente instabile. In effetti, esso sembra capace di restare in una cronica condizione di attività al di sotto della norma per un periodo considerevole, senza alcuna marcata tendenza verso la ripresa come verso un definitivo collasso.”

Dunque Keynes prendeva le mosse, è così, da un modello di equilibrio di una economia depressa. Successivamente passava ad offrire riflessioni su come i mutamenti negli ‘spiriti animali’ potrebbero alterare questo equilibrio; ma attendeva sino al Capitolo ventiduesimo (!) per abbozzare una storia del ciclo economico, e metteva in chiaro che questo non era l’aspetto centrale della sua teoria. Sì, so che egli successivamente scrisse un articolo sostenendo che tutto era in relazione alla instabilità delle aspettative, ma fu il suo libro a cambiare l’economia, non quello che lui disse.

Il punto è che Keynes fece moltissimo uso del metodo dell’equilibrio temporaneo (interpretare la condizione dell’economia nel breve termine come se fosse un equilibrio statico, con una quantità di cose provvisoriamente considerate come date) come un modo per avere maggiore chiarezza di pensiero. E l’aspetto più generale è che aveva ragione a fare così.

Quando le persone come me utilizzano cose come il modello IS-LM, noi non immaginiamo che la curva IS sia, da quel punto in poi, in una posizione immodificabile. Si tratta di una ipotesi a parità delle altre condizioni, proprio come l’offerta e la domanda. Assumere l’equilibrio a breve termine per alcuni aspetti – in questo caso i tassi di interesse e la produzione – non significa aver dimenticato che tali aspetti possono modificarsi, è solo un modo per avere maggiore chiarezza nel proprio ragionamento. E la verità è che le persone che si sforzano di pensare nei termini secondo i quali tutte le cose sono contemporaneamente dinamiche, quasi sempre finiscono o col confondersi, o coll’impegnarsi in una tale quantità di teorizzazioni implicite, che neppure comprendono cosa stanno facendo.

Di fatto, il modello IS-LM funziona proprio egregiamente assieme al ‘minskysmo’! Ad ogni punto del processo noi ragioniamo di tassi di interesse e di produzione immaginando un equilibrio di breve periodo, ma pensiamo anche che la curva IS si stia muovendo nel tempo, nella misura in cui gli investitori dimenticano il passato, i rapporti di indebitamento salgono, e si avvicina il momento di Wile E. Coyote [3].

Suppongo che il problema sia che troppi economisti hanno l’atteggiamento sbagliato verso i modelli. Essi non sono la Verità; sono come dei compressori delle intuizioni, arnesi che si usano per chiarire a voi stessi la spiegazione. Si va fuori strada quando li si prende troppo sul serio, e si dimentica che sono solo modelli o li si respinge perché il mondo non è così semplice.

 

 

[1] IS-LM sta per “investimenti/risparmi e liquidità/moneta”. Una maggiore spiegazione di tale modello la si può trovare, in questo blog, nella sezione “Saggi ed articoli su riviste” (titolo: “Lo IS-LM, una spiegazione di Krugman ….”) , nella quale si trovano due post, uno del 2011 ed uno del 2013, su tale argomento.

[2] Hyman Philip Minsky (Chicago, 23 settembre 191924 ottobre 1996) è stato  un economista statunitense, collocabile vicino al filone dei post-keynesiani, noto per la sua teoria dell’instabilità finanziaria e sulle cause delle crisi dei mercati. Nel suo libro principale (Keynes e l’instabilità del capitalismo, 2008) ha studiato i processi di finanziarizzazione dell’economia, della creazione di bolle speculative e delle successive crisi, come fenomeni caratteristici delle società capitalistiche, alla luce di una lettura keynesiana del funzionamento dei meccanismi economici. Probabilmente è la figura principale di economista keynesiano degli ultimi decenni, ampiamente sottovalutato, sino almeno alla crisi finanziaria del 2008. Un economista italiano che sottolineò la sua importanza fu Silvano Andriani, nel suo importante  “L’ascesa della finanza”, del 2006. Krugman stesso ha varie volte scritto di questa sottovalutazione, in un certo senso per il passato ammettendola anche da parte sua. In occasione del Convegno di Berlino uno dei principali esponenti di questo neo-minskysmo, Steve Keen, polemizzò abbastanza aspramente con Krugman, provocando alcuni suoi interventi (“Minsky e la metodologia”, post del 27 marzo 2012; “Misticismo bancario”, post sempre del 27 marzo 2012; “Misticismo bancario. Continuazione”, post del 30 marzo 2012).

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[3] Famoso cartone animato, che in questo ragionamento mi pare alluda a quel momento in cui, indefettibilmente, il “coyote” va incontro ad un disastro. Quello che talora gli economisti chiamano il “momento Minsky” nell’economia capitalistica – ovvero il momento in cui esplodono gli effetti delle speculazioni finanziarie, della crescita del rapporto di indebitamento etc. – in pratica viene paragonato ai ciclici infortuni del cartone animato.

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