September 22, 2014 10:01 am
David Glasner has some thoughts about macroeconomic methodology, reacting to my own previous piece, that I mostly agree with, but not entirely. So, a bit more.
Glasner is right to say that the Hicksian IS-LM analysis comes most directly not out of Keynes but out of Hicks’s own Value and Capital, which introduced the concept of “temporary equilibrium”. This involves using quasi-static methods to analyze a dynamic economy, not because you don’t realize that it’s dynamic, but simply as a tool. In particular, V&C discussed at some length a temporary equilibrium in a three-sector economy, with goods, bonds, and money; that’s essentially full-employment IS-LM, which becomes the 1937 version with some price stickiness. I wrote about that a long time ago.
So is IS-LM really Keynesian? I think yes — there is a lot of temporary equilibrium in The General Theory, even if there’s other stuff too. As I wrote in the last post, one key thing that distinguished TGT from earlier business cycle theorizing was precisely that it stopped trying to tell a dynamic story — no more periods, forced saving, boom and bust, instead a focus on how economies can stay depressed. Anyway, does it matter? The real question is whether the method of temporary equilibrium is useful.
What are the alternatives? One — which took over much of macro — is to do intertemporal equilibrium all the way, with consumers making lifetime consumption plans, prices set with the future rationally expected, and so on. That’s DSGE — and I think Glasner and I agree that this hasn’t worked out too well. In fact, economists who never learned temporary-equiibrium-style modeling have had a strong tendency to reinvent pre-Keynesian fallacies (cough-Say’s Law-cough), because they don’t know how to think out of the forever-equilibrium straitjacket.
What about disequilibrium dynamics all the way? Basically, I have never seen anyone pull this off. Like the forever-equilibrium types, constant-disequilibrium theorists have a remarkable tendency to make elementary conceptual mistakes.
In short, Hicks was a very smart guy — his method often seems to hit a sweet spot between rigorous irrelevance and would-be realism that ends up being just confused.
Still, Glasner says that temporary equilibrium must involve disappointed expectations, and fails to take account of the dynamics that must result as expectations are revised. I guess I’d say two things. First, I’m not sure that this is always true. Hicks did indeed assume static expectations — the future will be like the present; but in Keynes’s vision of an economy stuck in sustained depression, such static expectations will be more or less right. It’s true that you need some wage stickiness to explain what you see (which is not the same thing as saying that sticky wages are the cause of unemployment), but that isn’t necessarily about false expectations.
Second, those of us who use temporary equilibrium often do think in terms of dynamics as expectations adjust. In fact, you could say that the textbook story of how the short-run aggregate supply curve adjusts over time, eventually restoring full employment, is just that kind of thing. It’s not a great story, but it is the kind of dynamics Glasner wants — and it’s Econ 101 stuff.
In the end, I wouldn’t say that temporary equilibrium is either right or wrong; what it is, is useful. Which for some reason has me thinking of Edward Gibbon:
The various modes of worship, which prevailed in the Roman world, were all considered by the people, as equally true; by the philosopher, as equally false; and by the magistrate, as equally useful.
Which has nothing to do with my point, but I like it anyway.
Il metodo dell’equilibrio temporaneo (per i molto esperti)
David Glasner ha alcuni pensieri sulla metodologia macroeconomica (in reazione alla mia precedente nota) con i quali io concordo molto, sebbene non interamente. Dunque, qualcosa in più.
Glasner ha ragione ad affermare che la analisi hicksiana IS-LM non deriva direttamente da Keynes, ma da Valore e Capitale dello stesso Hicks, che introdusse il concetto di “equilibrio temporaneo”. Questo include l’utilizzo di metodi quasi-statici per analizzare un’economia dinamica, non perché non si comprenda che essa è dinamica, ma semplicemente come uno strumento. In particolare, Valore e Capitale ha trattato in qualche misura di equilibrio temporaneo in una economia a tre settori, con i beni, le obbligazioni ed il denaro; vale a dire essenzialmente un modello IS-LM a piena occupazione, che diventa la versione del 1937 con qualche rigidità dei prezzi. Scrissi su questo argomento molto tempo fa.
Dunque, il modello IS-LM è realmente keynesiano? Io penso di sì – nella Teoria Generale c’è molto equilibrio temporaneo, anche se c’è molto altro. Come ho scritto nel post recente, un aspetto chiave che distingue la Teoria Generale da teorizzazioni precedenti del ciclo economico fu precisamente che essa smetteva di cercar di descrivere una storia dinamica – non più periodi, risparmi forzati, espansioni e crolli, ma piuttosto una concentrazione sulle ragioni per le quali le economie possono restare depresse. E’ importante, in ogni caso? La vera domanda è se il metodo dell’equilibrio temporaneo è utile.
Quali sono le alternative? Una – che prese molto piede nella macroeconomia – è operare sino in fondo con un equilibrio intertemporale, con i consumatori che fanno programmi di consumo per l’intera esistenza, prezzi definiti sulla base di un futuro razionalmente previsto, e così via. E’ questo il DSGE – ed io penso che Glasner ed io concordiamo che non abbia funzionato granché bene. Di fatto, gli economisti che non hanno mai appreso l’uso dei modelli del genere dell’equilibrio temporaneo, hanno avuto una forte tendenza a ripetere errori pre keynesiani (la Legge di Say, colpetti di tosse!), perché non sanno cosa escogitare fuori dalla camicia di forza dell’equilibrio permanente.
E che dire di una soluzione tutta basata su dinamiche di non equilibrio? Fondamentalmente, che non ho mai visto nessuno metterla in pratica sino in fondo. Come gli individui dell’equilibrio permanente, i teorici dello squilibrio costante hanno una considerevole tendenza a fare errori concettuali elementari.
In breve, Hicks era un soggetto davvero astuto – il suo metodo sembra spesso raggiungere una gradevole collocazione tra una rigorosa scarsa influenza ed un mancato realismo che finisce con l’essere proprio confusa.
Eppure, Glasner dice che l’equilibrio temporaneo deve includere le aspettative deluse, e che non riesce a mettere in conto le dinamiche che devono conseguire da una revisione delle aspettative. Suppongo che avanzerei due osservazioni. La prima, non sono sicuro che questo sia sempre vero. In effetti Hicks assumeva aspettative statiche – il futuro sarà come il presente; ma nella visione di Keynes di una economia bloccata in una prolungata depressione, tali statiche aspettative possono essere più o meno giuste. E’ vero che si ha bisogno di una qualche vischiosità dei salari per spiegare ciò che si vede (che non è la stessa cosa del dire che salari vischiosi sono la causa della disoccupazione), ma questo non comporta necessariamente false aspettative.
La seconda, coloro tra noi che usano l’equilibrio temporaneo spesso ragionano in termini di dinamiche come adattamenti di aspettative. Di fatto, si potrebbe dire che la spiegazione dei libri di testo su come la curva dell’offerta aggregata si corregge nel breve termine, alla fine ripristinando la piena occupazione, è proprio quel genere di cosa. Non è una grande spiegazione, ma è il genere di dinamica che Glasner vuole – ed è roba da libri di testo universitari.
Alla fine, direi che l’equilibrio temporaneo non è né giusto né sbagliato; quello che sia, è utile. La qualcosa, per qualche ragione, mi fa pensare a Edward Gibbon:
“I vari tipi di culto che prevalevano nel mondo romano, erano tutti considerati dalla gente come egualmente veri; dai filosofi, come egualmente falsi; e dai magistrati, come egualmente utili.”
Che non ha niente a che fare con la mia opinione, ma mi piace lo stesso.
By mm
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